di Maria Laura Scala
Lo scorso 24 settembre nella centralissima via Massimo D’Azeglio due autovetture sono state coinvolte in un incendio in circostanze tutte da accertare.
Purtroppo chi ne ha fatto le spese è stata la storica fontana pubblica, una delle poche in città perfettamente integra e funzionante e per questo frequentatissima da numerosi cittadini che, con una consuetudine che ricorda quasi un rito popolare, vi si recano a riempire bottiglie d’acqua potabile a qualsiasi ora della giornata.
Non è bastato nascondere la cenere sotto il tappeto per illudersi che tutto fosse ritornato in ordine. Non è bastato un semplice colpo di ramazza per spazzare via l’ennesimo affronto subito da questa città e dai suoi abitanti. Non è bastato la mattina successiva all’incendio, già dalle primissime ore, ripulire la piazzetta in gran fretta dai cumuli residui del rogo, dalle due grosse chiazze nere impresse sull’asfalto e rimuovere gli scheletri delle due auto, forse per l’approssimarsi dell’imminente weekend. A nessuno è venuto in mente, neanche per un attimo, di rimuovere anche quel colore nero causato dalla combustione delle auto dalla chianca bianca del piccolo marciapiede ovale che circonda la fontanella.
Una pietra bianca, antica, un bene pubblico della città coinvolto in un vile atto di delinquenza a cui nessuna pioggia, neanche la più torrenziale, restituirà l’originario biancore. Una questione non solo estetica ma anche igienica. L’acqua di ristagno per terra, unita alla patina nera dell’incendio, ha creato sulle chianche una sottile pellicola melmosa e grigiastra. Inutile sottolineare il disagio nel passarci sopra per raggiungere la fontana: un disagio morale e di decoro.
Chiediamo pertanto alle istituzioni di competenza di adoperarsi affinché la storica fontana pubblica possa ritornare bella com’era e la chianca del marciapiede all’antico biancore. È dalla cura dei piccoli particolari che si comprende quanto un’amministrazione sia attenta alla città che governa e alla vivibilità del territorio per i suoi cittadini.