Prete antimafia lucano: «Ho paura d'essere ucciso»

di Vittoria Smaldone (www.lagazzettadelmezzogiorno.it/…)


È il prete antimafia. Il sacerdote da sempre in trincea contro la malavita organizzata, portavoce di una Basilicata che chiede di fare luce sui tanti misteri, a cominciare dall’omicidio di Elisa Claps. Don Marcello Cozzi, presidente di Libera, associazione contro le mafie, ha sempre «mostrato la faccia», denunciato potenti, criminali e connivenze. Con grande coraggio. Ma questa volta ha paura. E lo dice apertamente: «Temo per la mia vita». 

I timori del sacerdote nascono dalle rivelazioni che un ex affiliato al clan Cassotta, Alessandro D’Amato, avrebbe fatto alla Dda potentina in merito all’omicidio dei coniugi Gianfredi, avvenuto a Potenza nel 1997. 

D’Amato, secondo la Dda potentina, sarebbe poi passato al clan avversario. L’uomo è stato arrestato il 3 luglio del 2009 e tutt’ora è a giudizio davanti alla Corte D’Assise del capoluogo con l’accusa di aver traghettato Marco Ugo Cassotta, capo dell’omonimo clan, sino a Contrada della Leonessa, a Melfi, dove il capobastone è stato rinvenuto carbonizzato il 17 luglio del 2007. 

D’Amato – secondo quanto riportato da un giornale locale – si sarebbe autoaccusato del duplice omicidio di Parco Aurora, quartiere potentino, dicendo di aver fatto parte del gruppo di fuoco incaricato di freddare Giuseppe Gianfredi e Patrizia Santasiero. 

«Queste rivelazioni mi hanno turbato molto – ha detto don Marcello -. Io so altri nomi e sono stato anche sentito dalla magistratura». Il sacerdote è apparso molto preoccupato per quanto sta accadendo nella provincia di Potenza che ha paragonato a quella trapanese degli anni 90: «La Sicilia in cui perse la vita il giudice Rosario Livatino, di cui ricorre l’anniversario tra pochi giorni» ha sottolineato il prete antimafia. 

Don Marcello ha paura, ma non intende fermarsi: «Si rassegnino tutti! L’unico modo per fermarmi è di farlo fisicamente. Possono anche eliminare me, ma non fermeranno mai il vento di speranza che soffia su Potenza e sulla Basilicata». 

La speranza è quella di fare luce sui tanti casi che rimangono ancora irrisolti nella regione e di avere per tutte le vittime innocenti verità e giustizia, termini chiave per il coordinatore di Libera Basilicata il quale ha annunciato che presto partirà una raccolta di firme a Potenza da inviare al Consiglio Superiore della Magistratura per chiedere di «verificare l’operato della dottoressa Felicia Genovese, il pm che in quegli anni ha indagato sul caso Claps».

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