Voto di scambio, il business dei corsi di formazione: “Assumo la docente, visto che è tua amica mi darà solo il 10%”. Così parlava il braccio destro di Sandrino Cataldo

Nelle carte della Procura di Bari la rete di Cataldo, marito di Maurodinoia, nella formazione professionale e nella sanità. Le sponde anche in Regione. E un medico dell’Asl si rivolgeva a lui per fare carriera: è indagato – fonte: Chiara Spagnolo: bari.repubblica.it

Una tangente da 2mila euro per essere assunta come docente per i corsi di formazione organizzati da un ente di Putignano accreditato dalla Regione Puglia: l’avrebbe pagata una donna con qualifica di operatore socio-sanitario ad Armando De Francesco, ex consigliere municipale di Sud al centro e uomo di fiducia di Sandrino Cataldo, il marito dell’assessora (ormai ex) Anita Maurodinoia, finito agli arresti domiciliari. È ai domiciliari anche De Francesco e ieri, assistito dall’avvocato Nicola Quaranta, ha fatto scena muta davanti alla giudice che lo ha arrestato.

Ma i pm su di lui hanno le idee chiare, perché tantissime sono le intercettazioni di cui è protagonista e grazie alle quali hanno ricostruito come insieme con Cataldo utilizzasse università private ed enti di formazione come «paniere di posti di lavoro», trasformandoli, durante le tornate elettorali, nel «bacino dal quale attingere voti».

Atenei ed enti

«Io ero il braccio destro di Sandro, quindi io ero a conoscenza dell’illegalità che noi facevamo», diceva De Francesco a un maresciallo della Guardia di finanza nei giorni in cui aveva deciso di troncare i rapporti con Sandrino, con una scelta poi sconfessata e un tentativo di calunnia nei confronti dei finanzieri. Spiegava che tutto gravitava attorno al movimento politico Sud al centro, il cui consenso politico sarebbe stato costruito grazie ai numerosi giovani iscritti alle università telematiche Pegaso e Mercatorum, «delle cui sedi baresi — annotano i magistrati — Cataldo è risultato avere la piena gestione e controllo in forma occulta». A dirlo era lui stesso, in una conversazione con una donna che gli chiedeva: «È tua Pegaso?». E lui rispondeva: «Sì». Un’altra fonte, da cui attingere i nomi degli elettori da comprare, era quella degli enti di formazione accreditati dalla Regione, «in cui Cataldo aveva un ruolo significativo».

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Le assunzioni

Nell’Aps “Formare” di Putignano venivano garantiti «compensi economici ai frequentatori, oltre che ai docenti», hanno evidenziato i carabinieri. Per ottenere il posto bisognava conoscere la persona giusta o essere vicini a “Sud al centro”, come sapeva bene Lella. Che in un messaggio a De Francesco scriveva senza mezzi termini: «Mi devi piazzare un’altra». L’interlocutore si metteva a disposizione, ma chiarendo subito i termini dell’accordo: «Gli diamo 2mila euro al mese… Però deve dare qualcosa. Fatti avere qualcosa e la mettiamo». Cioè: falle capire che deve pagare una mazzetta per essere assunta.

Lella, a quel punto, chiedeva ulteriori particolari e l’altro non esitava: «Io garantisco per un anno le docenze, ogni 40 giorni, un contratto da 40 giorni prevede 2mila euro, sono 24mila. Per lei faccio il 10 per cento. Io di solito chiedo di più, ma se è amica tua…». Ovvero la tangente da corrispondere era stata ridotta perché la ragazza era stata segnalata da Lella. Ma la richiesta era pressante e avrebbe dovuto essere evasa subito: «Me li porti stasera», diceva De Francesco.

E quando l’altro faceva presente che la donna in quel momento avrebbe potuto versare soltanto mille euro, rispondeva: «E che ce ne dobbiamo fare di mille euro?». E per far capire che la cifra richiesta non era poi così alta, aggiungeva: «Lei nel primo mese 2mila euro già li recupera».

Il ricatto del lavoro

Sul fatto che l’aiuto a trovare un’occupazione servisse per legare a filo doppio gli elettori, e chiedere loro di restituire il favore nelle urne, non hanno dubbi gli investigatori. Anche perché De Francesco lo spiegava con un lungo messaggio vocale mandato a un’amica nel giugno 2021, quando aveva in mente di costituire un ente di formazione tutto suo, staccandosi da Cataldo. «Mi sto preparando, sto facendo questa cosa dell’ente di formazione, dei docenti, dei tutor… perché questa gente mi dovrà tutta rispondere con dei voti. Perché quando dirò “ahò mo votate”… Cioè io sto girando anche fra i ragazzi che mettiamo a fare i corsi, io, mancano tre anni, ma sono già in campagna elettorale».

Le elezioni a cui all’epoca l’ex consigliere faceva riferimento erano quelle comunali del prossimo giugno, alle quali pensava di candidarsi dopo la delusione della tornata 2019, in cui al suo posto in Municipio era stato eletto Carlo De Giosa, in accoppiata (ed economicamente sponsorizzato, secondo la Procura) con Anita Maurodinoia. Nel futuro De Francesco sperava di riscattarsi e forse anche per questo aveva rinsaldato i suoi legami con Sandrino: «Io stavolta voglio fare l’assessore».

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La sponda in Regione

De Francesco non era prudente al telefono e spesso faceva capire che sia lui sia Sandrino avessero molti amici alla Regione. Dove riuscivano anche a “introdurre” amici come Nicola Lella, ingegnere che proprio da De Francesco fu presentato a una funzionaria: «Sono andato a parlare dall’amica mia (indentificata dai carabinieri in una funzionaria del dipartimento Mobilità), ma poi non ho voluto sapere niente… Perché se domani esce un reato, io posso dire che li ho solo fatti conoscere».

Medici e dirigenti Asl

Ne conosceva tanti Sandro Cataldo e ognuno gli doveva qualche favore, perché lui evidentemente ne aveva fatti a loro. Così un primario del Policlinico — al quale aveva detto: «Verrà a nome mio» — aveva accettato di visitare De Francesco a tempo di record, evitandogli le normali trafile. Lo stesso medico, qualche tempo dopo, aveva consegnato a Sandrino un verbale per infrazioni del Codice della strada preso dal fratello, chiedendo un aiuto per farlo revocare. «Cataldo è molto accreditato negli ambienti sanitari baresi — evidenzia l’ordinanza — intrattiene rapporti con dirigenti medici che spesso hanno dimostrato un non comune livello di disponibilità nei suoi confronti, prestandosi a effettuare visite specialistiche o esami alle persone da lui segnalate, dando loro la possibilità di scavalcare le liste d’attesa o comunque di accorciare drasticamente i tempi».

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Disponibile fino a commettere reati sarebbe stato il medico Giuseppe Siciliani, che «dimostrava un atteggiamento accondiscendente e quasi servile nei confronti di Cataldo», chiedendogli di intervenire sull’Asl Bari per essere ricollocato in un posto a lui favorevole. Siciliani è indagato per falso ideologico, in relazione a un certificato falso che avrebbe fornito a De Francesco per consentirgli di evitare il pagamento di una multa, e di corruzione per aver cercato di ingraziarsi Sandrino con quel favore. Ma anche con le visite, ambulatoriali e specialistiche, ai suoi familiari.

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