Salumiere ucciso per una manciata di euro fermati cinque ventenni, uno confessa

di GIOVANNI DI BENEDETTO – bari.repubblica.it

Sono stati fermati in cinque, uno ha confessato. Hanno 20 anni, uno 19. Ragazzi di Bisceglie, insospettabili, accusati ora dell’omicidio di Giuseppe Di Terlizzi, il salumiere quarantenne di Ruvo di Puglia ucciso la sera del 13 aprile scorso nel corso di una brutale rapina che fruttò poche centinaia di euro. Sono accusati di omicidio, rapina, porto e detenzione di arma da fuoco in luogo pubblico. Nelle loro abitazioni sono stati ritrovati un passamontagna e 34 cartucce calibro 7,65, lo stesso calibro di quello rinvenuto sul luogo della rapina durante i rilievi. I carabinieri parlano di riscontri oggettivi, di dichiarazioni che incastrano e di mezze ammissioni.

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FOTO Il luogo del delitto

Ci sono arrivati dopo la confessione di una loro vecchia conoscenza, autore già di altre rapine. Probabilmente non riusciva a portare l’enorme peso sulla coscienza, cosciente che questa volta si era andati ben oltre il semplice colpo. Si chiamano Giancarlo Pozzessere, Roberto Cosimo Damiano Sette, Francesco De Cillis, Daniele De Feudis e Domenico Gentile. A sparare, ricostruiscono gli inquirenti, sarebbe stato il primo per difendere un altro del gruppo durante la colluttazione con il commerciante che tentava di difendere il registratore di cassa con all’interno appena 130 euro. A fare irruzione nel negozio quella sera poco dopo le 21.30 furono in 4 con i volti coperti da passamontagna, un complice era poco distante ad attenderli a bordo di una Ford Fiesta. Eppure i primi sospetti dei carabinieri si concentrarono su altri giovani di cui alcuni testimoni fornirono un preciso identikit. In procura a Trani spiegano che i 5 fermati sono quelli “maggiormente indiziati del delitto”, altre 6 persone rimangono indagate in attesa della prova scientifica, l’esito cioè degli esami sul loro dna confrontato con quello dei capelli trovati all’interno delle calzemaglie utilizzate per coprirsi il volto durante il colpo.

La sera della rapina, lo ricordiamo, l’uomo era rimasto da solo nel locale, dopo l’orario di chiusura e dopo che la moglie, che lo aiutava nel negozio, era tornata a casa. I rapinatori entrarono nel negozio con i volti coperti da passamontagna e uno di loro era armato. Il capo della procura di Trani Carlo Maria Capristo ha detto che “lo Stato c’è, nessuno porterà mai più in vita Giuseppe Di Terlizzi, ma i cittadini sappiano che le istituzioni sono sempre al loro fianco”. Per l’intera comunità di Ruvo, l’omicidio di Giuseppe Di Terlizzi è stato un vero e proprio choc. I commercianti fecero fronte comune, in segno di protesta tennero abbassate per un giorno le serrande delle loro attività, ribellandosi a questa forma di violenza, da sempre lontana dal piccolo centro del barese considerato un posto tranquillo.

Nel corso dell’omelia durante i funerali il vescovo della diocesi di Molfetta monsignor Luigi Martella senza giri di parole invitò gli autori del gesto, definendoli “malintenzionati mascherati”, a pentirsi. “Abbiate il coraggio di consegnarvi alla giustizia – tuonò dall’altare avete nascosto il volto, non potete nascondervi da Dio”. Aggiungendo che “non potete nascondervi da Dio e trascorrere la vostra vita da morti”. A migliaia parteciparono alle esequie del commerciante il cui feretro fu portato a spalla da amici e colleghi lungo l’intero corso cittadino fino al negozio che aveva da poco ristrutturato, realizzato mattone dopo mattone con i sacrifici di una vita.

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