Chili di cocaina ed eroina e quintali di marijuana, gestione di bische ma anche pressioni su amministratori locali per ottenere autorizzazioni a organizzare concerti in un parco comunale: arrestate all’alba 72 persone tra Lecce e provincia. Altre 110 sono indagate.
Duro colpo ad una frangia della Sacra corona unita leccese. Le indagini sono state eseguite dalla Squadra mobile di Lecce e dal servizio centrale operativo, coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia. Le misure cautelari sono state emesse dalla gip Simona Panzera. Gli arrestati sono indagati a vario titolo per associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione, violazione della legge sulle armi, associazione finalizzata al traffico di droga, esercizio aggravato e partecipazione al gioco d’azzardo. L’attività investigativa è partita nel 2017 grazie ad una lettera intercettata dal carcere il cui mittente, scoperto successivamente, era Cristian Pepe, ergastolano leccese.
Nel tempo il clan Pepe, con Cristian capo storico, e suo fratello Antonio come reggente, noto come “Totti” , aveva consolidato la sua egemonia sulla città di Lecce e nei comuni vicini. Il gruppo criminale aveva preso il controllo esclusivo nelle principali attività illecite con la gestione di canali di approvvigionamento della sostanza stupefacente, la vendita al dettaglio ma anche le estorsioni e il controllo del gioco d’azzardo. Il clan dettava legge anche sui diversi gruppi criminali operanti a Squinzano, Galatone, Nardò, Surbo e nelle marine adriatiche.
Dalle indagini è emerso anche un consolidato rapporto tra questo gruppo e le organizzazioni criminali brindisine. A tessere i rapporti tra le due province, oltre che al capo clan reggente Antonio Pepe, anche gli affiliati più vicini, come Antonio Marco Penza, Valentino Nobile, Stefano Monaco e Manuel Gigante. Il gruppo aveva affiliato anche nuovi adepti, i poliziotti hanno intercettato due affiliazioni con lo storico “battesimo” della Sacra Corona Unita.
Ma non solo droga, il clan aveva anche la gestione delle bische, acquisiva il 40 per cento degli introiti. Ci sarebbe stato anche il tentativo da parte di Antonio Pepe di condizionare, in suo favore i risultati di giochi gestiti dal monopolio di Stato; avrebbe fatto pressioni per ottenere agevolazioni nelle vincite per gli appartenenti al clan ed ai loro familiari. Tra gli interessi del gruppo criminale anche concerti e spettacoli organizzati nel parco Belloluogo di Lecce
Esponenti del clan avrebbero minacciato un assessore comunale per fare pressioni affinché fossero rilasciate autorizzazione per eventi e spettacoli nell’area oggetto di concessione comunale. Eventi in cui il gruppo avrebbe potuto così spacciare droga ai partecipanti. Alcuni indagati rispondono anche dell’attentato incendiario del 30 agosto 2017 ai danni del comandante della stazione dei Carabinieri di Surbo, ritenuto ormai troppo scomodo. Il militare con il suo lavoro stava ostacolando l’attività illecita del clan.