Usurai con il reddito di cittadinanza, a Bari 13 arresti: la maggior parte donne che avevano come vittime anziani

Un vasto giro di usura “domestica”  – gestito prevalentemente da donne e che aveva come vittime soprattutto anziani – è stato sgominato a Bari dal Nucleo di polizia economico-finanziario della guardia di finanza, nell’ambito di un’operazione “Cravatte rosa”. Il prestito di soldi a strozzo andava avanti da circa un decennio e si era potenziato nel periodo di crisi determinato dall’emergenza Covid, con la realizzazione di ingegnosi metodi per consegnare i prestiti (e riscuoterne la restituzione con tanto di interessi) durante il lockdown. Metà degli usurai arrestati percepivano il reddito di cittadinanza, le condotte contestate sono andate avanti fino all’inizio dell’autunno.

Tredici le persone raggiunte dalle ordinanza di custodia cautelare, firmate dalla gip Annachiara Mastrorilli su richiesta del pm Lanfranco Marazia e del procuratore Roberto Rossi. Usura, aggravata dallo stato di bisogno delle vittime, ed estorsione, aggravata dall’età (a volte molto alta) delle persone offese, i reati contestati al termine delle indagini dei finanzieri guidati dal colonnello Luca Cioffi. Sono stati loro, stamattina, ad eseguire numerose perquisizioni, trovando materiale che conferma le ipotesi accusatorie nelle abitazioni degli indagati.

Cinque persone (quattro delle quali sono donne) sono state condotte in carcere e otto (sei delle quali donne) ai domiciliari. Nel corso delle indagini è stato accertato che le usuraie utilizzavano metodi molto pesanti per chiedere alle vittime la restituzione dei soldi prestati, con minacce a cui era difficile rimanere indifferenti. Anche l’individuazione delle persone a cui concedere prestiti avveniva in maniera scientifica, cercando tra le persone conosciute uomini e donne che versavano in stato di bisogno. Sono stati documentati prestiti di denaro pari anche a 20 euro, di cui le vittime avevano bisogno per pagare le esigenze più banali della vita quotidiana e persino per riuscire a fare la spesa.

fonte: Chiara Spagnolo – bari.repubblica.it

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Bari, estorsioni e tassi usurai fino al 5mila per cento: 13 arresti all’alba

Un vasto giro di usura è stato scoperto dai militari del Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Bari che stanno eseguendo un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 13 persone (5 in carcere e 8 agli arresti domiciliari), di cui 6 beneficiari di reddito di cittadinanza.

Le indagini, coordinate dal Procuratore facente funzioni Roberto Rossi e dirette dal Pm Lanfranco Marazia, hanno portato alla luce condotte di usura di tipo “domestico” per centinaia di migliaia di euro, poste in essere, nel periodo 2011-2020, prevalentemente da donne appartenenti a 4 nuclei familiari nei confronti di loro vicini di casa, residenti nei quartieri popolari Japigia, San Pasquale e San Paolo di Bari.

In particolare, le indagini sono state avviate a seguito delle dichiarazioni rese da un’anziana donna di Bari, in gravi difficoltà economiche, la quale – presentatasi nel maggio 2019 presso la Guardia di finanza denunciò di essere stata e di essere, tuttora, vittima di usura da parte di diversi “aguzzini”.

LE MINACCE – Il “modus operandi” dell’attività usuraria prevedeva la restituzione della somma prestata in un arco temporale ricompreso – nella maggior parte dei casi tra una settimana ed un massimo di 6 mesi – con l’applicazione di tassi di interesse annui fino a oltre il 5.000%. Spesso gli usurai costringevano le loro vittime a pagare gli interessi anche ricorrendo a violenze e minacce, quali – a titolo esemplificativo – le seguenti: “Se non paghi vengo e ti sbrano”; “Se non paghi ti brucio l’auto”; “Ti mando mio figlio con la pistola”, “…ti faccio saltare in aria…”.

Inoltre, per i prestiti ottenuti vigeva la regola del “salto rata”, ovvero la vittima – laddove non fosse stata in grado di pagare, alla scadenza, la rata pattuita – era costretta a versare una “penale”, denominata “solo interesse”, ammontante al 50% della rata mensile prevista, con la conseguenza che il debito residuo rimaneva inalterato e che i tempi di estinzione del prestito si allungavano.

Le attività investigative hanno, altresì, consentito di accertare che le singole rate dei prestiti usurari erano corrisposte in contanti o attraverso la ricarica di carte postepay prepagate intestate agli stessi usurai, nonché a persone loro vicine.

DEBITI DA GIOCO – Oltre a famiglie con gravi difficoltà economiche, sono caduti nella “morsa” dell’usura impiegati, commessi ed operai, alcuni dei quali anche accaniti giocatori di “bingo”, “lotto”, “slot machine” e “gratta e vinci”, tanto che, in una circostanza, una vittima, “ludopatica”, si è ritrovata in difficoltà tali da dissipare intere fortune, arrivando persino a vendere l’abitazione nella quale viveva.

Nel corso delle indagini, in più, è stato possibile accertare che una delle aguzzine – nonostante le misure restrittive imposte dall’ultimo lockdown – non aveva esitato, pur di vedersi regolarmente pagata la rata mensile, a recarsi presso l’abitazione della sua debitrice e farvi ingresso, con la forza, priva dei dispositivi di protezione, nonostante nella casa vi fosse un’anziana allettata, con gravi problemi di salute.

Infine, è emerso che 6 dei 13 soggetti arrestati sono risultati percettori del Reddito di Cittadinanza, avendo dichiarato di non essere titolari di alcun tipo di reddito.

fonte: www.lagazzettadelmezzogiorno.it

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