Giornalisti e società civile, fronte comune contro le 'ndrine

Nasone, Libera: c'è un giornalismo che è andato in profondità e infastidito i poteri mafiosi

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Domenico Nasone

di Norma Ferrara (www.liberainformazione.org/…)

16 giornalisti minacciati dall'inizio dell'anno in Calabria. L'ultimo ha solo 23 anni e scrive per il Quotidiano della Calabria.  Perché il mondo dell'informazione è nel mirino della 'ndrangheta?  «Dopo una serie di provvedimenti della magistratura locale contro la 'ndrangheta si è andata intensificando anche l'attività giornalistica che ha posto maggiore attenzione su tutto quello che stava accadendo. Questa eccessiva informazione ha dato fastidio alla 'ndrangheta, così come continua a infastidire, e non poco, l'attività degli inquirenti, del dott. Di Landro e della Procura. Lo dimostrano i numerosi atti di intimidazione ai danni di magistrati impegnati su questo fronte». Così Domenico Nasone, referente di Libera a Reggio Calabria, racconta la situazione attuale e il rafforzamento di un fronte comune che lega giornalisti e cittadini – lettori, in questa battaglia per la legalità sul territorio calabrese.

«Tutti questi episodi rientrano nella strategia mafiosa che mira a intimorire l'attività inquirente – continua Nasone –  a far nascondere la verità, a far emergere soltanto le notizie che raccontano del loro strapotere sui territori, sul versante dell'informazione. Un fatto va evidenziato: la 'ndrangheta non chiede il silenzio totale da parte dei media, ma vuole che se ne parli in un certo modo… in un modo che tuteli i loro interessi».

Il numero dei cronisti minacciati in Calabria, seppure tragico, svela fra le righe, la nascita di una stagione maggiormente incisiva per l'informazione nella regione? 

Sì, esatto. C'è attualmente un tipo di informazione che va un po' più in profondità, scavando oltre la cronaca dei fatti, spulciando nelle ordinanze di custodia cautelare, fra le intercettazioni,  scrivendo anche di persone non iscritte nel registro degli indagati, dei loro comportamenti, delle loro frequentazioni. Questa  è un'informazione che non fa chiaramente piacere alla 'ndrangheta, perché non racconta solo dei poteri forti criminali, ma anche quelli collusi. C'è in questa fase in Calabria un panorama dell'informazione che sta facendo inchiesta giornalistica. 

Il magistrato Alberto Cisterna in una intervista a Libera informazione ha dichiarato: i giornalisti danno più fastidio dei magistrati perché quello che scrivono loro può portare a una rottura del consenso nella società civile, mentre nei tribunali la 'ndrangheta ha imparato a difendersi, nella società civile no. L'informazione è quindi uno strumento fondamentale in questa battaglia? 

Condivido questa impostazione e l'affermazione di Alberto Cisterna. L'informazione ha un ruolo fondamentale e genera reazioni delle 'ndrine proprio perché disturba i loro affari e la loro attività sul territorio. Ho però il timore che purtroppo nemmeno questo tipo di informazione che sta crescendo, con una nuova consapevolezza della propria missione, riesca davvero a scalfire il largo consenso di cui gode la 'ndrangheta nella società. Non basta, da sola, a sradicare il consenso ma è un tassello importante.  


 E' possibile formare un fronte comune fra giornalisti e società civile in Calabria in questo momento contro la 'ndrangheta? 

C'è da parte dell'associazionismo, della società civile, una attenzione a quanto sta accadendo. Il servizio che stanno facendo questi giornalisti, quando fanno fino in fondo il loro dovere, rientra in quella regia che dal basso tenta, in qualche modo, di scardinare questo potere criminale. L'importante è adesso che non rimangano fatti isolati ma che si continui ad interagire in maniera sinergica con tutto il resto del lavoro che si sta portando avanti sul territorio, con Libera e la rete di associazioni impegnate nel contrasto quotidiano alla cultura mafiosa. 

 Un tassello importante di questo impegno sul territorio a Reggio Calabria  si è concretizzato nella battaglia contro il pizzo. Qual è il bilancio di questo primo periodo di attività con “ReggioLiberaReggio”?

 Molto positivo, senza dubbio. Continuiamo a ricevere adesioni  e proposte di iniziative in vari quartieri della città. In questi primi cinque mesi di attività abbiamo raccolto 24 adesioni di commercianti, già certificati (sono stati sottoposti al controllo dell'organo di  controllo dell'associazione antiracket, ndr) e hanno apposto nei loro negozi il logo “ReggioLiberaReggio”. In cantiere ne abbiamo altri dieci che hanno fatto domanda, compresi importanti imprenditori della zona.

 Qualcosa sta davvero cambiando, dunque? 

Si e la cosa che ci ha positivamente colpiti è che mentre i primi a dare l'adesione furono, com'è naturale, imprenditori e commercianti già sensibilizzati e vicini a questa battaglia, adesso chiedono di poter accedere al progetto, esporre il logo, e prendere parte alle iniziative, anche imprenditori e commercianti che non conoscevamo, che erano lontani dal mondo associazionistico di base. Questo ci incoraggia molto.  Come per l'informazione, anche la lotta contro il pizzo, abbiamo consapevolezza essere solo un tassello di tutto il percorso di liberazione dalle mafie.

Il prossimo 25 settembre il Quotidiano della Calabria ha chiamato a raccolta i cittadini per una grande manifestazione in difesa della libertà e contro la 'ndrangheta. Che ne pensa?

Crediamo che sia un'occasione importante. Pensiamo, al tempo stesso così come abbiamo scritto in una nota inviata al giornale, che potrebbe diventare (e può diventare) non solo un giorno in cui si scende per strada a dire no alla 'ndrangheta (non sarebbe la prima volta) ma piuttosto un momento di riflessione e studio, in molteplici sedi, da quelle istituzionali a quelle scolastiche, a quelle associazionistiche, un'occasione da non perdere per fare il punto sulla lotta alla 'ndrangheta, gli attuali strumenti di contrasto e gli obiettivi da fissare per continuare. Un momento per chiedere conto alla politica del suo ruolo in questa battaglia, per verificare se gli impegni presi sono stati mantenuti. Purtroppo molti politici che sono stati eletti con i voti della 'ndrangheta hanno anche dato l'adesione a questa manifestazione. Questo lascia perplessi. La mobilitazione contro la mafia dev'essere un'azione quotidiana e non lasciata a una sola marcia, seppure significativa per la città. Non bisogna trascurare l'efficacia dei risultati che si vogliono ottenere andando in profondità.

Politica, mafia e amministrazione del territorio. Qual è la situazione al momento?

Tranne qualche esempio di nicchia, c'è in generale una “devastazione” della pubblica amministrazione.  Il Comune di Reggio Calabria è da tre mesi in crisi. Di pochi giorni fa la riunione della giunta, fra litigi e equilibri che sono saltati. Questo è l'esempio del Comune più grande della Calabria, ma la situazione degli altri non è diversa. Molte amministrazioni sono pesantemente condizionate nella loro attività dai poteri mafiosi. Appalti, piani regolatori, licenze di vendita al pubblico. Si respira un clima pesante. Nonostante l'attività di alcuni comuni virtuosi, la realtà è che la maggior parte non amministra in libertà la cosa pubblica.

Le segreterie nazionali dei partiti, di opposizione e maggioranza, che posizione hanno rispetto a questa “emergenza” che non sembra avere facile soluzione per la politica e per i cittadini?

I grandi partiti, dal Pdl al Pd, “sono in tutt'altre faccende affaccendati”. Da qui si respira un clima di grande litigiosità, di rottura interna, basti pensare che il maggior partito di opposizione, il Partito democratico, in Calabria è commissariato a livello regionale. I politici Adamo e Bova, sono stati espulsi dal partito. I giovani fanno la stessa fine perché hanno osato mettere in discussione la leadership dei Tripodo, una vera e propria dinastia in politica. Nel partito di centro – destra la stessa situazione. I giovani di Azione giovane lamentano la mancanza di spazio all'interno del partito. C'è un muro che non consente dopo tanti anni di militanza di restare nei partiti li incoraggia ad andarsene, sia a destra che a sinistra, e in tanti l'hanno già fatto.  Abbiamo illustrato le nostre perplessità ai referenti nazionali dei grandi partiti, le nostre perplessità per l'aumento improvviso di bacini elettorali di alcuni politici, anche di sinistra. 

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