Quaranta persone rinviate a giudizio, tra cui giudici, commercialisti, avvocati, funzionari delle Commissioni Tributarie e imprenditori. E’ la richiesta formulata dal pm della Procura di Bari, Isabella Ginefra, sulle presunte sentenze pilotate presso le Commissioni Tributarie provinciale e regionale nell’ambito dell’inchiesta denominata “gibbanza”. E il termine dialettale barese usato per definire le tangenti, tratto da un’intercettazione dell’indagine, rende l’idea dei capi d’imputazione contestati agli indagati: corruzione in atti giudiziari, falso, rivelazione segreto d’ufficio, infedele dichiarazione dei redditi, riciclaggio, favoreggiamento personale, abuso d’ufficio, truffa, millantato credito e sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte.
Avviata nel 2008, l’indagine ha portato nel novembre 2010 e poi nel maggio 2012 all’arresto di 23 indagati. Tra questi figuravano i giudici Aldo D’Innella e Oronzo Quintavalle, all’epoca rispettivamente presidente e componente della Commissione Tributaria Regionale. Al vaglio degli inquirenti anche la posizione dei giudici Francesco Paolo Moliterni, Francesco Ferrigni e Giovanni Carone, dell’allora presidente dell’ordine dei commercialisti di Bari Giorgio Treglia, del presidente dell’Associazione Nazione Tributaristi Italiani-sezione di Bari, Cosimo Cafagna e dei commercialisti baresi Donato Radogna e Gianluca Guerrieri.
Dagli accertamenti è emerso che a Bari alcuni imprenditori riuscivano ad evitare il pagamento delle sanzioni comminate dalla Guardia di finanza per irregolarità fiscali attraverso l’elargizione di somme di denaro ai giudici delle Commissioni Tributarie (Provinciale o Regionale) alle quali veniva presentato il ricorso. Avvocati e commercialisti compiacenti, inoltre, assicuravano il buon esito dell’operazione.
Dalle testimonianze rese dal giudice Oronzo Quintavalle dopo il suo arresto, la Procura ha avviato un nuovo filone di inchiesta, ancora in fase di indagini preliminari. Al momento sono 21 gli indagati, accusati a vario titolo di corruzione continuata in atti giudiziari, abuso di ufficio, rivelazione e utilizzazione di segreti di ufficio. Tra le persone chiamate a chiarire la propria posizione, c’è anche il nuovo rettore dell’Università di Bari Antonio Uricchio.