De Benedictis tentò di diventare il capo dei gip a Bari: soltanto l’arresto fermò la sua scalata

L’ex magistrato aveva fatto ricorso al Tar contro la decisione del Csm che l’aveva escluso dalla corsa per la vicenda che l’aveva travolto nel 2010, quando fu fermato per detenzione illegale di armi fonte: Chiara Spagnolo – bari.repubblica.it

Stava per diventare presidente aggiunto (quindi attuale facente funzioni) dell’ufficio gip-gup di Bari il giudice molfettese Giuseppe De Benedictis, arrestato il 24 aprile per corruzione in atti giudiziari e poi il 13 maggio per detenzione di un arsenale da guerra. Il Tar Lazio ne aveva accolto il ricorso perché la precedente vicenda giudiziaria — relativa a un altro arresto nel 2010 per detenzione illegale di armi e successivo processo — si era conclusa con un’assoluzione dal punto di vista penale e un proscioglimento dal procedimento disciplinare. 

Non solo. Il giudice era stato nuovamente trasferito a Bari e quindi — aveva scritto il Tar — a poco valeva la recente contrarietà della Quinta commissione del Csm, il Consiglio superiore della magistratura, secondo cui la vicenda giudiziaria del 2010 aveva determinato “una caduta di autorevolezza del giudice” e un “forte disagio nell’ufficio di appartenenza“, in base alla quale era stato proposto al Plenum di escludere De Benedictis dai giochi e di scegliere il presidente aggiunto fra Giovanni Anglana e Maria Teresa Romita.

Quest’ultima, alla fine, è stata nominata e tuttora svolge le funzioni di vicaria in attesa della scelta di un presidente, anche grazie a un’ordinanza del Consiglio di Stato che il 16 aprile — quando De Benedictis aveva già presentato le dimissioni, dopo essere stato trovato con la mazzetta — ha sospeso l’ordinanza del Tar che lo designava presidente aggiunto.

L’altalena al Csm

La vicenda è delle più complicate. Riletta a distanza di anni, però, mostra come De Benedictis dopo l’arresto e il primo processo per detenzione di armi sia stato riabilitato dalla sentenza di assoluzione e sostenuto da una parte dei suoi colleghi.

Forte di tale consapevolezza l’ex gip, una volta rientrato a Bari dopo diversi anni di servizio alla sezione penale del tribunale di Matera, aveva deciso di puntare in alto e aveva presentato domanda per il posto di presidente aggiunto dell’ufficio gip-gup del capoluogo pugliese (che risultava vacante dopo il trasferimento di Antonio Diella), insieme con Rosa Nettis, Maria Teresa Romita, Susanna De Felice, Annachiara Mastrorilli, Michele Parisi, Giovanni Abbattista e Giovanni Anglana.

In Quinta commissione, a fine 2019, la scelta era stata ridotta ai soli Anglana e Romita, portati in Plenum nel mese di febbraio del 2020 con due proposte, ognuna con due voti. La posizione di De Benedictis, però, era stata oggetto di considerazioni piuttosto dure, relative proprio alla sua precedente vicenda giudiziaria in cui era stato assolto in primo grado, condannato a due anni dalla Corte d’appello e poi prosciolto dalla Cassazione, secondo la quale il dolo eventuale dimostrato non era sufficiente per una condanna.

Tuttavia se questa considerazione può essere sufficiente per escludere l’illiceità del comportamento — aveva scritto la Commissione — la stessa non elimina la rilevanza della condotta ad altri fini. Nell’ambiente in cui il candidato ebbe a operare e nel quale vorrebbe tornare a esercitare le medesime funzioni, è indubbio che l’immagine del magistrato ha subito una irrimediabile compromissione stante la caduta di autorevolezza, prestigio e credibilità dentro e fuori dell’ufficio giudiziario di appartenenza, dove si è sicuramente determinato un forte disagio, anche a causa della rilevanza che la vicenda in oggetto ha avuto“.

Il Tar lo riabilita

Una valutazione che De Benedictis aveva contestato davanti al Tar, ricordando di essere stato assolto con formula piena dall’accusa di detenzione di armi e che la Sezione disciplinare del Csm non gli aveva irrogato alcuna sanzione. E ancora, lo stesso Consiglio superiore, una volta chiusa quella vicenda, ne aveva proposto il trasferimento da Matera a Bari, proprio all’ufficio gip-gup. Tale impostazione è stata ampiamente condivisa dal tribunale amministrativo, che ha bacchettato il Csm scrivendo in sostanza che le passate vicende giudiziarie di De Benedictis non potevano diventare una causa ostativa alla sua promozione al vertice dell’ufficio, considerato che lo stesso Consiglio lo aveva precedentemente assolto dall’illecito disciplinare.

Naturalmente il Tar non è entrato nel merito del fatto che quelle decisioni siano state assunte dal Consiglio superiore in diverse composizioni e che pochi mesi fa è sembrato grave ciò che in passato non era stato neppure censurato. Inoltre i giudici hanno accolto le doglianze di De Benedictis anche in relazione alle modalità scelte per comparare i curriculum, suo e della collega Romita, concludendo per l’annullamento della delibera del Plenum che aveva nominato lo stesso Romita presidente aggiunto.

L’ultimo atto

Il Consiglio superiore, però, non ha mandato giù tale scelta e ha proposto sospensiva al Consiglio di Stato, che l’ha accolta con l’ordinanza del 16 aprile. “Nelle more della definizione sulla controversia deve prevalere la continuità delle funzioni” hanno scritto i magistrati nell’ordinanza, lasciando Romita al suo posto e fissando un’udienza di merito per l’8 luglio.

In realtà quel 16 aprile i giudici non avrebbero potuto fare diversamente, perché De Benedictis, perquisito e sorpreso con una mazzetta da 5mila 400 euro addosso, si era già dimesso sei giorni prima. Il paradosso ha voluto che le sue dimissioni fossero consegnate per prima proprio a Maria Teresa Romita, la collega contro cui aveva vinto il ricorso al Tar e che adesso si trova a reggere l’ufficio barese nel momento in cui è stato travolto dalla peggiore bufera della sua storia.

Utilizzando il sito o eseguendo lo scroll della pagina accetti l'utilizzo dei cookie della piattaforma. Maggiori Informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo. Altervista Advertising (Arnoldo Mondadori Editore S.p.A.) Altervista Advertising è un servizio di advertising fornito da Arnoldo Mondadori Editore S.p.A. Dati Personali raccolti: Cookie e varie tipologie di Dati secondo quanto specificato dalla privacy policy del servizio. Luogo del trattamento: Italia – Privacy Policy: https://www.iubenda.com/privacy-policy/8258859 Altervista Platform (Arnoldo Mondadori Editore S.p.A.) Altervista Platform è una piattaforma fornita da Arnoldo Mondadori Editore S.p.A. che consente al Titolare di sviluppare, far funzionare ed ospitare questa Applicazione. Dati Personali raccolti: Cookie e varie tipologie di Dati secondo quanto specificato dalla privacy policy del servizio. Luogo del trattamento: Italia – Privacy Policy: https://www.iubenda.com/privacy-policy/8258716

Chiudi