Operazione "By Pass", rinviato a giudizio l’assessore Palmiotti

I fatti risalgono al 2005. I dodici imputati dovranno difendersi dalle accuse a vario titolo di voto di scambio, estorsione, ricettazione e furto

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di La Redazione (www.molfettalive.it/…)

Due patteggiamenti, una condanna, un’assoluzione e dodici rinvii a giudizio: é l’esito dell’udienza preliminare di ieri scaturita dall’operazione “By Pass” del 6 ottobre 2005.

Ad essere tratti in arresto dai Carabinieri con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata alle estorsioni, alla ricettazione e ai furti furono alcuni nomi noti alle forze dell’ordine, tra cui il pregiudicati Saverio Piccininni, detto “Settpont”, Michele Laforgia e Giuseppe Cuocci. Assieme a questi, Michele Palmiotti, all’epoca presidente della partecipata comunale Molfetta Multiservizi Spa e oggi assessore alle Attività Produttive.

Secondo il Pm Giuseppe Maralfa, Palmiotti, a seguito di alcuni furti di automezzi della sua azienda con conseguente richiesta di riscatto, avrebbe aiutato Piccininni a raggirare le indagini sugli episodi di ricettazione ed estorsione di cui l’imputato si sarebbe reso responsabile insieme agli altri due pregiudicati.

L’attuale assessore venne inoltre indagato per non aver denunciato le richieste di estorsione e per voto di scambio: in occasione delle elezioni provinciali del 2004 avrebbe promesso allo stesso Piccininni un posto di lavoro per la moglie in cambio di collaborazione nella campagna elettorale.

Gli indizi di colpevolezza che avevano indotto l’allora Gip Nardi all’emissione dell’ordinanza cautelare hanno retto dinanzi al giudice per l’udienza preliminare.

La dott.ssa Schiralli non ha accolto la richiesta dei difensori di “non luogo a procedere”, rinviando a giudizio Palmiotti, Laforgia, Cuocci e altri tredici imputati. Due di questi, indagati per favoreggiamento, hanno patteggiato, mentre il rito abbreviato ha fatto registrare una condanna e un’assoluzione.

L’udienza dibattimentale si terrà il prossimo 28 gennaio nel Tribunale di Trani.

Ancora una volta il nome di Molfetta passa attraverso le aule giudiziarie. Nel mirino della Procura ancora il reato di voto di scambio, che si incrocia stavolta con quello di estorsione, ricettazione e furto.

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