La tragedia del Moby Prince, silenzi e omissioni.

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Sono trascorsi ormai 19 anni dalla tragedia del Moby Prince, il traghetto che andò a fuoco dopo uno scontro con la petroliera dell'Agip Abruzzo al largo del porto di Livorno; la più grave tragedia che abbia mai colpito la Marina mercantile italiana dal secondo dopoguerra e la terza tragedia della Marina Italiana in tempo di pace per le 140 vittimemorte la sera del 10 aprile 1991.
 
Tra loro anche i molfettesi Giovanni AbbattistaNatale AmatoGiuseppe de GennaroNicola Salvemini.
 
Come nella tragedia del motopeschereccio “Francesco Padre” non è mai stata fatta piena luce sulla dinamica dell’incidente nonostante l’attività della magistratura e le inchieste giornalistiche, da cui è emerso che in questi anni si sono succedute incongruenze processuali, omissioni, testimonianze parziali e inascoltate in una delle vicende giudiziarie più controverse della storia italiana.
 
Proprio qualche giorno fa il presidente dell’associazione dei familiari delle vittime del Moby Prince, Loris Rispoli, ha denunciato la “sparizione” di sette scatoloni contenenti i documenti originali dei diversi processi relativi alla tragedia.
Secondo Rispoli, potrebbe non essere un semplice smarrimento, chiedendosi come mai tra i tanti faldoni presenti nei magazzini del Comune di Livorno, siano spariti solo i documenti processuali.
 
In questi lunghi anni le indagini sono state riaperte e il legale di parte civile, l'avvocato Carlo Palermo, ex magistrato (nel 1985 sfuggì a Trapani ad un attentato mafioso) avrebbe scoperto prove mai esaminate nel corso delle numerose inchieste che si sono succedute negli anni attorno alla vicenda. 
Secondo il legale, che difende gli interessi di una parte dei familiari delle vittime, ben sette navi militari americane più una francese, quella notte, poco dopo le 22, stavano trasportando ingenti quantità di materiale bellico, compreso esplosivo, proveniente dalla base americana di Camp Derby. 
Un trasporto da considerarsi eccezionale, data la pericolosità del materiale imbarcato, un'operazione segreta che non risulta autorizzata dalla prefettura di Livorno, come prevedono la legge italiana e le norme sulla sicurezza portuale, e da considerarsi quindi assolutamente illegale.
Questo spiegherebbe il perché le autorità americane si sono sempre rifiutate di consegnare ai magistrati livornesi le foto satellitari rilevate quella notte; e con ogni probabilità, i soccorsi furono scientemente ritardati, proprio per dar modo ad altre navi coinvolte di lasciare la scena della tragedia. 

Quante similitudini con la tragedia del Francesco Padre.
Una tragedia che a questo punto assumerebbe davvero i contorni della strage. E che solleva nuovi pesanti interrogativi sulla funzione della base americana di Camp Derby, sul suo ruolo strategico e sul contenuto dei suoi depositi.
Su queste ipotesi e tanti altri indizi raccolti dall’avvocato Palermo sicuramente si riapriranno nuove fasi processuali per dare un nome ai responsabili di quella tragedia.
 
In questi casi le associazioni dei familiari delle vittime con la loro costituzione di parte civile intervengono direttamente nelle fasi processuali portando fuori dalle aule giudiziarie quella verità che quasi sempre viene loro negata.
 
A tale proposito, anche il Comune di Molfetta, nel maggio del 2007aveva espresso, per bocca del vice presidente del Consiglio comunale allora in carica Francesco Armenio, la volontà del sindaco Azzollinia portare in consiglio comunale un ordine del giorno che impegnasse l’amministrazione comunale a costituirsi parte civile in un eventuale nuovo processo sulla strage della Moby Prince.
Sono trascorsi tre anni ma questa volontà non l’abbiamo mai vista realizzata anche per essere più vicini alle famiglie delle vittime.
 
Il Comune di Molfetta si limita a portare ogni anno a Livorno, per l’anniversario della tragedia del Moby Prince, il proprio gonfalone in compagnia di due agenti di polizia municipale, un assessore e un consigliere comunale. Per questo anniversario, abbiamo appreso dalla stampa locale, invece che di due agenti ne andrà solo uno lasciando spazio a due consiglieri, oltre al vicesindaco-assessore Uva.
Il tutto alla modica spesa di 2.000,00 euro.
Una domanda ci viene spontanea, perché il Comune manda a Livorno, assessori e consiglieri comunali e non i familiari delle vittime? 

2 Risposte a “La tragedia del Moby Prince, silenzi e omissioni.”

  1. Infatti…come mai? Dovrebbe organizzare un pulmino ogni anno e dare la disponibilita' ai parenti di potersi recare sul luogo ogni anno, avvisandoli per mezzo di una raccomandata, visto che coloro che ci vanno non provando nessun dolore nell'unghia, vanno a farsi la gitarella.

  2. Rispoli è un illuso, la verita' non verra' mai confermata dal nostro Stato, troppi punti oscuri infangono quella tragedia. Coloro che hanno tentato di mettere a galla la verita', sono stati messi a tacere; Ilaria Alpi, Fabio Piselli, e altri ……..

I commenti sono chiusi.

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