La pappa reale biologica veniva dalla Cina, il propoli era importato dalla Serbia: eppure venivano etichettati come prodotti made in Puglia. Lo ha scoperto il Corpo forestale dello Stato del Nucleo tutela regolamenti comunitari, diretto da Alberto Di Monte, e della sezione di analisi criminale, diretta dal commissario Giuliano Palomba che a seguito di controllo che ha riguardato un’azienda di apicoltura dell’entroterra barese, ha portato alla luce un significativo commercio di prodotti stranieri venduti sul territorio italiano come prodotti italiani.
Una persona è stata segnalata alla Procura di Trani che ha emesso un provvedimento di sequestro probatorio dei prodotti su tutto il territorio italiano. Il provvedimento ha riguardato la pappa reale biologica cinese venduta come biologica italiana, il miele di origine serbo commercializzato come miele biologico italiano e il propoli commercializzato con denominazione illecita Propoli “Doc”
Le complesse indagini in ambito internazionale dei Forestali, hanno permesso di individuare due ditte del nord Italia che importavano i prodotti prima di trasferirli nell’azienda pugliese, la quale poi etichettava le confezioni come prodotto biologico di origine italiana. Enorme i guadagni per l’azienda barese: la pappa reale, ad esempio, veniva acquistata a 100 Euro al chilo e veniva venduto all’ingrosso a 700-800 euro al chilo, per essere poi commercializzata dalle migliori erboristerie a 12-14 euro ogni 10 grammi.
Durante i controlli i Forestali hanno effettuato d’iniziativa il sequestro della pappa reale e del miele presenti nell’azienda barese già pronti per essere immessi nel mercato. Le indagini continueranno con il fine di accertare nei prodotti sequestrati la presenza di metalli pesanti o altri contaminanti pericolosi per la salute. Il caso è partito ancora una volta da alcune denunce presentate da una associazione di produttori nazionali, gravemente danneggiati nel loro lavoro agricolo. Il danno al settore deriva da frequenti casi di concorrenza sleale da parte di altri apicoltori i
quali, con il concorso di aziende commerciali importatrici di miele e pappa reale dall’estero, spacciano per locale un prodotto che in realtà, oltre ad avere un basso valore commerciale, viene da molto lontano e spesso senza le necessarie garanzie di tracciabilità.