Anche nel primo semestre 2021 nella relazione antimafia della DIA si parla della città di Molfetta 

È stata pubblicata la Relazione sull’attività svolta e i risultati conseguiti dalla Direzione Investigativa Antimafia nel primo semestre del 2021, presentata al Parlamento dal ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese. Il documento è stato redatto dalla DIA, inquadrata all’interno del Dipartimento della Pubblica Sicurezza, ed è stato coordinato con il Servizio Analisi Criminale della Direzione Centrale della Polizia Criminale. Da un lato si registrano meno azioni cruente e comportamenti in grado di provocare allarme sociale, dall’altro sussiste “la tendenza dei sodalizi mafiosi a una progressiva occupazione del mercato legale”.

Anche in questo semestre nella relazione della DIA si parla della città di Molfetta a pag. 206:

“Qualificati referenti dei CAPRIATI ma anche dei MERCANTE-DIOMEDE, si ritrovano nei co- muni del nord barese – Molfetta, Giovinazzo, Ruvo di Puglia, Terlizzi, Triggiano, Corato e Palo del Colle.
A Corato sembrerebbero temporaneamente regredite le mire espansionistiche del clan CA- POGNA di Andria originatesi a seguito dell’alleanza con i CAPRIATI. Rileva in tale contesto il provvedimento di fermo di indiziato di delitto eseguito il 31 maggio 202170 di un elemento contiguo al clan andriese che unitamente ad altri soggetti avrebbe preso parte ad un’associa- zione per delinquere armata finalizzata ai furti di autovetture e operante tra le province di Bari, BAT e Foggia.

Il provvedimento scaturisce dalle articolate indagini che hanno organicamente documentato l’esistenza di una consorteria estremamente spregiudicata e dinamica, attiva nelle province di Bari e BAT.
Sempre con riferimento al clan CAPRIATI la capacità del sodalizio mafioso di interagire con gli apparati politico-amministrativi sarebbe emersa dall’indagine che il 24 aprile 2021 ha messo in luce un sistema di corruzione in atti giudiziari con il coinvolgimento di un appartenente all’ordine giudiziario del capoluogo pugliese e un avvocato del Foro di Bari. Le indagini hanno evidenziato “un patto corruttivo” in forza del quale un noto elemento del clan DELLO RUSSO  egemone nel comune di Terlizzi (BA) beneficiava di indebiti “provvedimenti de libertate” nell’ambito del procedimento penale “Anno zero” (2019).

Rimanendo in tema di accordi illeciti di matrice corruttiva significativa è l’operazione “Fantasia al potere” dell’8 giugno 2021 che ha visto coinvolti tra gli altri pubblici ufficiali e amministratori incardinati nell’organigramma del Comune di Molfetta (L’8 giugno 2021, a Molfetta (BA), la Guardia di finanza ha eseguito l’OCCC n. 5626/19 RG mod. 21 – n. 1795/20 RG GIP, emessa il 26 maggio 2021 dal GIP del Tribunale di Trani, nei confronti di 15 soggetti tra cui alcuni funzio- nari pubblici del locale Municipio, ritenuti responsabili, a vario titolo, di corruzione per atto contrario a doveri d’ufficio, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, tentato peculato e falsità materiale).

Ruoli di primaria importanza sarebbero stati svolti da un assessore e da un funzionario che traevano plurime utilità dagli operatori economici ai quali venivano illecitamente aggiudicati gli appalti”.

Naturalmente manca ancora ciò che è accaduto nel secondo semestre 2021. I Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Bari, coordinati dalla DDA della Procura della Repubblica di Bari e coadiuvati da quelli della Compagnia di Molfetta, hanno eseguito il Decreto emanato dall’Ufficio Misure di Prevenzione del Tribunale di Bari, con il quale è stato disposto il sequestro preventivo nei confronti di MANGANELLI Giuseppe, 52enne, noto imprenditore edile di Molfetta.
Il valore del patrimonio sottratto alla disponibilità dell’interessato è pari a circa cinquanta milioni di euro. Un capitale enorme, fatto di immobili, compendi aziendali, conti correnti, veicoli e beni di lusso, compresa un’imbarcazione da diporto.
La fortuna di MANGANELLI, come puntualmente ricostruito dal provvedimento firmato dalla Dott.ssa Giulia ROMANAZZI, Presidente della Sezione specializzata in misure di prevenzione del Tribunale di Bari, deriva da una fruttuosa carriera criminale, durante la quale, lo stesso è riuscito ad accumulare e a occultare cospicue somme di danaro, con tutta probabilità provento delle attività di narcotraffico ed estorsive cui lo stesso era dedito durante gli anni ’90. 

Il Procuratore capo Renato Nitti in una conferenza pubblica a Molfetta, il 5 novembre 2021, dichiara, senza problemi di sorta e alla presenza del sindaco Minervini, che «Molfetta è terra di mafia» confermando quanto riportato nella relazione semestrale della DIA che a Molfetta «si registra la presenza di gruppi criminali riconducibili agli alleati clan Capriati e Mercante-Diomede». E non solo, dopo aver fatto riferimento a Giuseppe Manganelli aggiunge che il sequestro del suo patrimonio «non può farci ignorare che questa è terra di mafia». Quindi il capo della Procura, e non il Matteo d’Ingeo di turno, ha dichiarato che a Molfetta c’è la mafia. Gli stessi concetti sono stati riportati e amplificati, se non fossero stati ancora chiari, durante un’altra conferenza pubblica organizzata a Molfetta il 4 Marzo 2022 dall’associazione imprenditori di Molfetta. 
 
Per noi nulla di nuovo,  ma certe dichiarazioni pesanti avrebbero dovuto far sobbalzare il mondo politico locale, o per smentire il Procuratore o per affiancarlo e amplificare le sue funeste affermazioni. Invece nulla di tutto questo, la politica, e sodali, dal 5 novembre tace nonostante sia nella prima conferenza, che nella seconda, il sindaco di Molfetta Tommaso Minervini, era presente in prima fila.
 
Dopo cinque mesi di silenzio il sindaco Minervini, durante una conferenza stampa dell’associazione Antiracket tenutasi, a fine marzo, in un piccolo locale di proprietà del Comune alle ore 10.00, aggirando il problema ha dichiarato:

«Una città sana si sviluppa meglio e più in fretta e crea un equilibrio socio economico importante. L’usura, il racket sono fenomeni che vanno aggrediti dalle radici ecco perché da anni abbiamo voluto che si insediasse la vostra associazione. L’Istituzione comunale vi è sempre stata accanto ma vuole ancora di più starvi accanto per capire insieme cosa possiamo fare, per stroncare sul nascere questi fenomeni».

Il presidente della locale associazione Antiracket ringrazia il sindaco per avere concesso i locali, e ribadisce un concetto (lo stesso che sostengono dal 2005):

«Ringraziamo il Sindaco Minervini per avere creduto da sempre nel nostro lavoro e averci concesso una sede già nel 2005. Qualche mese fa siamo stati attaccati in modo strumentale da chi non ama la propria città e vuole che venga definita mafiosa anche se non lo è affatto. I fatti, le indagini, ne sono certo, dimostreranno quale è la verità. A Molfetta ci sono fenomeni legati alla microcriminalità. Per sconfiggerla non servono cento militari, cento carabinieri in più, servono cento denunce. Le nostre forze dell’ordine lavorano e lavorano anche bene».

Queste ultime dichiarazioni non meritano commento, invece riportiamo un intervento di Matteo d’Ingeo del 28 novembre 2021:

A Molfetta c’è la mafia ma la politica non lo sa. Dieci domande al sindaco per il consiglio comunale del 29 novembre 2021

 
Il consiglio comunale del 18 ottobre scorso lo ricorderemo come un’inutile perdita di tempo per aver giocato con la parola “sicurezza“, senza aver sfiorato minimamente i veri problemi della città e delle sue illegalità diffuse. Oggi invece l’opposizione esulta per aver portato in consiglio comunale una mozione di sfiducia nei confronti del sindaco e attende con pazienza la riunione della massima assise “perché sarà giudicato non solo un sindaco ma un‘intera stagione politico amministrativa“. E’ vero, ad essere giudicata sarà un‘intera stagione politico-amministrativa che comprende anche un’opposizione spesso inconcludente e la seduta del consiglio comunale del 29 novembre sarà un’altra inutile fiera delle ovvietà della politica dei “bla, bla, bla“. Ascolteremo gli stessi proclami di un’opposizione spenta, senza progetti e strategie politiche, che non ha avuto argomenti neanche per replicare al monologo del sindaco, nella seduta del 18 ottobre, il quale con supponenza sproloquiava sulle criticità sociali presenti in città ma dimenticava di soffermarsi sulla notizia che aveva sconvolto l’intera cittadinanza, almeno quella parte che non conosceva Giuseppe Manganelli e la sua storia criminale.

Il sindaco non l’ha pronunciato quel nome, tanto meno si è soffermato sull’ordinanza del sequestro dei suoi beni. Un patrimonio di 50 milioni, fatto di immobili, compendi aziendali, conti correnti, veicoli e beni di lusso, compresa un’imbarcazione da diporto e un peschereccio. Ma il sindaco non è stato l’unico a sorvolare sulla questione, nessun consigliere ne ha parlato. Eppure due settimane prima del consiglio la stampa locale, regionale e nazionale ne aveva parlato. Gli inquirenti hanno analizzato l’attività finanziaria che, per oltre un ventennio, Manganelli, i suoi stretti familiari e i suoi prestanome hanno abilmente costruito. Ma non è tutto, dopo il 18 ottobre arriva una vera è propria bomba sulla città, …..

…..Quindi il consiglio comunale del 29 novembre potrebbe essere l’ultima spiaggia per l’opposizione per riprendere il controllo del dibattito politico, impostato non più sulle sterili cantilene dei “ciambotti“, dei “trasformismi“, delle “mozioni di sfiducia” inutili, ma sul tema della criminalità in città, del marchio stampato dal Procuratore capo della Procura di Trani per cui Molfetta è una città di Mafia.

Bisogna smetterla di dichiarare che “non siamo un tribunale“, “non è nostra competenza“, “lasciamo alla giustizia il suo corso“, “non possiamo entrare nel merito delle indagini“, “combattiamo il mostro a tre teste Minervini – Tammacco – Partito Democratico“; il dovere dell’opposizione è anche quello di interrogarsi sui fatti, dubitare di certi comportamenti di politici, amministratori, dirigenti, dipendenti comunali e se non basta la denuncia politica si ricorra anche agli esposti e alle denunce-querele.  

Per chi ha memoria lunga, 30anni fa, nei documenti politici che si preparavano per lo storico cambiamento del ’94 si scriveva: “la città è scivolata verso livelli, ancor più gravi che nel passato, di degrado sociale, di dissesto territoriale e di illegalità diffusa sino ai limiti di pericolose contiguità tra la politica e criminalità; l’idea stessa della politica è squalificata e sempre più associata alle logiche dell’astuzia affaristica“. Quello che si ipotizzava allora, e si denunciava con tanto di esposti dell’”Osservatorio 7 Luglio sull’illegalità“, oggi non è solo un’ipotesi, le sentenze definitive, i processi in corso e le dichiarazioni autorevoli istituzionali ci danno il quadro reale della situazione di fronte al quale con si può più continuare a mettere in scena il noioso copione della deresponsabilizzazione di tutta la politica.

Ebbene i consiglieri di opposizione dovrebbero cominciare a interrogare il primo cittadino, che sicuramente prenderà la parola per festeggiare la “venerabilità” di don Tonino, ricordando al sindaco proprio le parole del Vescovo di Molfetta quando diceva che: “I partiti si sono ubriacati” –  “Chi state servendo – chiedeva – il bene comune o la carriera personale? Il popolo o lo stemma? Il municipio o la sezione? Il tricolore o la bandiera del partito? Un giorno il Signore vi chiederà conto se lo spirito che ha animato il vostro impegno politico è stato quello del servizio o quello del self-service”. E non solo, se fosse utile io riprenderei i passaggi dell’omelia della messa esequiale di Gianni Carnicella

È il discorso sul malessere della città. Un malessere che, in modo spesso maldestro, vogliamo rimuovere dalla nostra coscienza e del quale facciamo fatica a prendere atto, forse perché troppo fieri del prestigio del nostro passato. Un malessere che si costruisce su impercettibili detriti di illegalità diffusa, sugli scarti umani relegati nelle periferie, sui frammenti di una sottocultura della prepotenza non sempre disorganica all’apparato ufficiale.

È il discorso sulla rete sommersa della piccola criminalità che germina all’ombra di un perbenismo di facciata. Sulle connivenze col mondo della droga che ormai non risparmia nessun gonfalone. Sui rigagnoli sporchi che inquinano le falde sane di una economia costruita dalla proverbiale laboriosità dei nostri antenati, i quali hanno onorato Molfetta in tutti gli angoli del mondo…“.

Carissimi “duri e puri” della politica, ogni tanto bisogna avere un po’ di coraggio e ripartire da dove c’eravamo fermati e per farlo proveremo a elencare alcune vecchie e nuove riflessioni da dove riprendere il cammino e su cui non vi siete mai impegnati concretamente.

Cominciamo dalla politica e dai nuovi assetti della nuova maggioranza che sembra avere nuova vitalità nell’adesione di un gruppo consiliare che ha come capo politico Pino Amatoche, oltre a indossare una nuova casacca d’occasione, non ha ancora risolto un possibile contenzioso con l’amministrazione comunale e con tutta la comunità. L’8 novembre 2018 il sindaco Tommaso Minervini ha inviato al Movimento Liberatorio una nota in cui si impegnava a risolvere il contenzioso con il consigliere Pino Amato in seguito alla Sentenza della Corte di Cassazione n. 22532 che, pur pronunciandosi con la prescrizione del reato di voto di scambio, ha confermato le statuizioni in merito alla condanna generica in sede civile. Pertanto il sindaco si impegnava a procedere alla richiesta di risarcimento dei danni d’immagine e patrimoniale subiti dal Comune. Da allora, non solo, non abbiamo ricevuto ulteriori note, né ci è parso di leggere all’albo pretorio atti amministrativi conseguenti su tale vicenda; ma nel frattempo Pino Amato dall’opposizione è passato in maggioranza non aderendo alla mozione di sfiducia. E’ chiaro che con l’avvio del procedimento da parte del Sindaco la carica del consigliere comunale Pino Amato diventerebbe incompatibile. Quindi sorgerebbe spontaneo il dubbio che questo possibile contenzioso fosse diventato merce di scambio tra il consigliere Amato e il sindaco per mantenere in vita la giunta e la nuova maggioranza. In sintesi la prima domanda da porre al sindaco è:

1) – Se intende procedere alla richiesta di risarcimento dei danni d’immagine e patrimoniale subiti dal Comune a causa delle condotte dell’ex assessore Pino Amato? Invece chiediamo ai consiglieri dell’opposizione se hanno mai messo in conto di poter inviare una nota alla Corte dei Conti per denunciare il mancato eventuale introito nelle casse del Comune di Molfetta.

Altro argomento su cui mai nessuno è intervenuto in consiglio comunale riguarda la vicenda dell’ex assessora e attuale consigliera comunale signora Germano Carmela. Ancora oggi ci chiediamo come, un sindaco, abbia potuto nominare in Giunta Comunale una sconosciuta per il popolo molfettese, senza alcuna competenza politico-amministrativa, residente nel territorio di Bitonto e moglie di un signore ritenuto dal Tribunale di Bari “per le sue condotte, socialmente pericoloso”. Anche in questo caso è d’obbligo porre qualche domanda al sindaco dopo la confisca di beni alla famiglia Carrara-Germano, del valore stimato pari a 1,8 milioni. 

2) – Sindaco, lei è al corrente di questa confisca operata dal Tribunale in danno alla famiglia della sua consigliera di maggioranza Germano, e a suo marito Michele Carrara? E quando ha dovuto scegliere gli assessori della sua giunta nel 2017, la signora Germano è stata scelta da lei per particolari competenze oppure il suo nome è stato imposto da altri? 

3) – Intende rispondere alle dichiarazioni del Procuratore capo della Procura di Trani, Renato Nitti dimostrando che è possibile cancellare questa etichetta infamante e come intende procedere con la nuova giunta per arginare e prevenire questa “mafiosità”?

4) – Il sequestro dei beni a Giuseppe Manganelli impone una serie di interrogativi che il consiglio comunale deve porsi. Ci sono consiglieri comunali che in qualche modo hanno vicinanza alla famiglia Manganelli? C’è qualche gruppo politico che ha candidato nelle proprie liste parenti vicini alla famiglia Manganelli?

5) – Ci sono stati negli ultimi anni dipendenti comunali, dirigenti, o responsabili di procedimento, che hanno favorito in qualche modo società o aziende vicine alla famiglia Manganelli commissionando lavori per conto del Comune?

6) – E’ a conoscenza della presenza in un giardino del complesso di case popolari in via 8 Marzo, di una edicola votiva dedicata a una fantomatica “Madonna delle Famiglie o Regina delle Famiglie”? Gli uffici comunali hanno mai deliberato di intitolare quel giardino “Villetta Madonna dei Martiri”? Quale ditta è stata incaricata con regolare permesso di costruire l’edicola votiva e il giardino circostante? Nei festeggiamenti di questa madonna, che si sono svolti il 19 settembre scorso con fuochi d’artificio finali non autorizzati, si è mostrata molto attiva la famiglia Allegretta molto vicina alla famiglia di Cristoforo Brattoli e a tal proposito volevamo chiedere al sindaco se queste due famiglie sono vicine alla signora Allegretta Marianna candidata nella sua lista (del 2017) “Molfetta in più”?

7) – Sempre durante i festeggiamenti della “Regina delle Famiglie” abbiamo notato la presenza di alcuni responsabili del “Comitato Festa dell’Annunziata” che sembravano anche loro molto attivi, così come lo sono stati durante la “scorta” alla Madonna dei Martiri mobile a settembre. Nel 2019 il Comune ha erogato un contributo di 3.000,00euro a quella “Associazione Comitato Festa dell’Annunziata”, che ha permesso agli organizzatori di dedicare e lanciare un “Rosario Votivo” in onore del pregiudicato Vito Magarelli, arrestato qualche settimana fa per l’accoltellamento in Piazza Paradiso. Qualche giorno fa la nuova giunta comunale ha deliberato alcuni contributi per gli eventi natalizi e tra questi ci risulta un contributo di 3.700,00 euro alla stessa associazione per il Natale in Piazza Paradiso. Chiediamo al sindaco se è una scelta consapevole e personale quella di continuare ad erogare contributi a questa associazione che ha già messo in difficoltà una volta l’amministrazione, oppure è un contributo voluto e imposto da qualcuno in particolare?

8) – L’occupazione abusiva di suolo pubblico da parte di certi operatori commerciali dell’orto-frutta è diventato un cancro nella nostra città e dopo una timida azione sanzionatoria da parte del nuovo comandante della Polizia Locale siamo tornati alla normalità, ovvero alla dilagante occupazione abusiva di suolo pubblico specialmente da parte di attività appartenenti a pregiudicati o a loro famigliari. In particolare l’ultima arrivata che in via Paniscotti, angolo Piazza Paradiso, occupa abusivamente strada e marciapiede oltre a parcheggiare contromano il proprio camion aziendale. L’attività, non a caso si chiama “Frutteria Paradiso”. Su questa delicata faccenda chiediamo al sindaco se l’inattività sanzionatoria nei confronti di questa tipologia di abusivismo fa parte del programma della vecchia e nuova giunta, oppure anche in questo caso ci sono pressioni o condizionamenti all’interno della giunta, o dall’esterno, per non procedere alle sanzioni e sequestri?

9) – Chi frequenta quotidianamente il “Mercato minuto pesce” si rende conto che ormai il 50% delle attività è nelle mani delle famiglie malavitose. Il sindaco è a conoscenza di queste situazioni e che cosa intende fare per ripristinare la normalità eliminando le postazioni abusive, i venditori abusivi, la legittimità delle concessioni, l’igiene e il rispetto delle regole all’interno del mercato per proteggere e salvaguardare i pochi operatori per bene che fanno fatica a resistere?

10) – Dopo quasi 20anni lo stesso sindaco, che aveva ricevuto dal Tribunale di Bari-Sezione Misure di Prevenzione il bene confiscato a Parisi Michele, ha inaugurato i locali in via Arco Catecombe 12-14 ristrutturati e destinati ad ospitare progetti di recupero di minori a rischio. Chiediamo al sindaco come è stato possibile che nella stessa Corte dove si affacciano i locali confiscati sia stata rilasciata una concessione edilizia per un B&B in altri locali ristrutturati quasi in contemporanea a quelli confiscati e riconducibili a famigliari, o prestanomi, della stessa famiglia Parisi. Chiediamo al sindaco chi ha permesso tutto questo, se sono stati interpellati gli organi giudiziari e chi ha firmato i permessi per collocare le fioriere, l’illuminazioni e l’insegna di questo B&B?

Questa è solo una parte di ciò che si potrebbe chiedere al sindaco ma sarebbe sufficiente, nel caso non ci fossero risposte, per chiedere al Prefetto, e per conoscenza alla Procura di Trani, l’accesso della Commissione d’indagine nella Casa Comunale, ai sensi dell’articolo 143 – Testo unico degli enti locali (TUEL , D.lgs. 18 agosto 2000, n. 267),  per verificare se ci sono stati, o ci sono, eventuali forme di condizionamento criminale esterno tali da determinare un’alterazione dei procedimenti di formazione della volontà degli organi elettivi ed amministrativi, compromettendo il buon andamento o l’imparzialità dell’amministrazione comunale. 

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