Terra dei fuochi, su Twitter botta e risposta Lorenzin-Saviano

Terra dei fuochi diventa, soprattutto, terra di scontro. E’ polemica via Twitter tra lo scrittore Roberto Saviano e il ministro della Salute Beatrice Lorenzin. L’autore di Gomorra torna sui dati pubblicato ieri dall’Istituto Superiore della Sanità (un aggiornamento dello studio Sentieri) che segnalano un aumento della mortalità nei comuni compresi nell’area nord, tra Napoli e Caserta, pur senza ipotizzare alcuna connessione tra l’inquinamento dei rifiuti e la maggiore diffusione dei tumori. “Nella Terra dei Fuochi si muore di più, lo dice l’Iss. Aspettiamo ora la risposta del ministro della Salute”, scrive Saviano sul social network. La risposta del ministro Lorenzin arriva quasi immediata. “Giusto tenere alta l’attenzione – scrive la Lorenzin in un tweet – sono stati stanziati 25 milioni di euro per screening di massa. Dare sicurezza ai cittadini è la mia priorità”.

Analogo contradditorio tra Saviano e il governo era avvenuto lo scorso marzo, quando lo scrittore aveva criticato il dossier presentato dalla stessa Lorenzin con il ministro Galletti, e con il governatore campano Stefano Caldoro in cui l’area considerata ” a rischio ambientale” anche per le coltivazioni agricole, veniva circoscritta al 2 per cento del territorio ormai ribattezzato Terra dei Fuochi, in pratica 64 ettari, ovvero, com eaveva sottolineato il governatore, “lo 0,01 del territorio regionale”. Un risultato a cui si era giunti, per Saviano, senza includere approfondimenti diretti sul territorio e senza ascoltare la testimonianza di associazioni e comitati civici. Rilievia cui il ministro Martina replicò spiegando che erano comunque già stati disposte analisi dirette su molti terreni e che era partito il divieto immediato di vendita di prodotti agricoli anche di fronte alla sola ipotesi di rischio.

Intanto l’Istituto superiore della Sanità, dopo aver pubblicato quei numeri che da 24 ore certificano e aggiornano un aumento della mortalità fino al 13 per cento, frena e prova a disinnescare ciò che a molti esponenti politici appare come “un dato terrificante”. E dopo l’incauta scelta di pubblicare numeri che non possono essere né spiegati compiutamente né scongiurati, ora correa ai ripari. In una nota precisa che “per le sue caratteristiche metodologiche”, quello studio non centente la valutazione di “nessi causali” ma “permettono tuttavia di individuare situazioni di possibile rilevanza sanitaria da approfondire con studi mirati”. Lo studio Sentieri – scrive ancora l’Istituto nella nota di precisazione – è un’analisi “di tipo ‘ecologicò ovvero non prende in considerazione le esposizioni dei singoli individui a particolari inquinanti, ma piuttosto esamina la situazione sanitaria delle popolazioni che risiedono in luoghi in cui sono presenti sorgenti di inquinamento”. Le patologie comunque rilevate hanno “eziologia multifattoriale”, dove però “l’inquinamento può concorrere o esserne causa”. Insomma, si torna alla vecchie conclusioni: nuove allarme, nessuna certezza scientificamente fondata.

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