Trani, tentata un’altra evasione. “Ci mancano cento agenti”

Il carcere di Trani è in piena emergenza: un detenuto di vent’anni fermato mentre tenta di scavalcare un cancello. Appena tre giorni fa la doppia fuga – fonte: Cenzio Di Zanni – bari.repubblica.it
 
 
È successo ancora. Ed è successo a 48 ore dall’evasione di Daniele Arciuli e Giuseppe De Noja, i detenuti fuggiti dal carcere di Trani giovedì scorso. Stavolta l’epilogo è stato diverso. Un’evasione tentata, ma soltanto per la prontezza di riflessi dei due agenti di scorta che accompagnavano il detenuto nell’aula bunker per l’udienza di convalida dell’arresto: l’hanno bloccato sulla recinzione. Il che non sposta di una virgola il tema. La sicurezza di quello che un tempo era “il supercarcere” di Trani e oggi sembra diventato un colabrodo. I nodi sul tavolo delle autorità sono due: il sovraffollamento del penitenziario da un lato e il numero di agenti in servizio dall’altro. Che dovrebbero essere 315 e invece da quelle parti non superano quota 210, secondo Domenico Mastrulli, il segretario generale del Cosp (Coordinamento sindacale penitenziario).
Con ordine. Sono passate da poco le 10 quando due agenti accompagnano all’udienza un ventenne arrivato in carcere la sera precedente: era stato fermato per reati contro il patrimonio. Il gip di Trani lo aspetta nell’aula bunker, la vecchia palestra degli agenti che si trova in un edificio dell’istituto. Il detenuto dice di sentirsi male, sembra avere un mancamento. «Per senso d’umanità gli sono state tolte le manette e lui è fuggito», racconta il segretario generale del Sindacato autonomo polizia penitenziaria, Donato Capece. I due agenti l’hanno inseguito e bloccato prima che scivolasse oltre la recinzione. La scorta era composta da due poliziotti e invece, rimarcano i sindacati, ce ne doveva essere un terzo. Ma gli agenti sono pochi. Troppo pochi, in alcune circostanze. All’appello ne mancano più di cento. E i detenuti sono sempre di più: 350 in media, con punte di 380, raccontano i sindacati. E non dovrebbero essere più di 320, però: «Ma qui spesso siamo costretti ad aggiungere un’altra branda nelle celle del nuovo padiglione. che che possono contenere tre detenuti » , dice un funzionario del carcere. Il nuovo padiglione è quella palazzina da quattro piani per 200 posti letto inaugurata a fine 2020. La stessa che ha consentito la chiusura della Sezione blu. Ovvero la sezione di massima sicurezza nella quale il 28 dicembre 1980 ci fu la sommossa di una ventina di detenuti. Fra i quali alcuni esponenti delle Brigate Rosse come Bruno Seghetti, allora coinvolto nel processo sul caso Moro e poi condannato all’ergastolo: era alla guida dell’auto che portava lo statista lontano da via Fani. Per rimettere ordine nella sezione arrivarono le teste di cuoio dei carabinieri: fu il debutto del Gis.
Adesso il punto è che la sezione è chiusa soltanto sulla carta, perché viene utilizzata per la quarantena dei nuovi arrivati. E nonostante non sia conforme ai requisiti per i quali la Corte europea dei diritti umani ha già condannato l’Italia per trattamento inumano e degradante. «Gli agenti si dividono fra le due sezioni e spesso capita che nella nuova struttura ci siano solo due agenti, che quindi devono andare da un piano all’altro perdendo di vista le celle » . Di notte accade che i poliziotti siano solo una decina per 350 detenuti. Altra questione: l’età media intorno ai 55 anni. «E le nuove reclute sono destinate al Centro Nord: è successo anche con il provvedimento del 22 luglio scorso » , spiega la senatrice Bruna Piarulli ( M5S), che fino al marzo 2018 è stata direttrice del carcere di Trani.
 

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