Vademecum del “voto utile”- seconda parte: Come gestire le “figure scomode” e i “pentiti politici”.

Dopo la prima riflessione sul voto “utile”, che andrebbe riletta e interpretata meglio dai vari interlocutori, cercherò di approfondire gli aspetti più intriganti di questa campagna elettorale. Per argomentarla ho bisogno di riprendere, ancora una volta, il passaggio finale della mia intervista del settembre 2021:

Negli ultimi 30 anni non mi sono mai fermato e sono diventato inconsapevolmente una sorta di memoria storica scomoda, e quindi incompatibile con la politica nostrana. Per questa mia peculiarità spesso divento divisivo perché, mentre gli altri tendono a dimenticare gli errori del passato, io sono sempre lì a rimetterli fuori per evitare che si ripetano. Spesso questa visione dei corsi e ricorsi storici non interessa alla politica molfettese e quindi siamo arrivati alla situazione odierna ingestibile. Non vorrei essere profetico, anche in questo caso, ma al momento non vedo all’orizzonte un’alternativa possibile a Tommaso Minervini che nasca all’interno dell’attuale centro-sinistra. Ci sono solo due possibilità che possono cambiare la storia. La prima è un auspicabile intervento della magistratura che azzeri l’attuale Giunta con un commissariamento lungo per eliminare ogni sedimento di corruzione, malversazione, infiltrazioni malavitose e condizionamenti criminali all’interno del Palazzo di città; in questo caso i tempi sarebbero più lunghi e si avrebbe più tempo di realizzare la seconda opzione.

La seconda opzione è quella di riorganizzare, in questi pochi mesi che ci separano dalla scadenza elettorale, la cittadinanza attiva e il popolo degli astensionisti, che a Molfetta rappresenta quasi la metà del corpo elettorale. Costruire un progetto politico simile al “Percorso” degli anni ’90, che abbia una visione a lunga scadenza fino alle elezioni 2027. Si scelgano otto candidati sindaci, non uno, che devono rappresentare la futura squadra di governo della città. Si costruiscano intorno a loro otto liste e ci si presenti alla città come una sorta di governo ombra che deve cominciare a lavorare subito, già in campagna elettorale. Sarebbe una vera rivoluzione, non è mai accaduto di conoscere prima ancora di votare al primo turno il nome degli assessori, oltre che del candidato sindaco, e la gente capirebbe che si tratta di un vero cambiamento, la rivoluzione di cui abbiamo bisogno…“.

La prima opzione è saltata; Magistratura e Prefettura non sono intervenute, perché nessuna parte politica dell’opposizione ha ritenuto di dover chiedere al Prefetto l’accesso della Commissione d’indagine nella Casa Comunale (ai sensi dell’articolo 143 – Testo unico degli enti locali TUEL , D.lgs. 18 agosto 2000, n. 267), per verificare se ci fossero state eventuali forme di condizionamento criminale esterno tali da determinare un’alterazione  dell’imparzialità dell’amministrazione comunale. 

La seconda opzione, forse, è stata mal interpretata e la rivoluzione del cambiamento è stata costruita in due mesi ed ha partorito un mostro a due teste. Invece che avere otto liste con un solo candidato sindaco, abbiamo oggi 2 liste con Giovanni Infante e 6 liste con Pasquale Drago. Sempre otto sono, qualcuno direbbe!

In quell’intervista auspicavo un’altra rivoluzione, quella di far conoscere prima la squadra degli assessori ma, ad oggi, sembra che questi papabili siano tenuti nell’ombra per non generare scontento, o mal di stomaco, non solo tra gli elettori ma, anche, all’interno delle due coalizioni.

Ora, se nella mia prima riflessione sembrava che io favorissi la coalizione di Drago, in questa seconda potrei favorire la coalizione di Infante, ma il mio obiettivo primario rimane quello di mandare a casa Tommaso Minervini e la peggiore esperienza amministrativa della storia democratica di questa città.

Ho voluto fare questa precisazione, perché quello che dirò ora non farà piacere a qualcuno ed è stato il motivo per cui Giovanni Infante, e il suo gruppo, hanno intrapreso un percorso alternativo a quello che restava del centro-sinistra. Non mi occuperò del “candidato pentito Pietro Mastropasqua perché spero che entro la fine della campagna elettorale sveli ai cittadini il perché del suo divorzio da Minervini. In un confronto pubblico ha minacciato di raccontare tutto nelle sedi opportune, non pubblicamente, e invece farebbe bene ad organizzare un comizio per raccontare, come “persona informata dei fatti“, tutte le nefandezze che ha visto concretarsi in quella che era la sua maggioranza fino a qualche mese fa.

Qualcuno mi ha accusato, dopo la prima riflessione sul “voto utile“, di dimenticare che nella  coalizione di Drago orbitano presenze politicamente indigeste e sulle quali, in vario modo negli ultimi 30anni, mi sono speso scrivendo contro di loro. Come ho preannunciato privatamente, rispondendo a vari messaggi, oggi voglio occuparmi pubblicamente di queste figure rimaste finora nell’ombra, chiuse nella credenza di famiglia, come un servizio buono di bicchieri di cristallo che non si possono usare perché fragili. Ne parlo liberamente, perché  oltre ad essere fuori da questa campagna elettorale, per me sono stati e saranno sempre avversari politici.

Queste figure le voglio dividere in due categorie, le “figure scomode” e i “pentiti politici“.

Le prime non mostrano la loro faccia in rete, sui manifesti della coalizione o nelle liste ufficiali; sono rimaste invisibili anche quando hanno organizzato comizi isolati in cui hanno ufficialmente dichiarato di appoggiare il candidato Pasquale Drago. E’ stata un’iniziativa personale, o glielo ha chiesto qualcuno a Lillino di Gioia? Lui è la punta più avanzata di questo sottobosco che appoggia Drago, assieme ad altre figure che hanno fatto da collante tra Bari e Molfetta. A sua insaputa?

Invece i “pentiti politici“, sono le figure che più mi interessano e che potrebbero rappresentare un punto di svolta per l’esito di questa consultazione elettorale e, sopratutto, per mandare a casa Tommaso Minervini.

Pasquale Drago ha gestito nella sua carriera ben più importanti pentiti che hanno contribuito a svelare i segreti e le attività illecite di varie organizzazioni criminali. Pertanto la gestione dei “pentiti politici” non dovrebbe essere un problema per l’ex Giudice.

Spesso, i pentiti, in base alle loro rivelazioni hanno degli sconti di pena in cambio delle loro rivelazioni. Mancano pochi giorni alla chiusura della campagna elettorale e non serve più a niente mantenere il segreto di pulcinella. Pasquale Mancini e Giacomo Spadavecchia, invece di farli rimanere nella credenza di famiglia sotto naftalina, Drago li faccia salire su un palco e faccia raccontare loro il perché di questa loro migrazione elettorale. La loro nuova verginità politica se la devono guadagnare. Pasquale Mancini, ancor più di Spadavecchia, è stato trasversale a più amministrazioni dagli ’90 ad oggi; potrebbe raccontarci molte cose avvenute in questi anni. E molte domande che ho rivolto al sindaco T.Minervini possono essere rivolte a lui come membro della sua maggioranza per oltre un anno.

Ci racconti Pasquale Mancini perché è uscito dalla maggioranza e perchè in un’intervista nel mese di luglio 2018 ha dichiarato:

“Se noi sommiamo quello che è successo a Matteo d’Ingeo, al furto delle telecamere, ci rendiamo conto che c’è un’enclave che non si vuole adeguare e piegare a quello che è il desiderio di civiltà e legalità della città.”

  • Le sue dimissioni, oltre ai motivi professionali, possono avere sullo sfondo anche una sua resa di fronte a quell’enclave? O per assurdo, la sua voglia di agire è stata inibita e ostacolata all’interno della Giunta? 

Tra qualche giorno ricorre il quarto anniversario dall’ultimo attentato alla mia abitazione e chiedo a Mancini di dirci quello che sa… e ci dica anche:

  • Qual è stato il patto tra Pino Amato e il sindaco T. Minervini, per cui quest’ultimo non ha proceduto alla richiesta di risarcimento dei danni d’immagine e patrimoniale subiti dal Comune, in seguito alla Sentenza della Corte di Cassazione n. 22532 che, pur pronunciandosi con la prescrizione del reato di voto di scambio, ha confermato le statuizioni in merito alla condanna generica in sede civile?
  • Può metterci a conoscenza della vicenda dell’ex assessora, ex consigliera comunale e candidata consigliera oggi nelle liste di Tommaso Minervini, signora Germano Carmela? Mi chiedo come, un sindaco, abbia potuto nominare in Giunta Comunale una sconosciuta per il popolo molfettese, senza alcuna competenza politico-amministrativa, residente nel territorio di Bitonto e moglie di un signore ritenuto dal Tribunale di Bari “per le sue condotte, socialmente pericoloso”. E, nonostante la confisca di beni alla famiglia Carrara-Germano, del valore stimato pari a 1,8 milioni, come mai oggi vediamo la stessa Germano ancora candidata?  C’è qualche “enclave” anche all’interno della coalizione che decide chi candidare e nominare assessore o è una scelta personale di Tommaso Minervini?
  • Cosa ci può raccontare della “Festa dell’Annunziata”, riportata alla luce da don Sergio Vitulano e nel 2018, con l’assessore al marketing Pasquale Mancini, la festa comincia la sua mutazione e, più che religiosa, diventa una festa “popolare”; una festa ricca di luminarie, bassa banda, lotterie, concerti musicali, zucchero filato e crepes, e la vendita esclusiva di queste ultime era affidata a Cristoforo Brattoli & famiglia. A lui era stata riservata la postazione al centro della festa, di fronte alla cassa armonica come un ospite d’onore. Nel 2019 è stato permesso agli organizzatori della festa di dedicare e lanciare un “Rosario Votivo” in onore del pregiudicato Vito Magarelli, arrestato qualche mese fa per l’accoltellamento in Piazza Paradiso. Ecco, cosa può raccontare Mancini di questa strana festa che quest’anno, per fortuna, non ha ricevuto il patrocinio della Curia? Chi c’è dietro il comitato?
  • Pasquale Mancini, dopo le sue dimissioni e l’abbandono della giunta di Tommaso Minervini ha mai visto il video NAIROBI”? Riconosce qualcuno vicino alla famiglia di una consigliera comunale che ha ritenuto di pubblicarlo sulla propria bacheca taggando suo fratello? Certamente ognuno è libero di postare quello che crede sulla propria bacheca Facebook ma… se a farlo è una consigliera comunale un problema di opportunità, e di etica, si pone. Quindi ci dica qualcosa sui protagonisti di questo video.

Basterebbe rispondere a queste poche domande per farci capire cosa c’è dietro l’amministrazione di Tommaso Minervini, ma se Pasquale Drago volesse approfondire ci sarebbero tanti altri quesiti da porre a Mancini, facilmente reperibili QUI QUI.

Se avete letto la mia riflessione fino a questo punto, ora mi chiederete… ma con tutto quello che hai scritto come fai a sperare ancora che Molfetta sia recuperabile? Come fai a sostenere che la partita non è ancora aperta e si gioca al ballottaggio?

Per quanto riguarda le presenze scomode, che irritano me per primo, non rappresentano un problema ma una risorsa per sconfiggere Tommaso Minervini, Saverio Tammacco, Carmela Minuto e Pino Amato (Robert). C’è bisogno del botto finale raccontando dai palchi i fatti e non le solite tiritere.

Le presenze scomode e pentiti devono mettersi solo a disposizione della città senza chiedere nulla in cambio per questa loro riabilitazione politica. 

Concludo augurando a Giovanni Infante e Pasquale Drago di raggiungere i traguardi che ognuno si è posto, e spero di ascoltare dichiarazioni chiare, senza giri di parole, sulle posizioni da assumere in caso di un eventuale ballottaggio. 

di Matteo d’Ingeo

 

 

 

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