Nardi, il rebus del nuovo processo: il fascicolo andrà a Potenza, ma anche le intercettazioni rischiano di essere stralciate

In settimana le motivazioni della sentenza: potrebbero far saltare l’intera indagine di Lecce – fonte: Massimiliano Scagliarini – www.lagazzettadelmezzogiorno.it

La Procura di Lecce attende le motivazioni della sentenza con cui, il 1° aprile, la Corte d’appello ha annullato la condanna di primo grado a 16 anni e 9 mesi dell’ex gip Michele Nardi. Soltanto dopo provvederà a trasmettere le 40mila pagine di atti alla Procura di Potenza che, in base alla decisione del collegio, ha la competenza per far ripartire il processo a carico del magistrato sospeso e di altre quattro persone. Accusate, a vario titolo, di aver truccato sentenze in cambio di soldi.

La decisione della Corte guidata dal dottor Vincenzo Scardia segna un punto importante, in rito, per la difesa di Nardi. Che adesso punterà a far annullare anche gli atti di indagine, ponendo di fatto il processo su un binario morto. L’incompetenza territoriale – che i difensori dell’ex gip avevano già sollevato in tutte le sedi – è «funzionale»: significa che i magistrati di Lecce non erano competenti a trattare questa indagine. Normalmente l’annullamento di una sentenza travolge tutti gli atti ripetibili (le testimonianze), e fa salvi quelli irripetibili (le intercettazioni). Ma cosa accade in un caso come questo, nemmeno normato dal codice di rito, in cui è stato fatto un processo che non doveva essere fatto in quella sede?

A rendere le cose ancora più complicate c’è il fatto che a fine 2019 la Procura generale della Cassazione, chiamata in causa da Nardi su motivazioni simili a quelle che hanno portato all’annullamento, ha stabilito che «la Procura della Repubblica di Lecce ha competenza alla prosecuzione delle indagini». Era già stato celebrato l’incidente probatorio in cui sono state cristallizzate le dichiarazioni dell’imprenditore Flavio D’Introno (l’uomo che con le sue confessioni ha fatto scattare l’indagine) e dell’ex pm Antonio Savasta (che ha parzialmente ammesso alcuni episodi corruttivi e ha scelto il giudizio abbreviato): quelle dichiarazioni – secondo la Procura generale – non erano sufficienti a imporre alla Procura di Lecce l’obbligo di iscrivere come indagato anche Carlo Capristo, all’epoca dei fatti procuratore di Trani e nel frattempo diventato procuratore di Taranto. Dunque l’inchiesta poteva rimanere a Lecce. Tre anni dopo, però, la Procura di Potenza ha chiesto il rinvio a giudizio di Capristo e Nardi per una ipotesi di corruzione relativa ai tempi di Trani. Da qui probabilmente (bisogna attendere le motivazioni, attese già in settimana) la decisione della Corte d’appello di mandare tutto a Potenza.

La Procura di Potenza (che dovrà studiare gli atti da zero, notificare gli avvisi di conclusione, valutare se chiedere i rinvii a giudizio) potrà nuovamente rivolgersi alla Cassazione per chiedere un regolamento di competenza. Senza le intercettazioni, le accuse a Nardi dovrebbero basarsi quasi soltanto sulle dichiarazioni di D’Introno. Che tra non molto avrà finito di scontare la sua pena e soprattutto, essendo già stato condannato per gli stessi fatti (ha patteggiato) non è obbligato a parlare. Il nuovo processo, insomma, non sarà una passeggiata. E nel frattempo potrebbero essere travolte anche le condanne in abbreviato di Ragno, Savasta e Scimè.

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