Per tentato omicidio e porto illegale di arma da fuoco, arrestato il giovane “figlio d’arte” della sparatoria del 31 dicembre 2021

I Militari della Sezione Operativa di Molfetta, nella giornata di venerdì 18 hanno dato esecuzione all’ordinanza di misura cautelare in carcere a carico di un soggetto di Molfetta che il 31 dicembre scorso aveva esploso 2 colpi di arma da fuoco nei confronti di altro soggetto molfettese. I reati contestatigli sono il tentato omicidio e il porto illegale di arma da fuoco.
I fatti risalgono appunto al 31 dicembre scorso quando, Via Ruvo, all’esterno di un bar, venivano esplosi 2 colpi di pistola all’indirizzo di un trentatreenne.  
Le indagini svolte dai Carabinieri della Sezione Operativa della Compagnia di Molfetta, sotto il diretto coordinamento della Procura della Repubblica di Trani, hanno permesso di ricostruire dettagliatamente tutti i passaggi dell’efferata vicenda, individuando l’odierno arrestato quale autore del gesto, che aveva esploso i colpi di arma da fuoco in pieno centro cittadino. Il provvedimento emesso, è stato eseguito dai militari dell’Arma nel tardo pomeriggio di venerdì 18, nel corso delle indagini su una vicenda che aveva creato non poco allarme sociale nella comunità molfettese…” – (Comunicato del Comando Provinciale di Bari – Molfetta del 24/02/2022 ore 09:05).
 
Questo è il comunicato rilasciato alla stampa dagli inquirenti dopo aver arrestato e tradotto nella Casa Circondariale di Turi il responsabile della sparatoria avvenuta nel primo pomeriggio del giorno di San Silvestro 2021, nei pressi di un bar in via Ruvo. Sembrerebbe uno dei tanti episodi di microcriminalità avvenuti in città negli ultimi anni, una sparatoria come tante. Ma questa volta l’offesa ha armato non un giovinastro qualunque ma un “figlio d’arte”, così si potrebbe chiamare. Un giovanotto, che ha festeggiato i suoi 18 anni a settembre 2021 e dopo qualche mese si è sentito subito “grande” con quella pistola in mano e ha deciso di onorare il cognome che porta. Stiamo parlando di Antonio Brattoli, figlio del ben noto Cristoforo. Siamo tornati indietro di 30anni e per fortuna non c’è stato il morto; un fatto molto grave, qualsiasi sia il motivo che ha spinto il giovane Brattoli a sparare.
Un ringraziamento particolare agli inquirenti e agli uomini della Sezione Operativa della Compagnia dei Carabinieri di Molfetta che sono riusciti a incastrare Antonio Brattoli nonostante la colpevole omertà diffusa che dai primi momenti aveva avvolto il grave fatto (anche se il suo nome circolava in città già dopo qualche ora dai fatti). Ancora non è chiaro se a sparare sia stato solo il Brattoli e dove, lo stesso, abbia recuperato la pistola.
La storia processuale che riguarda il padre Cristoforo Brattoli, assassino del sindaco Gianni Carnicella, ci dice che il fucile a canne mozze usato il 7 luglio 1992, per sparare vigliaccamente a distanza ravvicinata era in uso al Brattoli per difendersi da ladri e furfanti che si aggiravano nei pressi del deposito della sua impresa. Oggi sarebbe interessante conoscere il motivo per cui l’odierno pistolero Antonio Brattoli fosse armato. Quale attività il diciottenne doveva difendere? Perché girava armato in città? Speriamo che queste ed altre verità possano emergere dal futuro dibattimento. 

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