Violenza sessuale: da anni vittima del ‘branco’. Abusavano di una 13enne, 10 arresti a Reggio Calabria

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fonte: http://www.quicosenza.it/news/calabria

L’operazione dei carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria, su ordine della Procura della Repubblica di Reggio Calabria e della Procura del Tribunale dei minorenni, è scattata all’alba. I fermati sono tutti di Melito di Porto Salvo

REGGIO CALABRIA – Sono state eseguite stamattina 10 misure cautelari, una delle quali nei confronti di un minorenne. Gli arrestati sono accusati, a vario titolo, di violenza sessuale di gruppo aggravata, atti sessuali con minorenni, detenzione di materiale pedopornografico, violenza privata, atti persecutori, lesioni personali aggravate e favoreggiamento personale. Vittima del branco una ragazzina che non aveva ancora compiuto 14 anni che aveva iniziato una relazione con uno di loro, ben più grande di lei. Approfittando della sua fragile personalità, il ‘fidanzato’, aveva iniziato a chiederle di assecondare le sue richieste, come avere dei rapporti sessuali con i suoi amici. Rapporti che diventavano sempre più frequenti. Il tutto è iniziato nell’estate del 2013 ma le indagini sono partite nel marzo dello scorso anno.

Secondo gli investigatori, tra la fine del 2013 e gli inizi del 2015, gli arrestati hanno più volte abusato sessualmente, anche in gruppo, della ragazza la cui vita è stata caratterizzata da un “perdurante e grave stato d’ansia che l’ha costretta anche a mutare le proprie abitudini” – hanno spiegato gli investigatori. Inoltre nel periodo degli abusi era completamente soggiogata al “branco”.  Come se non bastasse, la giovane veniva anche minacciata dai suoi aguzzini, di divulgare alcune sue foto intime e di rivelare le sue “nefandezze” ai genitori. Una minaccia implicita, secondo i carabinieri, è stata costituita dal fatto che uno degli arrestati Giovanni Iamonte, di 30 anni, è il figlio di Remingo, attualmente detenuto, ritenuto il capo dell’omonima cosca di ‘ndrangheta operante a Melito.

Il gruppo si è anche reso protagonista di una spedizione punitiva nei confronti di un giovane con il quale la ragazza aveva allacciato una normale relazione sentimentale allo scopo di allontanarlo e “riappropriarsi” della ragazza. Al termine delle indagini, i carabinieri hanno arrestato e portato in carcere, oltre a Iamonte, Daniele Benedetto (21), entrambi già noti alle forze dell’ordine; Pasquale Principato (22), Michele Nucera (22), Davide Schimizzi (22), Lorenzo Tripodi (21) Antonio Verduci (22). Un diciottenne che all’epoca dei fatti era minorenne, G.G., è stato portato in una comunità. Domenico Mario Pitasi, infine, è stato raggiunto dalla misura dell’obbligo di presentazione quotidiano alla Pg essendo accusato solo di favoreggiamento personale.

Ecco l’elenco e le foto delle persone colpite dai provvedimenti, tutte di Melito di Porto Salvo del reggino

Iamonte Giovanni, di anni 30, già noto alle FF.OO., destinatario della misura cautelare della Custodia Cautelare in Carcere

Iamonte Giovanni2
Benedetto Daniele
, di anni 21, già noto alle FF.OO., destinatario della misura cautelare della Custodia Cautelare in Carcere

Benedetto Daniele
Principato Pasquale
di anni 22, positivo in BB.DD., destinatario della misura cautelare della Custodia Cautelare in Carcere

Principato Pasquale

Nucera Michele di anni 22, incensurato, destinatario della misura cautelare della Custodia Cautelare in Carcere
Nucera Michele



Schimizzi Davide di anni 22, incensurato, destinatario della misura cautelare della Custodia Cautelare in Carcere

Schimizzi Davide
Tripodi Lorenzo di anni 21, incensurato, destinatario della misura cautelare della Custodia Cautelare in Carcere

Tripodi Lorenzo
Verduci Antonio di anni 22, incensurato, destinatario della misura cautelare della Custodia Cautelare in Carcere

Verducci Antonio
G.G.
18enne, che al momento dei fatti, era minorenne, destinatario della misura cautelare della Custodia Cautelare in una Comunit

PITASI DOMENICO MARIO di anni 24, incensurato, destinatario della misura cautelare dell’obbligo di presentazione quotidiano alla P.G. (quest’ultimo risponde solo del reato di favoreggiamento personale).

Una vera e propria discesa agli inferi ” – così il gip di Reggio, Barbara Bennato ha descritto così l’allucinante violenza cui è stata costretta la giovanissima vittima, originaria di Melito Porto Salvo sin da quando aveva 13 anni e durata per due anni, fino all’estate 2015. Ma “l’accompagnatore” della ragazzina, stavolta, non è il Virgilio dantesco, ma un uomo che usa il suo ‘potere’ mafioso, tipico della ‘ndrangheta: Giovanni Iamonte, 30 anni, figlio di Remingo, nipote dell’ex patriarca della ndrangheta del basso Ionio reggino, Natale Iamonte. Attorno a lui, secondo l’accusa, ha ruotato un gruppo di giovanissimi che provvedevano, ha detto il procuratore aggiunto di Reggio Calabria Gaetano Paci, “letteralmente a sequestrare la ragazzina all’uscita della scuola media costringendola a salire in macchina per condurla proprio da lui, da Giovanni Iamonte”.

Una vicenda dolorosa – ha detto il comandante provinciale dell’Arma Lorenzo Falferi – che denota non solo il gravissimo stato di soggezione della vittima e della madre a causa del potere mafioso dello Iamonte, ma di una comunità”. Tutto inizia quando la ragazzina si innamora di un ragazzo che gravita negli ambienti legati agli Iamonte: la madre è dipendente di una ditta che fa capo a Giovanni Iamonte, mentre il padre ne sarebbe un lontano parente.

“Per quasi due anni – ha spiegato il procuratore Federico Cafiero de Raho – le violenze, i ricatti e le intimidazioni, condizionano la giovanissima costringendola al silenzio proprio per il timbro minaccioso che lo Iamonte rappresenta visibilmente nella società, e perché anche teme che quella sua storia possa ripercuotersi sulla così detta ‘immagine’ della sua famiglia e sul suo futuro nel caso in cui dovesse diffondersi”.

Quando nel 2015 la giovane si innamora di un altro ragazzo e decide di interrompere il ricatto mafioso la “reazione del gruppo Iamonte – ha detto il comandante della Compagnia carabinieri di Melito Porto Salvo Giovanni Piccioni – è immediata, il giovane prelevato dal clan, condotto in un luogo isolato e massacrato di botte”. Dopo questo episodio sono giunte le prime segnalazioni anonime ai carabinieri. Dalle indagini subito avviate emerge anche che il padre della ragazzina, subito dopo l’aggressione al giovanissimo fidanzato della figlia, chiede “conto” a Giovanni Iamonte della situazione e da quel momento la ragazza non viene più minacciata.

E’ un sintomo – ha commentato Cafiero de Raho – di quanto sia ormai insopportabile la presenza della ‘ndrangheta in queste realtà, anidride carbonica pura per chi ha invece bisogno di respirare ossigeno e libertà. Pensano di fare ogni cosa e di restare impuniti ma i cittadini devono reagire, svegliarsi, perché il nemico non è lo Stato ma loro, gli ‘ndranghetisti e i loro complici, ovvero, chi sapendo ha visto e ha taciuto”.

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