Omicidio di Anna Maria Bufi, se ne parla ancora in una pagina FB dedicata ai racconti di cronaca

Chi ha ucciso Annamaria Bufi? Purtroppo dopo 28 anni non è possibile rispondere a questa domanda, perché l’omicidio della ragazza di Molfetta (Bari) ancora oggi non ha un colpevole. Eppure recentemente è emerso un importante indizio per riaprire le indagini e incastrare l’assassino, ma è stato del tutto ignorato dagli inquirenti. Di questo vi parlerò più avanti, prima è opportuno raccontarvi i fatti accaduti. Annamaria Bufi, ventitré anni, venne trovata cadavere la notte fra il 3 ed il 4 Febbraio del 1992 sul ciglio della SS 16 Bis, nei pressi dello svincolo Molfetta-Zona Industriale. Il cadavere della ragazza giaceva a pancia in giù sul ciglio della strada dilaniato per le gravi fratture e le molteplici lesioni: 24 colpi violenti di cui 6 inferti alla testa con un corpo contundente. Sin dal primo momento si era ipotizzato che l’omicidio avesse un movente passionale “maturato in ambiente di amicizie particolari, dalle condotte sessualmente disinvolte”.

Per accertare la verità furono compiute numerose indagini, arrestate più di una persona, indagati dei carabinieri, un avvocato e due magistrati, tutti prosciolti o assolti. Il dito venne puntato sin dall’inizio contro Marino Domenico Bindi, un insegnante di educazione fisica, sposato e 23 anni più grande di Annamaria. Si scoprì che i due avevano una relazione sentimentale. Bindi venne assolto in primo grado e secondo grado e sottoposto a un nuovo processo dopo che i giudici della Cassazione avevano annullato la sua assoluzione. Non si è mai saputo se il professore era l’assassino della sua amante, perché morì nel 2012 prima della sentenza. Per molti Bindi non era il colpevole. Nel piccolo paesino barese sono in tanti a ritenere che il vero assassino di Annamaria è ancora vivo.

C’è un indizio di cui vi parlavo all’inizio ed è un post pubblicato circa un anno fa nel corso di una conversazione su Facebook da alcuni concittadini della vittima. Ecco cosa scrive un testimone, che a quanto pare è informato dei fatti: “E già…sanno tutti che il carnefice è vivo e vegeto e si gode la vecchiaia come si è goduto questi 24 anni, tra una partita di tennis e l’altra…Del resto, con le spalle forti della ‘giustizia, quella terrena vestita di toga, dico io si fa presto a puntare il dito contro gli altri…”.

Sono insinuazioni o è quella verità mai appurata? Le parole scritte sul social avrebbero potuto dare nuova linfa a quelle indagini che in tutti questi anni non sono mai riuscite a svelare il nome dell’assassino. Oltre a questa presunta rivelazione, c’è un altro elemento che è stato sempre ignorato: l’agenda di Annamaria, mai analizzata, nella quale la ragazza annotava una serie di entrate economiche che di sicuro non erano provento del suo lavoro di procacciatrice di contratti dell’Italgas. Chi le dava tutti quei soldi? Di sicuro non il professore di educazione fisica sospettato di essere il suo assassino.

Quindi, dell’omicidio di Anna Maria Bufi, se ne parla ancora sulla pagina Facebook “Racconti di Cronaca” del giornalista Gian Pietro Fiore che si occupa di cronaca “gialla“. 

Dopo il nostro post del 3 febbraio 2019, lo stesso giornalista aveva già dedicato, al caso, due pagine sul settimanale “GIALLO “; un articolo che riprendeva e rilanciava lo stesso commento apparso su Facebook e altre interessanti considerazioni. 

 

Due anni fa, abbiamo scritto anche noi di questo possibile “carnefice che è vivo e vegeto e si gode la vecchiaia come si è goduto questi anni tra una partita di tennis e l’altra“; un commento in chiara contraddizione con gli esiti processuali. Se il presunto assassino Bindi è morto chi è questo “carnefice” che è ancora vivo e si gode la sua vecchiaia giocando a tennis? E’ mai entrato nel processo? Si è mai indagato su di lui? Chi ha scritto questo commento è stato mai ascoltato dai giudici di Trani?

A questo punto sarà la famiglia Bufi a chiedere la riapertura del fascicolo o sarà la Procura di Trani a riaprire il caso ascoltando l’autore del commento? Oppure sarà l’autore del commento su FB a presentarsi spontaneamente presso il Tribunale di Trani e dichiarare i fatti di cui è a conoscenza?

Sono tutte domande e dubbi legittimi, lo ribadiamo, anche alla luce dello scandalo che ha travolto nell’ultimo anno la Procura di Trani. E i dubbi diventano ancora più assillanti se si pensa che uno spezzone di processo sulla morte di Anna Maria Bufi è stato seguito dal Gip Michele Nardi, arrestato il 14 gennaio 2019, assieme al collega Antonio Savasta, per associazione per delinquere e corruzione in atti giudiziari per altri fatti commessi quando erano in servizio a Trani.

Queste affermazioni saranno sufficienti per la Procura a far riaprire un’altra indagine? Ascoltare l’autore di questo commento è un dovere d’ufficio. 

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