Emiliano il 10 maggio in Commissione antimafia: arrivata la nuova convocazione. “Sono disponibile”

Dopo le polemiche dei giorni scorsi in merito alla data della convocazione e all’annullamento dell’appuntamento del 2, a causa di impegni non rinviabili da parte del governatore – fonte: Chiara Spagnolo – bari.repubblica.it

Il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano è stato convocato dalla commissione parlamentare antimafia per il prossimo venerdì 10 maggio, per un’audizione in merito ai rischi di infiltrazioni mafiose nel territorio pugliese e a Bari.

Ecco la risposta del governatore: “È una data che avevo indicato, nella quale sono disponibile rispetto agli impegni istituzionali. Mi auguro che l’audizione possa contribuire a rasserenare gli animi. Ho sempre dato la mia disponibilità ad andare in Commissione antimafia

Ricordiamo che nei giorni scorsi Emiliano, già convocato per il 2 maggio, aveva chiesto di far slittare la data della convocazione dopo il 10 maggio a causa di impegni politici. Per l’8 maggio – sugli stessi temi – è invece convocato il procuratore della Repubblica di Bari, Roberto Rossi.

Il braccio di ferro

«La seduta prevista per la data odierna alle 10,30 non avrà luogo» è la scritta comparsa ieri. 2 maggio, sul sito della bicamerale, nelle stesse ore in cui il governatore pugliese ha presieduto da remoto la Conferenza delle Regioni (di cui è vicepresidente). Era a Bari anziché a Roma, come gli aveva chiesto l’Antimafia, certo che la Conferenza delle Regioni fosse quell’impegno «istituzionale» che il regolamento chiede di poter dimostrare come prestabilito per poter rinviare un’audizione. Ha continuato a ribadirlo anche dopo aver ricevuto la lettera con cui la presidente Chiara Colosimo (Fratelli d’Italia) gli ricordava invece la possibilità di mandare un sostituto all’incontro tra le Regioni. «Entrambi conosciamo le liturgie politiche e sappiamo che alla Conferenza dei presidenti delle Regioni si può mandare un delegato in propria vece — aveva scritto il 30 aprile Colosimo — Quindi prendo atto che lei intende scegliere la data della sua audizione compatibilmente con le sue esigenze politiche. Contrariamente a quanto afferma, lei non è, in realtà, disponibile a essere audito. La commissione procede alle indagini con gli stessi poteri dell’autorità giudiziaria e volendo con le stesse modalità. Auspico quindi, confidando in un suo responsabile ripensamento, che voglia rendere vana questa dannosa polemica per le istituzioni».

Nello stesso giorno era arrivata la risposta di Emiliano: «Il mio diritto di partecipazione alla Conferenza delle Regioni che si terrà il 2 maggio non è una liturgia politica, ma un dovere istituzionale, a maggior ragione perché svolgo il ruolo di vicepresidente, il che vuol dire che in casi di impedimento del presidente Massimiliano Fedriga ho il diritto e dovere di presiedere tale importante consesso». Il governatore aveva inoltre negato di voler di scegliere la data compatibilmente con le sue esigenze politiche: «Le assicuro che se questa fosse stata la mia volontà, mi sarei limitato a indicarle una data in cui ero disponibile a essere audito anziché dirle che sono a disposizione della commissione dal 10 al 30 maggio in ogni momento». E di fronte a tanta fermezza, alla fine la commissione Antimafia non ha potuto che prendere atto.

Emiliano ha ripetutamente dato disponibilità dal 10: due giorni dopo l’audizione del procuratore Roberto Rossi. «Sfugge alle proprie responsabilità e conferma il suo disprezzo per le istituzioni di questo Paese», ha detto la senatrice Raffaella Paita, di Italia Viva, mentre il presidente dei senatori forzisti Maurizio Gasparri ha continuato a ironizzare sull’incontro di Emiliano (da lui stesso raccontato) con la sorella del boss Tonino Capriati. Un aneddoto già spiegato più volte e che probabilmente il presidente della Regione non avrà difficoltà a chiarire anche davanti all’Antimafia.

I temi

Più complicato sarebbe se la commissione entrasse invece nel merito del cosiddetto “caso Pisicchio”, ovvero di quei messaggi mandati il 10 aprile ad Alfonso, l’allora presidente dell’Arti, chiedendogli di dimettersi nella consapevolezza di sviluppi imminenti dell’indagine che lo riguardava. Se i parlamentari gli facessero una serie di domande in tal senso, Emiliano dovrebbe chiarire da chi ha saputo dell’accelerazione dell’inchiesta, considerato che di quella vicenda giudiziaria non si sapeva più nulla da anni.

Senza tralasciare che ulteriori interrogativi potrebbero essere posti in merito al ruolo che ha avuto nella giunta regionale fino a un mese fa l’assessora Anita Maurodinoia, indagata insieme con il marito Sandro Cataldo per associazione per delinquere finalizzata alla corruzione elettorale. Di lei esponenti dei clan, intercettati nell’ambito dell’inchiesta su Giacomo Olivieri, dicevano che avrebbe comprato voti a 50 euro anche nelle regionali in cui ha contribuito a determinare la vittoria di Emiliano. Si tratta di questioni indubbiamente più delicate e attuali dell’eventuale visita a casa Capriati avvenuta oltre dieci anni fa.

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