Qualche mese fa, e dopo quattro anni di indagini, la Procura della Repubblica di Crotone ha chiuso il maxi-fascicolo “Energopoli” sulla realizzazione della centrale di Scandale. In questi giorni la stessa procura, potrà decidere se procedere con la richiesta di rinvio a giudizio dopo aver dato agli indagati la possibilità di essere ascoltati o per presentare una memoria difensiva. Dodici i destinatari dell’avviso di conclusione delle indagini emesso dal pm Luisiana Di Vittorio che contesta i reati di associazione per delinquere, riciclaggio, truffa aggravata, falso, estorsione e minacce. Di queste pesanti accuse devono rispondere, a vario titolo:
Aldo Bonaldi, 53enne residente nel Principato di Monaco, ritenuto l’artefice della presunta truffa di Scandale; uno dei suoi più stretti collaboratori Roberto Baroni, 59 anni, di Pavia; il commercialista Giuseppe Carchivi, 50enne di Isola Capo Rizzuto; Roberto Mercuri, 40 anni, di Lamezia Terme, Annunziato Scordo, 66 anni, di Catanzaro e Michelangelo Marinelli amministratori della Pianimpianti spa; l’imprenditore pugliese Corrado Ciccolella 57 anni; Alessandro Argentini 53 anni di Torino direttore finanziario della Eurosviluppo industriale; Francesco Graziani 69 anni di Chiaravalle, Giuseppe Laratta 46 anni di Crotone e Andrea Gobbi 58 anni di Napoli amministratori del Consorzio Eurosviluppo; Vittorio Maria De Stasio amministratore delegato della Barclays Italia.
Tutti e 12 secondo il pm avrebbero costituito l’associazione a delinquere «dedita alle bancarotte e alle truffe». Al centro dell’indagine c’è la mancata realizzazione di quanto previsto dal Contratto di programma sulla “filiera energetica” di Scandale, stipulato con il ministero delle Attività produttive. Secondo gli inquirenti, gli oltre 11 milioni di euro di finanziamenti pubblici sarebbero finiti, per buona parte, in conti esteri nella disponibilità degli indagati. Nelle 24 pagine vergate dal sostituto procuratore di Crotone sono ricostruiti i fallimenti di tre società coinvolte nel progetto. Prima fra tutte la Eurosviluppo industriale arrivata ad avere un debito di oltre 48 milioni di euro. Secondo quanto si legge nel provvedimento della Procura « fra il 2002 e il 2006 è stato accertato che, delle risorse finanziarie di Eurosviluppo industriale, 5.142.000 euro sono finiti su un conto corrente di Bonaldi presso la filiale di Montecarlo».
Altra bancarotta fraudolenta sarebbe quella della pugliese Ali.Bio, vicina al gruppo Ciccolella, fallita con un buco di oltre 2 milioni di euro. Nel marzo del 2011 l’addetto stampa del gruppo Ciccolella, dott. Felice de Sanctis, attraverso una nota stampa che chiariva le circostanze che avevano portato all‘arresto di Corrado Ciccolella, escludeva sia il sequestro patrimoniale, sia l’imputazione di associazione per delinquere, adottate, invece, nei confronti degli altri indagati.
Infine il fallimento del Consorzio Eurosviluppo Scarl che sarebbe stato spogliato delle risorse trasferite, attraverso «un complesso intreccio di accrediti e addebiti», alle società riconducibili a Bonaldi.
Quest’ultimo, Mercuri, Marinelli e Scordo devono rispondere anche di falso perché avrebbero presentato fatture « dal contenuto falso emesse dalla Pianimpianti spa in relazione alla voce “macchinari”, inducendo così in errore il ministero dello Sviluppo economico che conseguentemente disponeva la restituzione della polizza fidejussoria, presentata a garanzia dell’anticipazione erogata nell’ambito del contratto di programma». Nel capo di imputazione, inoltre, si sostiene che Bonaldi e Argentini avrebbero cercato di falsificare gli atti contabili attraverso un’impiegata di uno studio di commercialisti crotonesi. I due avrebbero tentato di «modificare le scritture contabili di Eurosviluppo industriale in modo da creare confusione fra crediti e debiti».
Di estorsione e minacce dovrà rispondere, invece, l’ex ad di Barclays Vittorio Maria De Stasio. Per gli inquirenti avrebbe ostacolato l’attività degli organismi di controllo nell’accertamento di un finanziamento da 12,5 milioni di euro in favore di società dell’imprenditore Bonaldi, nel periodo maggio 2007 / gennaio 2008. De Stasio, inoltre, avrebbe imposto a due dipendenti di esprimere pareri favorevoli necessari alla concessione del finanziamento.