fonte: http://bari.repubblica.it
Un flusso di droga continuo dall’Albania verso il Salento messo in atto da un sodalizio criminale internazionale a cui dava il suo contributo anche un appuntato della guardia di finanza. All’amico trafficante il militare Cristian Giannone, 41enne di Cavallino, rivelava in cambio di regali le targhe delle auto civetta utilizzate dai colleghi del Gico di Lecce per effettuare gli appostamenti e anche altri particolari delle indagini a cui lui stesso partecipava.
Il doppio gioco è stato scoperto e anche il suo nome è finito nel fascicolo d’inchiesta del sostituto procuratore Guglielmo Cataldi, che ha portato all’esecuzione di 19 misure cautelari (11 in carcere e sette ai domiciliari: sette provvedimenti sono a carico di italiani e le altre nei confronti di albanesi, cinque dei quali risultano ancora ricercati). Per Giannone la Dda di Lecce aveva chiesto l’arresto, ma il gip ha ritenuto che i contatti con un solo esponente del gruppo criminale, seppur frequenti, non fossero sufficienti per connotarlo come partecipe al sodalizio e ha applicato soltanto l’interdizione dal pubblico ufficio come conseguenza del reato di rivelazione di segreto d’ufficio. Seguirà un procedimento disciplinare interno della guardia di finanza con sospensione dal lavoro.
Le indagini sono partite a fine 2014 e sono state caratterizzate da una serie di sequestri di sostanze stupefacenti tra Lecce, Gallipoli, Guagnano, Brindisi, Massafra, Statte e Taranto (14 chilogrammi di eroina, 136 di marijuana, uno di cocaina, oltre a tre kalashnikov con relative munizioni e un gommone utilizzato per attraversare l’Adriatico con i carichi). In provincia di Lecce era ubicato la centrale dell’associazione, mentre in quella di Taranto la frangia albanese del clan aveva un’importante base operativa dove la droga veniva nascosta e poi smistata ai corrieri.
Documentati quaranta episodi di cessione di eroina, cocaina, marijuana – non soltanto in Salento, ma anche a Milano e in provincia di Bari – e arrestati in flagranza 12 corrieri. “L’operazione – ha spiegato il procuratore capo della Dda, Cataldo Motta – dimostra ancora una volta come la criminalità leccese e brindisina abbia il monopolio dei traffici illegali con l’Albania, a causa di rapporti decennali ormai consolidati, e che qualunque movimento di droga da quel Paese, anche destinato al Nord Italia, debba passare dal Salento“.