A Molfetta c’è la mafia ma la politica non lo sa. Dieci domande al sindaco per il consiglio comunale del 29 novembre 2021

Il consiglio comunale del 18 ottobre scorso lo ricorderemo come un’inutile perdita di tempo per aver giocato con la parola “sicurezza“, senza aver sfiorato minimamente i veri problemi della città e delle sue illegalità diffuse. Oggi invece l’opposizione esulta per aver portato in consiglio comunale una mozione di sfiducia nei confronti del sindaco e attende con pazienza la riunione della massima assise “perché sarà giudicato non solo un sindaco ma un‘intera stagione politico amministrativa“. E’ vero, ad essere giudicata sarà un‘intera stagione politico-amministrativa che comprende anche un’opposizione spesso inconcludente e la seduta del consiglio comunale del 29 novembre sarà un’altra inutile fiera delle ovvietà della politica dei “bla, bla, bla“. Ascolteremo gli stessi proclami di un’opposizione spenta, senza progetti e strategie politiche, che non ha avuto argomenti neanche per replicare al monologo del sindaco, nella seduta del 18 ottobre, il quale con supponenza sproloquiava sulle criticità sociali presenti in città ma dimenticava di soffermarsi sulla notizia che aveva sconvolto l’intera cittadinanza, almeno quella parte che non conosceva Giuseppe Manganelli e la sua storia criminale.

Il sindaco non l’ha pronunciato quel nome, tanto meno si è soffermato sull’ordinanza del sequestro dei suoi beni. Un patrimonio di 50 milioni, fatto di immobili, compendi aziendali, conti correnti, veicoli e beni di lusso, compresa un’imbarcazione da diporto e un peschereccio. Ma il sindaco non è stato l’unico a sorvolare sulla questione, nessun consigliere ne ha parlato. Eppure due settimane prima del consiglio la stampa locale, regionale e nazionale ne aveva parlato. Gli inquirenti hanno analizzato l’attività finanziaria che, per oltre un ventennio, Manganelli, i suoi stretti familiari e i suoi prestanome hanno abilmente costruito. Ma non è tutto, dopo il 18 ottobre arriva una vera è propria bomba sulla città, il Procuratore capo Renato Nitti in una conferenza pubblica a Molfetta, il 5 novembre, dichiara, senza problemi di sorta, che «Molfetta è terra di mafia» confermando quanto riportato nella relazione semestrale della DIA che a Molfetta «si registra la presenza di gruppi criminali riconducibili agli alleati clan Capriati e Mercante-Diomede». E non solo, dopo aver fatto riferimento al Manganelli aggiunge che il sequestro del suo patrimonio «non può farci ignorare che questa è terra di mafia». Quindi il capo della Procura, e non il Matteo d’Ingeo di turno, ha dichiarato che a Molfetta c’è la mafia. Per noi nulla di nuovo,  ma certe dichiarazioni pesanti avrebbero dovuto far sobbalzare il mondo politico locale, o per smentire il Procuratore o per affiancarlo e amplificare le sue funeste affermazioni. Invece nulla di tutto questo, la politica dal 5 novembre tace.

Quindi il consiglio comunale del 29 novembre potrebbe essere l’ultima spiaggia per l’opposizione per riprendere il controllo del dibattito politico, impostato non più sulle sterili cantilene dei “ciambotti“, dei “trasformismi“, delle “mozioni di sfiducia” inutili, ma sul tema della criminalità in città, del marchio stampato dal Procuratore capo della Procura di Trani per cui Molfetta è una città di Mafia.

Bisogna smetterla di dichiarare che “non siamo un tribunale“, “non è nostra competenza“, “lasciamo alla giustizia il suo corso“, “non possiamo entrare nel merito delle indagini“, “combattiamo il mostro a tre teste Minervini – Tammacco – Partito Democratico“; il dovere dell’opposizione è anche quello di interrogarsi sui fatti, dubitare di certi comportamenti di politici, amministratori, dirigenti, dipendenti comunali e se non basta la denuncia politica si ricorra anche agli esposti e alle denunce-querele.  

Per chi ha memoria lunga, 30anni fa, nei documenti politici che si preparavano per lo storico cambiamento del ’94 si scriveva: “la città è scivolata verso livelli, ancor più gravi che nel passato, di degrado sociale, di dissesto territoriale e di illegalità diffusa sino ai limiti di pericolose contiguità tra la politica e criminalità; l’idea stessa della politica è squalificata e sempre più associata alle logiche dell’astuzia affaristica“. Quello che si ipotizzava allora, e si denunciava con tanto di esposti dell'”Osservatorio 7 Luglio sull’illegalità“, oggi non è solo un’ipotesi, le sentenze definitive, i processi in corso e le dichiarazioni autorevoli istituzionali ci danno il quadro reale della situazione di fronte al quale con si può più continuare a mettere in scena il noioso copione della deresponsabilizzazione di tutta la politica.

Ebbene i consiglieri di opposizione dovrebbero cominciare a interrogare il primo cittadino, che sicuramente prenderà la parola per festeggiare la “venerabilità” di don Tonino, ricordando al sindaco proprio le parole del Vescovo di Molfetta quando diceva che: “I partiti si sono ubriacati” –  “Chi state servendo – chiedeva – il bene comune o la carriera personale? Il popolo o lo stemma? Il municipio o la sezione? Il tricolore o la bandiera del partito? Un giorno il Signore vi chiederà conto se lo spirito che ha animato il vostro impegno politico è stato quello del servizio o quello del self-service”. E non solo, se fosse utile io riprenderei i passaggi dell’omelia della messa esequiale di Gianni Carnicella

È il discorso sul malessere della città. Un malessere che, in modo spesso maldestro, vogliamo rimuovere dalla nostra coscienza e del quale facciamo fatica a prendere atto, forse perché troppo fieri del prestigio del nostro passato. Un malessere che si costruisce su impercettibili detriti di illegalità diffusa, sugli scarti umani relegati nelle periferie, sui frammenti di una sottocultura della prepotenza non sempre disorganica all’apparato ufficiale.

È il discorso sulla rete sommersa della piccola criminalità che germina all’ombra di un perbenismo di facciata. Sulle connivenze col mondo della droga che ormai non risparmia nessun gonfalone. Sui rigagnoli sporchi che inquinano le falde sane di una economia costruita dalla proverbiale laboriosità dei nostri antenati, i quali hanno onorato Molfetta in tutti gli angoli del mondo…“.

Carissimi “duri e puri” della politica, ogni tanto bisogna avere un po’ di coraggio e ripartire da dove c’eravamo fermati e per farlo proveremo a elencare alcune vecchie e nuove riflessioni da dove riprendere il cammino e su cui non vi siete mai impegnati concretamente.

Cominciamo dalla politica e dai nuovi assetti della nuova maggioranza che sembra avere nuova vitalità nell’adesione di un gruppo consiliare che ha come capo politico Pino Amato che, oltre a indossare una nuova casacca d’occasione, non ha ancora risolto un possibile contenzioso con l’amministrazione comunale e con tutta la comunità. L’8 novembre 2018 il sindaco Tommaso Minervini ha inviato al Movimento Liberatorio una nota in cui si impegnava a risolvere il contenzioso con il consigliere Pino Amato in seguito alla Sentenza della Corte di Cassazione n. 22532 che, pur pronunciandosi con la prescrizione del reato di voto di scambio, ha confermato le statuizioni in merito alla condanna generica in sede civile. Pertanto il sindaco si impegnava a procedere alla richiesta di risarcimento dei danni d’immagine e patrimoniale subiti dal Comune. Da allora, non solo, non abbiamo ricevuto ulteriori note, né ci è parso di leggere all’albo pretorio atti amministrativi conseguenti su tale vicenda; ma nel frattempo Pino Amato dall’opposizione è passato in maggioranza non aderendo alla mozione di sfiducia. E’ chiaro che con l’avvio del procedimento da parte del Sindaco la carica del consigliere comunale Pino Amato diventerebbe incompatibile. Quindi sorgerebbe spontaneo il dubbio che questo possibile contenzioso fosse diventato merce di scambio tra il consigliere Amato e il sindaco per mantenere in vita la giunta e la nuova maggioranza. In sintesi la prima domanda da porre al sindaco è:

1) – Se intende procedere alla richiesta di risarcimento dei danni d’immagine e patrimoniale subiti dal Comune a causa delle condotte dell’ex assessore Pino Amato? Invece chiediamo ai consiglieri dell’opposizione se hanno mai messo in conto di poter inviare una nota alla Corte dei Conti per denunciare il mancato eventuale introito nelle casse del Comune di Molfetta.

Altro argomento su cui mai nessuno è intervenuto in consiglio comunale riguarda la vicenda dell’ex assessora e attuale consigliera comunale signora Germano Carmela. Ancora oggi ci chiediamo come, un sindaco, abbia potuto nominare in Giunta Comunale una sconosciuta per il popolo molfettese, senza alcuna competenza politico-amministrativa, residente nel territorio di Bitonto e moglie di un signore ritenuto dal Tribunale di Bari “per le sue condotte, socialmente pericoloso”. Anche in questo caso è d’obbligo porre qualche domanda al sindaco dopo la confisca di beni alla famiglia Carrara-Germano, del valore stimato pari a 1,8 milioni. 

2) – Sindaco, lei è al corrente di questa confisca operata dal Tribunale in danno alla famiglia della sua consigliera di maggioranza Germano, e a suo marito Michele Carrara? E quando ha dovuto scegliere gli assessori della sua giunta nel 2017, la signora Germano è stata scelta da lei per particolari competenze oppure il suo nome è stato imposto da altri? 

3) – Intende rispondere alle dichiarazioni del Procuratore capo della Procura di Trani, Renato Nitti dimostrando che è possibile cancellare questa etichetta infamante e come intende procedere con la nuova giunta per arginare e prevenire questa “mafiosità”?

4) – Il sequestro dei beni a Giuseppe Manganelli impone una serie di interrogativi che il consiglio comunale deve porsi. Ci sono consiglieri comunali che in qualche modo hanno vicinanza alla famiglia Manganelli? C’è qualche gruppo politico che ha candidato nelle proprie liste parenti vicini alla famiglia Manganelli?

5) – Ci sono stati negli ultimi anni dipendenti comunali, dirigenti, o responsabili di procedimento, che hanno favorito in qualche modo società o aziende vicine alla famiglia Manganelli commissionando lavori per conto del Comune?

6) – E’ a conoscenza della presenza in un giardino del complesso di case popolari in via 8 Marzo, di una edicola votiva dedicata a una fantomatica “Madonna delle Famiglie o Regina delle Famiglie”? Gli uffici comunali hanno mai deliberato di intitolare quel giardino “Villetta Madonna dei Martiri”? Quale ditta è stata incaricata con regolare permesso di costruire l’edicola votiva e il giardino circostante? Nei festeggiamenti di questa madonna, che si sono svolti il 19 settembre scorso con fuochi d’artificio finali non autorizzati, si è mostrata molto attiva la famiglia Allegretta molto vicina alla famiglia di Cristoforo Brattoli e a tal proposito volevamo chiedere al sindaco se queste due famiglie sono vicine alla signora Allegretta Marianna candidata nella sua lista (del 2017) “Molfetta in più”?

7) – Sempre durante i festeggiamenti della “Regina delle Famiglie” abbiamo notato la presenza di alcuni responsabili del “Comitato Festa dell’Annunziata” che sembravano anche loro molto attivi, così come lo sono stati durante la “scorta” alla Madonna dei Martiri mobile a settembre. Nel 2019 il Comune ha erogato un contributo di 3.000,00euro a quella “Associazione Comitato Festa dell’Annunziata”, che ha permesso agli organizzatori di dedicare e lanciare un “Rosario Votivo” in onore del pregiudicato Vito Magarelli, arrestato qualche settimana fa per l’accoltellamento in Piazza Paradiso. Qualche giorno fa la nuova giunta comunale ha deliberato alcuni contributi per gli eventi natalizi e tra questi ci risulta un contributo di 3.700,00 euro alla stessa associazione per il Natale in Piazza Paradiso. Chiediamo al sindaco se è una scelta consapevole e personale quella di continuare ad erogare contributi a questa associazione che ha già messo in difficoltà una volta l’amministrazione, oppure è un contributo voluto e imposto da qualcuno in particolare?

8) – L’occupazione abusiva di suolo pubblico da parte di certi operatori commerciali dell’orto-frutta è diventato un cancro nella nostra città e dopo una timida azione sanzionatoria da parte del nuovo comandante della Polizia Locale siamo tornati alla normalità, ovvero alla dilagante occupazione abusiva di suolo pubblico specialmente da parte di attività appartenenti a pregiudicati o a loro famigliari. In particolare l’ultima arrivata che in via Paniscotti, angolo Piazza Paradiso, occupa abusivamente strada e marciapiede oltre a parcheggiare contromano il proprio camion aziendale. L’attività, non a caso si chiama “Frutteria Paradiso”. Su questa delicata faccenda chiediamo al sindaco se l’inattività sanzionatoria nei confronti di questa tipologia di abusivismo fa parte del programma della vecchia e nuova giunta, oppure anche in questo caso ci sono pressioni o condizionamenti all’interno della giunta, o dall’esterno, per non procedere alle sanzioni e sequestri?

9) – Chi frequenta quotidianamente il “Mercato minuto pesce” si rende conto che ormai il 50% delle attività è nelle mani delle famiglie malavitose. Il sindaco è a conoscenza di queste situazioni e che cosa intende fare per ripristinare la normalità eliminando le postazioni abusive, i venditori abusivi, la legittimità delle concessioni, l’igiene e il rispetto delle regole all’interno del mercato per proteggere e salvaguardare i pochi operatori per bene che fanno fatica a resistere?

10) – Dopo quasi 20anni lo stesso sindaco, che aveva ricevuto dal Tribunale di Bari-Sezione Misure di Prevenzione il bene confiscato a Parisi Michele, ha inaugurato i locali in via Arco Catecombe 12-14 ristrutturati e destinati ad ospitare progetti di recupero di minori a rischio. Chiediamo al sindaco come è stato possibile che nella stessa Corte dove si affacciano i locali confiscati sia stata rilasciata una concessione per un B&B in altri locali ristrutturati quasi in contemporanea a quelli confiscati riconducibili a famigliari, o prestanomi, della stessa famiglia Parisi. Chiediamo al sindaco chi ha permesso tutto questo, se sono stati interpellati gli organi giudiziari e chi ha firmato i permessi per collocare le fioriere, l’illuminazioni e l’insegna di questo B&B?

Questa è solo una parte di ciò che si potrebbe chiedere al sindaco ma sarebbe sufficiente, nel caso non ci fossero risposte, per chiedere al Prefetto, e per conoscenza alla Procura di Trani, l’accesso della Commissione d’indagine nella Casa Comunale, ai sensi dell’articolo 143 – Testo unico degli enti locali (TUEL , D.lgs. 18 agosto 2000, n. 267),  per verificare se ci sono stati, o ci sono, eventuali forme di condizionamento criminale esterno tali da determinare un’alterazione dei procedimenti di formazione della volontà degli organi elettivi ed amministrativi, compromettendo il buon andamento o l’imparzialità dell’amministrazione comunale. 

 

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