Un documentario fa luce sulle verità nascoste nel bombardamento al porto di Bari del 1943

Rivelazioni e documenti inediti, coperti fino al 2009 da segreto militare, nel progetto del film "Top Secret" prodotto dalla SD Cinematografica

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Il porto di Bari in fiamme nel 1943

di Antonio Di Giacomo (www.bari.repubblica.it/…)

Una pagina di storia negata. È della più grande tragedia navale della Seconda guerra mondiale, dopo Pearl Harbor, che si parla ma soprattutto del più grave disastro chimico del conflitto. È il 2 dicembre 1943, quando, alle 19,25 una flotta di 105 bombardieri della Luftwaffe nazista attacca il porto di Bari. Lì sono ormeggiate una trentina di navi alleate, sotto il controllo britannico, ma, fra queste, ce n’è almeno una, la John Harvey, battente bandiera americana, la cui stiva è piena zeppa di iprite: un letale gas venefico.

Almeno un migliaio le vittime fra civili e militari, uccise dalle bombe sganciate dai tedeschi e dunque anche dall’iprite sprigionata dalla nave statunitense, letteralmente saltata in aria. Un computo esatto dell’immane strage, d’altra parte, non s’è mai fatto. E così dell’iprite al largo di Bari, fino ad oggi, s’è tornato a parlare soltanto in coincidenza degli occasionali ritrovamenti di bombe inesplose, spesso anche in prossimità di Molfetta, a Torre Gavetone. Solo che adesso, a cercare di far luce sulle verità negate dal segreto militare, provvede il progetto del documentario d’inchiesta storica, "Top Secret: Bari, 2 dicembre 1943" scritto dallo sceneggiatore pugliese Francesco Morra e realizzato dalla Sd Cinematografica di Roma, già impegnata in coproduzioni con National Geographic e La grande storia di RaiTre, e presentato, in forma di trailer lungo 6 minuti, a palazzo di città.

GUARDA – IL TRAILER DEL FILM

Nove finora i mesi di lavoro per cercare di disseppellire brandelli di verità. «Siamo stati in Inghilterra, intanto – rivela Morra – dove abbiamo incontrato e intervistato tre testimoni dei fatti del ’43 a Bari, fortunatamente ancora in vita: due marinai che parteciparono alle operazioni di soccorso e un tecnico medico in forze all’ospedale britannico. Furono costretti a giurare di non rivelare nulla di quanto fosse accaduto». E non è tutto. Le ricerche per il documentario, infatti, sono state condotte anche in Germania, nella stessa Italia e soprattutto negli Stati Uniti. «A Washington abbiamo potuto consultare – racconta Morra – alcuni documenti che, coperti fino a pochi anni fa dal segreto militare, consentono oggi di poter ricostruire i fatti del 2 dicembre a Bari. È accaduto anche a Londra, dove, secretati fino al 2007 e 2009, sono finalmente pubblici i dossier medici sulle conseguenze dell’esplosione dell’iprite nel ’43».

LE IMMAGINI DEL DISASTRO

E adesso? Nel 1971 in America, e pubblicato in Italia dalla casa editrice Adda solo nel 1977 e poi nel 2003, rieditato in occasione del sessantesimo anniversario del disastro, appare il primo libro sulla vicenda: Disastro a Bari di Glenn B. Infield. «In quel volume l’ex maggiore dell’aeronautica statunitense sostiene che – spiega Morra – il secretamento della vicenda sia stato inutile, dal momento che, secondo le informazioni in suo possesso, i tedeschi erano già venuti a sapere del carico di iprite americano, pur vietato dalle convenzioni internazionali. Cercheremo di appurarlo, visto che, ad oggi, non esiste riscontro documentario».

Strutturato in forma d’investigazione, anticipa l’autore, «Top Secret si svilupperà come un vero e proprio giallo: sarà girato in alta definizione, così come abbiamo già fatto per i primi materiali raccolti, e verrà destinato al mercato televisivo nazionale ed estero. Le ricerche, ripeto, non possono dirsi concluse e, va da sé, che parte del documentario sarà girato naturalmente anche a Bari, dove contiamo sulla preziosa collaborazione di Vito Antonio Leuzzi, direttore dell’Istituto per la storia dell’antifascismo, e di Pasquale Bruno Trizio dell’Anmi (Associazione marinai d’Italia). Un’aspirazione, invece, condivisa insieme con il regista Fabio Toncelli, sarebbe budget permettendo poter ricostruire, attraverso l’ausilio della computer grafica, la dinamica dell’attacco aereo».
 

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