Bari, sequestrato il tesoro dell’avvocato Olivieri: si dichiarava nullatenente come Fedez

Sigilli a ville e appartamenti per oltre 15 milioni. Il Tribunale: investimenti fatti truffando le banche, tutto intestato a prestanome – fonte: GIOVANNI LONGO E MASSIMILIANO SCAGLIARINI – www.lagazzettadelmezzogiorno.it

Dal 2011 al 2020 Giacomo Olivieri e la moglie Maria Carmen Lorusso hanno fatto registrare spese per 15,2 milioni di euro. Un tesoro impiegato per sottoscrivere quote societarie e titoli (2,6 milioni), per acquistare immobili (2 milioni), per investire in polizze vita (1,8 milioni) ma anche per garantirsi un tenore di vita elevatissimo, con spese familiari valutate in 3,4 milioni in un decennio: automobili, viaggi, vacanze, acquisti nei negozi. Peccato che la coppia potesse contare, in quello stesso periodo, su guadagni per circa 2,59 milioni e fonti lecite totali (in cui sono compresi i finanziamenti bancari e quelli ottenuti da società) per «appena» 6,9 milioni. La sproporzione, pari a poco meno di 9 milioni, spiega perché ieri 26 febbraio la Polizia di Stato ha proceduto al sequestro di tutto il patrimonio dell’avvocato barese finito in carcere per voto di scambio politico mafioso, con la moglie consigliera comunale e il padre ex oncologo dell’Irccs di Bari finiti ai domiciliari per le stesse accuse.

I sigilli, disposti dal Tribunale di sorveglianza che ha anche imposto a Olivieri la sorveglianza speciale, sono scattati su immobili, conti correnti, quote societarie intestate a prestanome, sulla villa di Polignano compreso il suo contenuto di arredi e persino « tutti gli accessori posti ad ornamento (statue, gazebo, barbecue, piante fioriere, anfore, pietre ornamentali, arredi esterni, pavimentazione, muretti in pietra, recinzione, impianto di video sorveglianza, illuminazione, etc)». I magistrati della Prevenzione (presidente Romanazzi, relatore Anglana) hanno valorizzato il lavoro dei consulenti (Leonardo De Luca Mariangela Quatraro e Marco Amenduni) che in 115 pagine hanno ricostruito le movimentazioni economiche di Olivieri. Un vorticoso giro di soldi, spesso effettuato tramite prestanome, che hanno fatto girare milioni di euro investendo in società che controllano immobili, ma anche il sito web Il Quotidiano Italiano (utilizzato, secondo la Procura, per motivi politici e per estorsioni nei confronti della Popolare di Bari) e una società di congressi, Mecongress srl, che la coppia utilizzava per organizzare convegni medici con la partecipazione dell’ex primario Lorusso.

Il sequestro ha riguardato la Fondazione Maria Rossi Olivieri onlus, cui risultano intestati beni immobili (oggetto di pignoramento) tra cui una importante masseria di Polignano, la società Puglia srl (che gestisce altri immobili), Rendita Immobiliare srl, Barivecchia srl, Comunicare srl, Grottole srl, Madonna di Grottole srl, Mecongress srl, Luxury Palace srl, Galega srl, tutte intestate a prestanome. A queste sono riconducibili ville e terreni a Polignano e Conversano, appartamenti a Bari e Polignano, una villa nel complesso Neapolis di Polignano, un b&b a Bari vecchia intestato formalmente al suocero Vito Lorusso, un appartamento in viale Japigia acquistato in un’asta giudiziaria, ma anche box e locali commerciali sul lungomare di Bari, in via Carrante e a Japigia. Tutti beni, stimati tra i 10 e i 15 milioni, che da ieri sono stati affidati all’amministrazione dell’avvocato barese Domenico Liantonio.

Secondo i consulenti, però, questa situazione di benessere era soltanto apparente. Olivieri risulta avere debiti con Agenzia Entrate Riscossione per 8,5 milioni di euro, tutti oggetto di procedure esecutive, ed esposizioni bancarie in sofferenza milionarie per le garanzie che l’avvocato ha fornito alle sue società: 4 milioni per la Fondazione (con Popolare Vicenza), 3,4 milioni per Madonna di Grottole, 256mila euro per Puglia srl con Popolare Bari verso cui Olivieri risulta avere debiti di vario genere per 2,1 milioni. In totale l’avvocato è esposto per 13,4 milioni nei confronti della sola Amco, cui sommare quelli nei confronti di una società veicolo di PopBari per un totale di oltre 15 milioni senza contare i debiti fiscali. «La somma complessiva – annota il Tribunale nel provvedimento notificato ieri – assume valore nominale prossimo all’importo totale dei finanziamenti via via concessi: tanto dimostra l’incapacità ab origine dell’Olivieri e delle società ed enti a lui riconducibili, di onorare i prestiti ottenuti». I giudici valorizzano anche una frase intercettata dell’avvocato, davanti a un funzionario di banca evidentemente compiacente che si preoccupa di trovare un modo per aiutarlo: «Io non ho intestato nulla! Io non ho neanche gli occhi per piangere!».

Il meccanismo suonava pressappoco così: Olivieri comprava gli immobili attraverso la Fondazione e la società Puglia srl, schermandosi con prestanome ultraottantenni oppure nullatenenti, utilizzando mutui concessi dalle banche ma anche i proventi di presunte bancarotte fraudolente. E’ il caso dell’operazione fatta con la Fondazione per la cessione della masseria di Madonna delle Grottole a Polignano (un complesso storico che comprende anche una chiesetta e un insediamento rupestre), che – dice il Tribunale – era «finalizzata, unicamente, a garantire al prevenuto una enorme provvista di denaro (pari ad oltre € 6.000.000,00 tenuto conto della semplice plusvalenza realizzata dalla cessione del complesso immobiliare alla Fondazione), con pari (ingente) danno dell’ente no profit e, soprattutto, dell’istituto di credito» Popolare di Vicenza. In sostanza Olivieri nel 2005 ha comprato la masseria, per 970mila euro, grazie a un mutuo Unicredit, e nel 2013 l’ha venduta alla Fondazione (costituita nel 2011 a nome della madre) incassando 7 milioni. «Con tale operazione, si liberava dei mutui contratti a titolo personale nel settembre 2005 e ad agosto 2012; incassava, altresì, dalla Fondazione (la quale si era già accollata il mutuo di € 4.200.000,00) gli ulteriori importi di € 150.000,00 all’atto della stipula e di € 500.000,00 in seguito (restando, peraltro, creditore della residua somma di € 2.150.000,00); mantenendo, di fatto, la disponibilità del complesso immobiliare, posto che, anche dopo la formale cessazione di ogni carica dalla Fondazione, ha continuato a controllarla personalmente tramite teste di legno e fiduciari; al contempo la Fondazione si rendeva inadempiente nel pagamento delle rate del mutuo». Un’operazione che sarebbe stata messa in campo «solo grazie alla collaborazione di funzionari e incaricati dell’istituto di credito, i quali, ciascuno per la sua parte, avevano elevato artificiosamente ed in modo abnorme il valore del complesso immobiliare (stimato quasi 10 volte il suo valore effettivo), avevano tenuto nascoste (o, quantomeno, ne avevano minimizzato l’effettiva portata) altre circostanze rivelatrici dell’antieconomicità dell’operazione per l’istituto di credito».

Il provvedimento del Tribunale fa emergere tutti i procedimenti a carico di Olivieri. Oltre a quelli per bancarotta, autoriciclaggio e malversazione a danno dello Stato (gli ultimi due ancora in fase di indagini preliminari), ce n’è uno per truffa alla Fondazione che spiega bene il suo modus operandi consistito nell’aver «incrementato il valore attribuito al complesso immobiliare sito in Polignano a Mare, nonché nell’aver trasferito il proprio debito nei confronti della Banca Popolare di Vicenza – contratto per l’accensione di un mutuo di liquidità personale – alla “Fondazione Maria Rossi Olivieri”, mediante accollo del finanziamento da parte di quest’ultima, sottraeva dalle casse del predetto ente i fondi derivanti dall’incasso delle somme destinate al “5×1000 ” dell’Irpef e dalle donazioni eseguite in favore della Onlus». Il procedimento si è chiuso, nel 2022, con sentenza di non luogo a procedere: mancava la querela da parte della Fondazione, che in quel periodo era guidata da Olivieri. L’avvocato barese avrebbe dunque dovuto querelare se stesso.

Utilizzando il sito o eseguendo lo scroll della pagina accetti l'utilizzo dei cookie della piattaforma. Maggiori Informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo. Altervista Advertising (Arnoldo Mondadori Editore S.p.A.) Altervista Advertising è un servizio di advertising fornito da Arnoldo Mondadori Editore S.p.A. Dati Personali raccolti: Cookie e varie tipologie di Dati secondo quanto specificato dalla privacy policy del servizio. Luogo del trattamento: Italia – Privacy Policy: https://www.iubenda.com/privacy-policy/8258859 Altervista Platform (Arnoldo Mondadori Editore S.p.A.) Altervista Platform è una piattaforma fornita da Arnoldo Mondadori Editore S.p.A. che consente al Titolare di sviluppare, far funzionare ed ospitare questa Applicazione. Dati Personali raccolti: Cookie e varie tipologie di Dati secondo quanto specificato dalla privacy policy del servizio. Luogo del trattamento: Italia – Privacy Policy: https://www.iubenda.com/privacy-policy/8258716

Chiudi