Corruzione, De Benedictis e Chiariello fanno appello contro l’aggravante mafiosa per ridurre la pena

L’obiettivo del ricorso è far decadere la pesante accusa e ridimensionare così le condanne a 9 anni e 8 mesi in primo grado. Punterà invece all’assoluzione il figlio dell’avvocato barese, condannato a quattro anni per corruzione in atti giudiziari – fonte: Chiara Spagnolo – bari.repubblica.it

Puntano a far cadere l’aggravante dell’agevolazione mafiosa – contestata per aver favorito la scarcerazione di pregiudicati – nel processo d’appello con cui cercheranno di ridimensionare le pesanti condanne che hanno ricevuto per corruzione in atti giudiziari.

L’ex giudice molfettese Giuseppe De Benedictis e l’avvocato barese Giancarlo Chiariello hanno presentato ricorso contro le pene inflitte a marzo dalla giudice salentina Laura Liguori: nove anni e otto mesi (più di quanto era stato chiesto dalla pubblica accusa) nonché l’interdizione perpetua dai pubblici uffici, l’interdizione legale per cinque anni, la confisca di 35mila euro al magistrato e di 1,2 milioni al penalista.

Presto dunque si aprirà un processo di secondo grado, nel quale Chiariello senior e De Benedictis (assistiti rispettivamente dagli avvocati Gaetano Sassanelli e Andrea SambatiGianfranco Schirone e Saverio Ingraffia) cercheranno di ridimensionare le accuse contestate, atteso che non potranno liberarsene completamente avendo ammesso gli episodi di corruzionedocumentati in diretta dai carabinieri di Bari.

Chi punterà invece all’assoluzione è Alberto Chiariello, figlio del noto penalista e suo erede professionale (che attualmente non sta esercitando la professione), che a soli 31 anni si trova con una condanna a quattro anni per corruzione in atti giudiziari. Gli avvocati Filiberto Palumbo e Vittorio Manes ribadiranno che il giovane avvocato era all’oscuro dello scambio di denaro fra il padre e il giudice e che non avrebbe dato alcun contributo causale agli eventi contestati dalla Procura di Lecce.

I difensori vorrebbero far passare la tesi che Chiariello junior agiva nello studio del genitore come un qualunque collaboratore e che sarebbe estraneo alla vicenda corruttiva come l’avvocata Marianna Casadibari (altra collaboratrice di Giancarlo Chiariello), che è stata assolta già in primo grado da due ipotesi di concorso in corruzione per non aver commesso il fatto e dalla rivelazione di atti coperti da segreto perché il fatto non sussiste.

Per quest’ultimo reato era finito nei guai anche il carabiniere Nicola Soriano, all’epoca in servizio presso la sezione di polizia giudiziaria della Procura di Bari, accusato di avere svelato a De Benedictis e Chiariello le dichiarazioni di alcuni pentiti che li accusavano.

È stato assolto anche Soriano, così come i pregiudicati Roberto Dello Russo e Antonio Ippedico e l’avvocato foggiano Michele Pio Gianquitto, finiti sotto processo a causa della presunta scarcerazione concordata tra il giudice e l’avvocato. Condannato invece Danilo Pietro Della Malva, esponente dei clan di Vieste e oggi diventato collaboratore di giustizia, che aveva pronunciato una delle frasi simbolo dell’inchiesta: “Con 30mila euro mi sono comprato il giudice”.

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