Lettera aperta al sindaco Tommaso Minervini e richiesta delle sue dimissioni

A breve potrebbe cambiare il destino politico della città di Molfetta, lo stesso destino che ineluttabilmente si ripresenta tra un corso e ricorso storico. Questa volta siamo nelle mani di un uomo che attraverso una comunicazione video annuncia alla città di aver avuto il primo avviso di garanzia della sua lunga carriera politica. Nulla da eccepire sulla onestà e rettitudine morale personale, ma la politica spesso scalfigge le buone qualità innate per lasciar spazio a situazioni di accomodamento. Circostanze che sfuggono alla propria volontà o sono sospinte da inarrestabili ambizioni personali di voler raggiungere, con ogni mezzo, posti di comando o posizioni migliorative del proprio status.

Chi ha memoria storica ricorderà il promettente politico Tommaso Minervini, eletto nella maggioranza del sindaco Guglielmo Minervini che nelle prime sedute di consiglio comunale comincia già a battere i piedi, come un bimbo capriccioso, per ottenere una collocazione migliore rispetto a quella di consigliere comunale. Fu promosso sul campo, diventò il presidente dell’Azienda Municipalizzata di Igiene e Trasporti Urbani, dal novembre 1994 all’ottobre 1996. Ma non contento, la sua ambizione lo porta a ottenere la nomina di Vice Sindaco e Assessore al bilancio, finanze, contratti e appalti, dall’ottobre 1996 maggio 1998. Nel maggio 2001 giunge il coronamento della sua più grande ambizione, diventò sindaco della città e mantenne la sua poltrona fino al marzo 2006, quando la sua scellerata alleanza con la destra ebbe fine. Quindi il dichiarato uomo di sinistra, di formazione socialista, a seconda delle circostanze politiche ritiene di poter amministrare una città scegliendo di volta in volta, e senza scrupoli, il miglior offerente, che sia di sinistra o di destra non importa. La cosa più importante è la sua poltrona e il suo status.

Ma questo suo modo di governare, allo stesso tempo, di competenza giuridico-amministrativa e di deleghe sul campo a terzi, lo ha portato all’odierna situazione risucchiato negli ingranaggi di una indagine giudiziaria che potrebbe diventare più grande di quanto ci viene riferito dalla stampa. In passato, durante il suo primo mandato di sindaco, la sua amministrazione fu coinvolta in altra indagine da parte della Procura di Trani; una brutta indagine che portò alla condanna di figure apicali della Polizia Municipale e l’assoluzione di altri agenti e assessori. Ma quando all’interno di una amministrazione comunale si permette al vice comandante della Polizia Municipale di creare situazioni di mercimonio sulle multe amministrative, chiedendo ai giudici il patteggiamento, vuol dire che i fatti sono avvenuti e il sindaco Tommaso Minervini non poteva non sapere. Delle due l’una, o era un pessimo sindaco e non sapeva cosa avveniva nei suoi uffici, oppure faceva finta di non sapere pur di rimanere seduto al suo posto.

Stessa situazione a fine mandato tra il 2004 e 2006 quando comincia la triste storia del nuovo porto di Molfetta. Oggi il sindaco T. Minervini si vanta di non aver mai ricevuto alcun avviso di garanzia e quello notificatogli questi giorni è il primo, ma questo non vuol dire che è stato sempre un buon amministratore. Anche nel processo sul porto di Molfetta,  non è mai stato indagato (forse i suoi reati erano già prescritti?) ma lui dal 2004 al marzo 2006 è stato il primo responsabile degli atti amministrativi propedeutici che portarono poi all’approvazione del progetto del nuovo porto finito poi sotto processo.

Nel mese di luglio 2004, parallelamente al procedimento della costruzione del nuovo porto di Molfetta, la Giunta Comunale aveva avviato un altro procedimento per la bonifica dei fondali interessati ai lavori del porto. Con delibera di G.C. n. 296 del 1.7.2004, il sindaco Tommaso Minervini, approvava un progetto d’indagine finalizzato ad individuare eventuali ordigni bellici e materiali ferrosi in tutta l’area portuale interessata ai lavori per la costruzione del nuovo porto commerciale di Molfetta e al relativo dragaggio.

I lavori vengono appaltati e affidati all’ATI Lucatelli s.r.l; tutto procede secondo cronoprogramma fino a quando in data 02.01.2006 l’ATI Lucatelli s.r.l., fa richiesta di sospensione del servizio essendo impossibilitata a proseguire avendo individuato una nuova zona particolarmente intasata, detta “zona rossa”, di superficie mq.118.000 circa, in cui si è scoperto una concentrazione subacquea di ordigni esplosivi residuati bellici di vario genere, scaricati in mare nel dopoguerra, di notevole entità, dell’ordine delle centinaia di unità. Su questo piccolo dettaglio è stato costruito buona parte dell’impianto accusatorio del processo sul nuovo porto commerciale in cui Tommaso Minervini non è entrato ma ha grandi responsabilità politico-amministrative. Lui e l’Ing. Vincenzo Balducci, che ha poi continuato l’opera con il sindaco Antonio Azzollini, erano a conoscenza delle centinaia di ordigni bellici presenti nella area portuale interessata ai lavori e non hanno mai fatto nulla per interrompere i procedimenti amministrativi per l’approvazione del progetto definitivo per poi pagare la penale di ben € 7.800.000 in favore dell’ATI che costituisce danno ingiusto per il comune di Molfetta, in quanto trattasi di un maggior onere corrisposto a titolo di risarcimento. Ma il sindaco Minervini, esperto di bilanci, non ha molto curato e seguito la costituzione di parte civile del Comune di Molfetta nel processo, contro chi aveva danneggiato le casse comunali ma, al contrario, ha premiato uno dei principali indagati facendolo diventare dirigente comunale anche dopo il pensionamento.

Su questo, probabilmente, il processo d’Appello chiarirà meglio la situazione, ma Tommaso Minervini deve spiegarci ancora molte cose e il fatto che lui abbia ricevuto il suo primo avviso di garanzia in tanti anni di esperienza amministrativa non vuol dire che si è guadagnato la patente di buon amministratore. Le vicende giudiziarie che lo hanno accompagnato nel suo primo mandato, e quello corrente, ci dicono che non è stato in grado di controllare fino in fondo i suoi compagni di squadra. 

Caro sindaco Tommaso Minervini, forse nessuno la informava in questi ultimi anni che l’ufficio del sindaco non era quello dove lei firmava le carte, ma era altrove. Tutti ci chiedevamo la mattina, transitando dal piazzale della stazione, come mai assessori, dirigenti, consiglieri e cittadini incontravano il suo alter ego. Evidentemente la vera attività amministrativa avveniva presso un noto bar della stazione e non presso gli uffici di Lama Scotella. Forse di questo dovrebbe parlare in consiglio comunale, in quale tranello è caduto? Lei è stato sempre consapevole degli atti che ha firmato fino ad oggi oppure è diventato un semplice yes-man e passacarte di un sistema affaristico, di speculazione edilizia, appalti e concessioni che lei era costretto a firmare sotto pressione di qualcuno?

E’ di questi giorni la nomina dell’ex assessore Pasquale Mancini quale delegato alle attività connesse allo stato di emergenza Covid 19. Ci spieghi, sindaco, il senso di questa nomina inutile dal momento che le sue eventuali attività sono già competenze assegnate a assessori, polizia Municipale, allo staff del sindaco e anche a lei. Quindi chi ha voluto questa nomina e a quale scopo? Lo stesso assessore, quando era in carica, aveva dichiarato di voler prendere a cuore il problema degli incendi d’auto che sta massacrando le famiglie molfettesi sia dal punto di vista psicologico che economico, e invece non ha mai fatto nulla e si è dimesso. Ancora stanotte due auto distrutte e lei sindaco cosa ci dice sulle indagini dal momento che aveva dichiarato qualche settimana fa che era tutto sotto controllo e le indagini erano a buon punto?

Doveva convocare un consiglio comunale monotematico straordinario sulla recrudescenza della microcriminalità a Molfetta e invece oggi si presenta in aula a parlare del suo bilancio comunale. Ma i bilanci non sono fatti solo di numeri, sono fatti di persone, storie e amministrazione efficace, trasparente e onesta, e non ci sembra che sia il caso della sua amministrazione. Oggi c’è all’ordine del giorno anche la sostituzione di un membro del “Comitato Comunale di monitoraggio dei fenomeni delinquenziali”, ma prima di ratificare la sostituzione lei dovrebbe spiegare alla città perché il Comitato non è stato più convocato dal giugno 2019? Perché avete timore di confrontarvi con chi viene a raccontarvi pubblicamente le vostre mancanze e la benevolenza che il palazzo ha con certi ambienti malavitosi cittadini?

L’elenco di fatti di cui lei deve rendere conto alla città è molto lungo. E prima ancora di entrare nel merito dei fatti amministrativi le faccio le stesse domande che ripeto da molti mesi, che non sono mai state rilanciate ufficialmente da nessun consigliere di opposizione e che rappresentano la “conditio sine qua non” per poter ottenere la fiducia dei cittadini.

Sul grave episodio che ha portato alle dimissioni dell’assessora Germano, in seguito all’arresto del marito considerato dagli inquirenti “un soggetto socialmente pericoloso, dedito abitualmente a condotte delittuose, con precedenti penali per truffa e falso e condannato con plurime sentenze irrevocabili per ricettazione, falso e furto aggravato in concorso”, lei non ha mai raccontato nulla alla città.

Un fatto molto grave che avrebbe dovuto far riflettere su possibili “infiltrazioni o condizionamenti” nella giunta. Lei sindaco poteva non essere al corrente della storia della famiglia Germano-Carrara? Ancora oggi mi chiedo come, un sindaco, abbia potuto nominare in Giunta Comunale una sconosciuta per il popolo molfettese, senza alcun titolo specifico o competenza amministrativa, residente nel territorio di Bitonto e moglie di un signore ritenuto dal Tribunale di Bari “per le sue condotte, socialmente pericoloso”?

In merito a questo grave “incidente di percorso”, e molti altri ancora, le forze politiche d’opposizione presenti in consiglio comunale avrebbero dovuto chiedere al Prefetto l’accesso della Commissione d’indagine nella Casa Comunale, ai sensi dell’articolo 143 – Testo unico degli enti locali (TUEL , D.lgs. 18 agosto 2000, n. 267),  per verificare se ci fossero stati, nei 9 mesi di attività amministrativa dell’assessora Germano, e dopo, eventuali forme di condizionamento tali da determinare un’alterazione dei procedimenti di formazione della volontà degli organi elettivi ed amministrativi, compromettendo il buon andamento o l’imparzialità dell’amministrazione comunale. Ebbene l’opposizione non l’ha fatto, e si spera lo faccia ora ma, al di là di quello che fa o non fa l’opposizione, ci dica lei sindaco; ci confessi se sin dall’inizio dell’esperienza di questa amministrazione lei ha subito pressioni, minacce o condizionamenti nella scelta degli assessori, o addirittura anche dei cittadini da inserire nelle liste del suo cartello elettorale. Non ha mai spiegato alla città cosa ci faceva nella sua lista, “Molfetta in più“, una parente stretta di Cristoforo Brattoli, l’assassino del sindaco. Le liste le ha formate lei oppure i candidati sono stati imposti, e da chi? Di questo dovrebbe parlare preliminarmente in consiglio comunale e poi dovrebbe spiegare le tante cose strane che stanno avvenendo in città.

Cominciamo dalla realizzazione del “Terminal ferroviario a servizio dell’agglomerato industriale produttivo e commerciale di Molfetta” proposto dalla Società ISTOP SPAMAT Srl. Lei che dichiara di essere un buon amministratore e dice di amministrare la cosa pubblica, come un buon padre di famiglia, prima di approvare in Giunta la delibera d’indirizzo per questa opera pubblica, ha già trovato i 70 milioni utili? Ha verificato con gli uffici comunali se è compatibile con il PRG comunale, con la perimetrazione della zona ASI, con i vincoli dell’Autorità di Bacino per la regimentazione e protezione idraulica dei terreni interessati? Oppure si è trattato semplicemente di propaganda elettorale?

E poi ci racconti dei tanti cantieri edili sorti velocemente dopo la sua elezione a sindaco, sono tutti in regola? Conosce bene i rappresentanti legali delle società costruttrici, è in buoni rapporti con loro?

Ci racconti di come sono andati i fatti del Park Club e dei cantieri che stanno sorgendo a venti metri dal mare e del palazzo sorto nel parcheggio a servizio della piscina.

Come sta procedendo la trattativa con l’ARCA PUGLIA per l’acquisizione di immobili invenduti di edilizia residenziale pubblica realizzati dal Consorzio Meral a Molfetta? Siamo ancora in attesa di sapere qual è il numero di permesso a costruire del programma edilizio realizzato, quando è stato rilasciato e se era ancora valido quando è sorto il cantiere, e se l’odierno “Consorzio Meral” è ancora in possesso dei “requisiti imprenditoriali di qualificazione” per l’esecuzione del programma edilizio approvato dal Comune di Molfetta nel 1994.

Rimanendo sempre nell’ambito dell’edilizia, ci spieghi come mai non abbiamo mai ricevuto notizie circa gli esposti presentati presso gli uffici comunali a proposito del palazzo costruito in via Gesmundo dal sig. Napolitano Pietro?

L’8 novembre 2018 ha inviato al Movimento Liberatorio, dopo numerosi nostri solleciti, una nota in cui si impegnava a risolvere il contenzioso con il consigliere Pino Amato in seguito alla Sentenza della Corte di Cassazione n. 22532 che pur pronunciandosi con la prescrizione del reato di voto di scambio, ha confermato le statuizioni in merito alla condanna generica in sede civile. Pertanto lei sindaco si impegnava a procedere alla richiesta di risarcimento dei danni d’immagine e patrimoniale subiti dal Comune. Da allora non ho ricevuto ulteriori note, né ci è parso di leggere all’albo pretorio atti amministrativi conseguenti su tale vicenda. E’ chiaro che con l’avvio del procedimento la carica del consigliere comunale Pino Amato potrebbe diventare incompatibile, non vorrei che il nuovo accordo elettorale tra il consigliere Amato e la sua maggioranza politica fosse diventato merce di scambio.

Questa lettera è già diventata lunga e potrebbe diventare ancora più lunga, pertanto mi soffermerò brevemente su altre poche cose.

Le chiedo di riferire in consiglio comunale anche il motivo per cui, dopo numerosi esposti sull’occupazione abusiva di suolo pubblico messa in atto da alcuni fruttivendoli, da parte dell’amministrazione non c’è stata alcuna attività sanzionatoria. Mi chiedo chi all’interno dell’amministrazione mantieni i rapporti con questi signori creando una sorta di protezione di specie.

In data 18 agosto 2020 con n. 55272 lei ha ricevuto un corposo esposto con cui si chiedeva di non concedere l’autorizzazione alla realizzazione del metanodotto denominato “Allacciamento POWERFLOR DN 100 (4”) – 64 bar “, ebbene riferisca i motivi per cui i suoi uffici ad oggi non hanno ancora risposto.

In data 22 novembre 2018 per conto del Liberatorio ho protocollato l’opposizione e una serie di osservazioni sulla richiesta riguardante l’occupazione dell’area demaniale antistante il Palazzo Dogana, anche in questo caso dopo due anni nessuna risposta dai suoi uffici.

Quali sono i veri motivi per cui lei sindaco ha nominato un nuovo comandante della Polizia Municipale pur avendone già uno, demansionato e dietro una scrivania. E’ stato lei a volerlo o qualcuno all’interno della sua maggioranza?

Per finire, ci racconti chi ha voluto i due chioschetti in Cala Sant’Andrea e come mai uno dei due ha continuato la sua attività anche dopo il 31 ottobre 2020, data di scadenza della sua autorizzazione?

Questo è tutto quello che avevo da chiederle e se non ha il coraggio di rispondermi indirettamente in consiglio comunale spero che qualche consigliere di opposizione faccia proprie le mie osservazioni e chieda le sue dimissioni. In questo momento la Città di Molfetta ha bisogno di un Commissario Prefettizio che approvi il bilancio comunale con i dovuti controlli, gestisca l’emergenza sanitaria e avvii un serio controllo del territorio verificando eventuali infiltrazioni e condizionamenti della criminalità  sul buon andamento e imparzialità dell’amministrazione comunale.

Molfetta, 16.11.2020

Matteo d’Ingeo        

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