Voto di scambio, al setaccio il telefono dell’ex assessora Maurodinoia. Nel mirino le chat dopo il blitz di febbraio

I messaggi dell’ex titolare dei Trasporti in Puglia dopo i 130 arresti nell’inchiesta su mafia e politica finiscono sotto la lente degli inquirenti – fonte: Chiara Spagnolo – bari.repubblica.it

“Noi non riusciremo mai a competere con quelli, perché lei è scientifica… Io non ho mai fatto questo tipo di discorso, perché loro fanno matematico, vieni, cinquanta euro a voto, calcola mille voti e chiude la partita”: parlava così Giacomo Olivieri il 20 maggio 2019, a cinque giorni dalle elezioni, spiegando ad alcuni portatori di voto, ingaggiati per sostenere la moglie Mary Lorusso nella corsa verso il Consiglio comunale di Bari, che il suo tariffario non poteva competere con quello di lei. Cioè di Anita Maurodinoia, che nella frase precedente aveva appellato con un epiteto poco lusinghiero, perché temeva di essere danneggiato dall’artiglieria pesante messa in campo, ovvero una grande quantità di soldi per comprare i voti necessari a farsi eleggere.

I risultati delle urne, in effetti, parlarono chiaro: Maurodinoia (candidata con Sud al centro per il centrosinistra) raccolse 6mila 234 preferenze e Lorusso, della lista Pasquale Di Rella sindaco per il centrodestra 909. Entrambe entrarono in Consiglio, un anno dopo la prima lasciò il Comune per la Regione, diventando assessora ai Trasporti fino al 4 aprile.

Le sue dimissioni sono arrivate poche ore dopo la perquisizione nella villa a Triggiano, in cui i carabinieri si sono presentati con il decreto dei pm Savina Toscani e Claudio Pinto e del procuratore aggiunto Alessio Coccioli, in cui si ipotizza a carico di Maurodinoia il reato di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione elettorale, commesso in concorso col marito (Sandro Cataldo), finito agli arresti domiciliari e con altre persone.

“Alla signora un lavoro come domestica…”, i mazzetti di 50 euro e i buoni pasto: così a Bari venivano reclutati gli ‘elettori bisognosi’

Per i magistrati, la compravendita di voti a 50 euro l’uno avrebbe alterato il risultato delle elezioni comunali di Bari del 2019, di Grumo Appula del 2020 e di Triggiano del 2021 nonché le regionali del 2020. Per la gip Paola Angela De Santis, invece, il rischio che ha giustificato le misure cautelari (una in carcere per Nicola Lella, assessore a Grumo; sette ai domiciliar tra cui il sindaco di Triggiano, Antonio Donatelli, e due divieti di dimora per moglie e figlio di Donatelli) è che le operazioni illecite potessero essere replicate alle imminenti comunali di Bari.

Non è un caso che nel decreto di perquisizione sia stato dato mandato ai carabinieri di acquisire in casa dell’ex assessora eventuale documentazione utile alle indagini e di sequestrare telefoni e computer. Nei quali il consulente informatico Raffaele Colaianni dovrà cercare mail o messaggi fra Maurodinoia e gli altri indagati, in periodi ben individuati. Cioè da febbraio a luglio 2019, in relazione alle passate amministrative di Bari; da giugno a dicembre 2020, per le regionali; da settembre 2021 a febbraio 2022, per le comunali di Triggiano.

L’indicazione più significativa riguarda, però, gli ultimi 37 giorni, corrispondenti al periodo successivo all’esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare dell’inchiesta Codice interno, in cui è indagata Maurodinoia per voto di scambio. In quell’inchiesta, nel maggio 2019, la Dda chiese al gip di intercettare la donna, ma la sollecitazione fu respinta.

La Polizia, però, nel 2019 ascoltava Giacomo Olivieri conversare con persone vicine ai clan. E in quei dialoghi più volte è venuto fuori il nome dell’ex assessora. Lo hanno fatto Bruna Montani, dell’omonimo clan, e il genero Michele Nacci (all’epoca primo dei non eletti della lista Di Rella sindaco, arrestato a febbraio), che diceva: “Pure a noi ci chiamò Maurodinoia… Ma io non me la sono sentita di tradire a lui”. Dove lui era appunto Olivieri.

In un’altra circostanza era sempre Nacci a spiegare a un amico che le cose per loro non erano facili, perché “Saverio (Magaletti, che candidato a un Municipio con Sud al centro) tiene dietro la Maurodinoia che è miliardaria… quello mo’ sta dando i soldi”. Tra le conversazioni che sono state ritenute degne di interesse dalla Procura ci sono anche quelle fra Tommaso Lovreglio (nipote del boss Savino Parisi, pure lui arrestato a febbraio) e un parente, in cui raccontava di avere incontrato la coppia Maurodinoia-Cataldo e di aver passato alcuni momenti con loro, “che erano amici di mio padre”. Il genitore altri non è che Battista Lovreglio, ex luogotenente di Savinuccio da anni in carcere.

L’ormai ex assessora un mese fa ha negato di conoscere i Lovreglio, ma la Procura adesso ha in mano il suo telefono e vuole capire cosa ha detto e a chi dopo che era esploso il bubbone del voto di scambio.

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