Bari, i clan truccarono le primarie 2019 ed elessero una consigliera comunale

In carcere ex consigliere regionale Giacomo Olivieri, ai domiciliari la moglie Mari Lorusso: «Fecero accordi con la mafia» – fonte: Massimiliano Scagliarini – www.lagazzettadelmezzogiorno.it

I clan di Japigia avrebbero non solo truccato le primarie del centrodestra del 2019, ma anche contribuito a eleggere la consigliera comunale Maria Carmen Lorusso, che nel 2019 partecipò alle elezioni di Bari con la lista «Di Rella Sindaco» e che poi passò nella maggioranza di centrosinistra. Il tramite sarebbe stato il marito Giacomo Olivieri, che secondo la Dda di Bari «organizzava e sosteneva la sua campagna elettorale facendo ricorso a consensi ottenuti da soggetti appartenenti o comunque contigui ad associazioni mafiose». Olivieri avrebbe fatto «accordi con soggetti mafiosi o comunque intranei alle organizzazioni di stampo associativo mafioso egemoni nelle varie aree cittadine – promettendo loro denaro e/o altre utilità». 

È quanto contesta la Direzione distrettuale antimafia di Bari nell’indagine che oggi, su ordine del gip Alfredo Ferraro, ha portato in carcere Olivieri e ai domiciliari la Lorusso e il padre Vito, l’oncologo già arrestato la scorsa estate per lo scandalo delle estorsioni ai pazienti dell’Irccs di Bari.  In carcere per questa vicenda sono finiti anche Donato e Michele De Tullio, Mirko Massari, Bruna e Bruno e Leonardo Montani, Michele Nacci, Antonio Petroni, Michele Piscitelli, Gaetano Strisciuglio e Pasquale Tisti. Domiciliari per Vincenzo Azzariti, Leonarda Loiodice, Maria Gravina e Maria Montani. Rispondono tutti, a vario titolo e secondo le rispettive responsabilità, di concorso in scambio di voti politico-mafioso. Il medico, in particolare, «al fine di ottenere voti per la figlia» avrebbe preso accordi con Massimo Parisi (pure lui arrestato), fratello di Savinuccio, «offrendo in cambio il proprio interessamento» per curare il nipote dello storico capoclan barese, poi deceduto.

Nelle 297 pagine dell’ordinanza firmata dal gip Alfredo Ferraro c’è una panoramica di tutti i mafiosi (o presunti tali) che avrebbero operato a favore della coppia Olivieri-Lorusso in tutti i quartieri di Bari. Un pezzo da 90 dei clan baresi, Tommaso Lovreglio, nipote di Savinuccio, avrebbe promesso a Olivieri «voti per la candidata Lorusso, reperiti nel quartiere Japigia, area cittadina sotto il pieno controllo» dei Parisi, in cambio «della consegna di diecimila euro». Lovreglio «aveva già garantito il proprio appoggio all’Olivieri in occasione delle elezioni primarie» con cui, nel 2019, il centrodestra scelse Di Rella come candidato. Di Rella era sostenuto, tra gli altri, proprio da Olivieri. A procacciare i voti avrebbero contributo anche Michele e Donato De Tullio, ritenuti contigui al clan Parisi, che avrebbero partecipato a riunioni con Olivieri «e promettevano il loro apporto per il reclutamento nel rione Japigia di voti in favore dà Lorusso in cambio di denaro».

All’operazione avrebbero partecipato anche il clan Montani e il clan Strisciuglio. Michele Nacci, candidato al consiglio comunale in abbinata con la Lorusso (primo dei non eletti) e genero di Bruna Montani, cugina dell’omonimo capoclan, avrebbero fornito copertura di voti anche nel clan Montani «in cambio di denaro e altri beni» come buoni spesa e buoni benzina, con la promessa di «stabilizzazione lavorativa» di Nacci e una assunzione per la figlia della Montani. Bruno Montani avrebbe promesso di mettere a disposizione «il proprio bacino di voti, da reperire principalmente dal gruppo di tifo organizzato “Cani Sciolti” di cui era il capo, in cambiuo di una importante somma di denaro, oltre a buoni benzina e buoni pasto». Stessa cosa da parte di Leonardo Montani, che avrebbe trovato voti « dal gruppo di tifo organizzato “Bulldog” di cui era il capo, in cambio di vantaggi economici».

Soldi in cambio di voti sono contestati anche al pregiudicato per mafia Pasquale Tisti, «in cambio anche una somma di denaro contante (almeno 200 euro) e altre utilità quali buoni spesa e buoni benzina». Al San Paolo e a San Girolamo avrebbe operato Gaetano Strisciuglio, figlio di «Franco La Luna», storico reggente del clan omonimo, «in cambio di denaro ed altre utilità, oltre alla promessa di una sistemazione lavorativa per la madre».

Un altro candidato come consigliere municipale, Antonio Petroni, avrebbe procacciato voti alla Lorusso «in cambio di utilità economicamente quantificabili, come buoni benzina e buoni spesa». Il 34enne Michele Piscitelli, ritenuto dalla Dda «vicino a Petroni e Strisciuglio, avrebbe operato a favore di Petroni, Nacci e Lorusso «anche in cambio di denaro (“dammi a me un» cento euro di più!”». Eleonora Loiodice e il compagno Vincenzo Azzariti, «in cambio del procacciamento di voti, da reperire nell’area di influenza del clan “Montani” del quartiere San Paolo» avrebbe ottenuto soldi e regali «oltre che la promessa di regolarizzazione della sua situazione alloggiativa» in quanto occupante abusiva di una casa popolare, «nonché la promessa per il conseguimento della patente di guida, il cui esborso economico sarebbe stato eventualmente sostenuto da Olivieri»

LE MANI DEI CLAN SULL’AMTAB

Dall’indagine è emerso che i clan di Japigia avrebbero anche imposto le assunzioni alla società di trasporto pubblico di Bari. A Tommaso Lovreglio, Tommaso Parisi e Michele De Tullio è contestata l’accusa di estorsione aggravata e rapina con il metodo mafioso minacciando «gravi conseguenze derivanti da un eventuale rifiuto di accondiscendere alle loro richieste e inoltre facendo riferimento alla necessità di rispettare una gerarchia di fatto all’interno dell’azienda municipalizzata AMTAB spa di Bari, imposta dal clan Parisi piuttosto che derivante dalle effettive cariche sociali (“…il presidente, non è il padrone il presidente! Bell bell eh! … padroni non ce ne stanno! Qui nessuno è padrone! … c’è solo un rispetto e basta! Il rispetto reciproco!”), nonché di non assicurare al Presidente AMTAB la protezione mafiosa sul territorio (“… e là chi deve coprire in mezzo alla strada? A parole? Digli “fallo, fallo tu!”).

In questo modo, secondo l’accusa, in occasione della Fiera del Levante nel settembre 2018 «e anche successivamente», avrebbero imposto a un funzionario dell’azienda (oggi in pensione) l’assunzione tramite una agenzia interinale che operava per conto dell’Amtab, «di persone vicine o comunque imparentate con esponenti del clan Parisi di Bari». Tra questi ci sono la figlia di Massimo Parisi, la figlia di Battista Lovreglio, un nipote di Savino Parisi e altri parenti degli esponenti dei clan di Japigia.

PLAUSO DELLA PROCURA

Il procuratore Roberto Rossi: “Questa operazione della Polizia è stata fatta con una professionalità incredibile, capacità investigativa e grande senso istituzionale. Parliamo di infiltrazioni della criminalità nel mondo politico, sportivo e sociale: è una operazione significativa perché a tutela della vita democratica del paese: un paese è libero se è libero e il voto e sei i cittadini possono esprimersi senza avere timori. Testimonia il lavoro del mondo giudiziario di attenzione rispetto a questi fenomeni: uno dei nostri obiettivi è il recupero del profitto illecito e la individuazione dei fenomeni di connessione tra criminalità organizzata e mondo sociale. La criminalità è pericolosa non solo perché spaccia e spara, ma perché questo uso della violenza influenza la vita sociale e su questo la Procura, nel rispetto delle norme e dei diritti dei cittadini, è un presidio a tutela libertà. Quando parliamo di inquinamento nel voto parliamo di un fenomeno circoscritto. Questo inquinamento è stato mirato, non generalizzato, bisogna riconoscere che l’attività dell’amministrazione e degli enti locali è sempre stata nella direzione della lotta alla criminalità. Questo fenomeno, che è marginale, non incide sulla attività dell’amministrazione. Però c’è.”.

Il procuratore nazionale Antimafia Giovanni Milillo: “Da questa operazione emerge un quadro allarmante della operatività del clan, per la sua vocazione universalità tipica delle associazioni mafiosa: tendenza a occupare qualunque spazio della vita sociale per ottenere vantaggi”.

Il procuratore aggiunto, coordinatore della Dda di Bari, Francesco Giannella: “è un caso di scuola che dovrebbe essere studiato: è la fotografia della mafia moderna in un territorio cittadino nel quale non solo l’organizzazione criminale agisce in modo militare, ma anche sotto il profilo affaristico e imprenditoriale, con penetrazione nel tessuto sociale”.
Numerosi gli ambiti in cui l’indagine ha documentato “interconnessioni” del tessuto sociale con quello mafioso: le assunzioni imposte in una municipalizzata che “rappresentano un modello di welfare, un modo per assicurarsi la riconoscenza della popolazione”, il ruolo dei professionisti, che “rappresentano quella zona grigia attraverso cui attuare la penetrazione in contesti non tipici dei mafiosi”. L’inchiesta rivela la “penetrazione nel mondo del calcio dilettantistico, le turbative d’asta, il condizionamento di parte delle elezioni comunali del 2019”. “Quello della mafia – ha detto Giannella – non è un mondo separato ma ci sono interconnessioni comuni. Una rappresentazione della realtà che fa cadere luoghi comuni e dovrebbe essere motivo di approfondimento per tutti dal punto di vista sociologico ed economico, oltre che giudiziario”.

TUTTI I NOMI DEGLI ARRESTATI

OPERAZIONE “MAFIA E APPALTI”

IN CARCERE: BARRACCHIA Giuseppangelo (cl. 1979), BELLONE DE GRECIS Giuseppe (cl. 1964), DAMMACCO Mario (cl. 1965), DE TULLIO Donato (cl. 1992), DE TULLIO Michele (cl. 1964), LOVREGLIO Tommaso (cl. 1984), MARINO Gennaro (cl. 1986), MASSARI Mirko (cl. 1984), MASTRORILLI Giovanni (cl. 1976), MEZZINA Sergio (cl. 1973), MINCUZZI Maurizio (cl. 1980), MONTANI Bruna (cl. 1968), MONTANI Bruno (cl. 1980), MONTANI Leonardo (cl. 1975), NACCI Michele (cl. 1987), OLIVIERI Giacomo (cl. 1961), PARISI Massimo (cl. 1973), PARISI Savino (cl. 1960), PETRONE Christopher Luigi (cl. 1984), PETRONI Antonio (cl. 1987), PISCITELLI Michele (cl. 1980), RUGGIERI Sebastiano (cl. 1984), SFORZA Giovanni (cl. 1962), STRISCIUGLIO Gaetano (cl. 1990), TISTI Pasquale (cl. 1978).

AI DOMICILIARI: AZZARITI Vincenzo (cl. 1990), CALZOLAIO Michele (cl. 1963), BELLIZZI Alberto, (cl. 1959), FREZZA Francesco (cl. 1974), LOIODICE Leonarda (cl. 1991), MALDERA Giuseppe (cl. 1982), MAZZELLI Giuseppe (cl. 1982), PAOLICELLI Roberto (cl. 1976), PARISI Radames (cl. 1984), PARISI Tommaso (cl. 1983), PATELLA Massimo (cl. 1975), PETRONELLA Giuseppe (cl. 1981), SETTE Giuseppe (cl. 1972), TAFUNI Giandomenico (cl. 1990), BENEDETTO Saverio (cl. 1962), GRAVINA Maria (cl. 1963), LOPORCHIO Dario (cl. 1974), LORUSSO Maria Carmen (cl. 1986), LORUSSO Vito (cl. 1954), MONTANI Maria (cl. 1972).

INTERDIZIONE: TAGLIAFERRO Francesco (cl. 1971), TAGLIAFERRO Raffaele (cl. 1996).

OPERAZIONE “MAFIA E DROGA”

IN CARCERE: ABBRESCIA Francesco (cl. 6.11.1991), ADDANTE Raffaele (cl. 1975), ANACLERIO Alessandro (cl. 1984), BARONE Marco (c. 1988), BARTOLI Cataldo (cl. 1979), BERNAUS Luigi (cl. 1975), BOCCASILE Roberto (cl. 1986), BOTTALICO Massimiliano (cl. 1994), BRUNO Nicola (cl. 1989), CAIZZI Attilio (cl. 1992), CAIZZI Edoardo (cl. 1974), CAIZZI Giovanni (cl. 1972), CALABRESE Ignazio (cl. 1983), CALZOLAIO Michele (cl. 1963), CAMPANALE Riccardo (cl. 1994) Capo 1; CAPRIATI Giovanni (cl. 1979), CARDINALE Antonio (cl. 1967) CARRASSI Antonio (cl. 1977), CASCELLA Francesco (cl. 1986) CASTORO Raffaele (cl. 1972), CHIUMARULO Vincenzo (cl. 1984):  CIRULLI Michele (cl. 1980), CROCCHIANTI Pietro (cl, 1975), DE FANO Antonio (cl. 1989), DE GENNARO Giacomo (cl, 1979), DE MARCO Davide (cl. 1990), DE SALVATORE Michele (cl. 1968), DI COSIMO Giovanni (cl. 1978), DI LAURO Bruno (cl. 1986), FERRANTE Carlo (cl. 1971), FIORE Fabio (cl. 1982), FORTUNATO Cosimo (cl 1962), FROTO Ignazio (cl. 1964),GHARBI Ali (cl. 1980), GIANNINI Angelo (cl. 1971), GIANNINI Domenico (cl. 1985), GRASSO Antonino (cl. 1987), IGNOMERIELLO Luciano (cl. 1981), LAFIRENZE Umberto (cl. 1990), LAMPUGNANI Vito (cl. 1985), LARIZZI Maurizio (cl. 1983), LEPORE Cosma Damiano (cl. 1980), LOGLISCI Giuseppe (cl. 1989), LORUSSO Nicola (cl. 1986), MAFFEI Mario (cl. 1966), MANZARI Michele (cl. 1986), MARINO Gennaro (cl. 1986), MARTIRADONNA Angelo (cl. 1995), MARTIRADONNA Michele (cl. 1992), MASELLI Michelangelo (cl. 1993), MASTRORILLI Giovanni, MENDOLA Luigi (cl. 1976), MEZZINA Sergio (cl, 1973), MINCUZZI Maurizio (el, 1980), MINECCIA Filippo (c. 1984), MISCEO Beniamino (c. 1982), MORETTI Antonio (cl. 1982), MORETTI Emilio (c), 1988), NATANGELI Otello (cl. 1968), PALERMITI Antonino (cl. 1988), PALERMITI Bugenio (cl. 1954), PALERMITI Giovanni (cl. 1976), PALERMO Nicola (cl. 1994), PARISI Michele (cl. 1967), PARISI Nicola (cl. 1972), PARISI Radames (cl. 1984), PARISI Tommaso (cl. 1983), PIRELLI Franco (cl. 1979), PRIMAVERA Aldo (cl. 1975), RINALDI Vito (cl. 1991), RIPOLI Antonio (cl. 1986). RISOLI Romeo (cl. 1967), RUGGIERI Michele (cl. 1986): RUGGIERI Sebastiano (cl. 1984), SCIANCALEPORE Giuseppe (cl. 1955), SCOLLETTA Gaetano (cl. 1992), SCORCIA Vito (cl. 1989), SEBASTIANO Vito (el. 1981), SIDELLA Silvio (cl. 1968), SILECCHIA Domenico (cl. 1985), STRAMAGLIA Nicola (cl. 1979), TAGARELLI Giuseppe (cl. 1987), TRIGGIANI Francesco (cl. 1976), VESSIO Francesco (cl. 1976), ZANGHI Nereo (cl. 1978).

AI DOMICILIARI: CAMPANALE Danilo (cl. 1992), D’AMATO Paolo (cl. 1990), GUGLIELMI Vito (cl. 1995), MAUROGIOVANNI Donato (cl. 1986), SCHINGARO Bernardo (cl. 1985).

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