«Odevaine cambiò cognome dopo una condanna per droga»

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di Lavinia Di Gianvito – roma.corriere.it

Ha cambiato cognome per nascondere una condanna per droga, poi cancellata dall’indulto, allo scopo di non compromettere la sua carriera nelle istituzioni. È il segreto che Luca Odevaine, 58 anni, prima vice capo di gabinetto con Walter Veltroni, poi capo della polizia provinciale con Nicola Zingaretti e ora al Coordinamento nazionale sull’accoglienza per i richiedenti asilo del ministero dell’Interno, è riuscito a celare per 25 anni. Finché, adesso, a rivelarlo è l’ordinanza del gip Flavia Costantini sulla mafia a Roma.
Condanna e indulto
La condanna risale al 1989. «Due anni di reclusione per il reato di stupefacenti – scrive il giudice – pena per la quale gli è stato concesso l’indulto nel 1991 e la riabilitazione nel 2003». Ma Odevaine, considerato dalla procura un elemento centrale nel business degli immigrati, non vuole rovinarsi la carriera iniziata a Legambiente negli anni ‘90: e «per non compromettere le sue possibilità istituzionali si fa cambiare il cognome». Facendo aggiungere una «e» alla fine. È un escamotage «di cui nessuna delle amministrazioni interessate si accorge»: solo negli Stati Uniti Odevaine non sfugge a più solerti controllori. Il dipartimento di Stato Usa, osserva Costantini, «gli nega il visto d’ingresso per i suoi precedenti penali, fatto di cui l’indagato si duole assai, proprio mentre commette gravissimi reati contro la pubblica amministrazione».
«Mi hanno respinto, roba da matti»
Accade pochi mesi fa, ad aprile scorso. In un’intercettazione Odevaine se ne lamenta: «Sai che gli americani mi hanno respinto il visto… mi hanno messo l’articolo di una legge… e mi hanno citato l’articolo di una legge che dirà che se uno è stato condannato non può anda’ negli Stati Uniti, cioè una roba da matti… è veramente una cosa assurda, cioè in una democrazia come quella… cioè che uno abbia avuto una condanna 26 anni fa… che sia stato riabilitato e comunque ha avuto ruoli pubblici e tutto quanto tu non puoi anda’ negli Stati Uniti».
«A Luca gli do cinquemila euro al mese»
«Lo sai a Luca quanto gli do? Cinquemila euro al mese… ogni mese… e io ne piglio quattromila». È questa una delle intercettazioni in base a cui la procura contesta a Odevaine di pilotare i flussi degli immigrati nei centri di Salvatore Buzzi, il braccio destro di Massimo Carminati. Odevaine, per l’accusa, è «un signore che attraversa, in senso verticale e orizzontale, tutte le amministrazioni pubbliche più significative nel settore dell’emergenza immigrati» e il suo «sistema», così lo definisce l’ordinanza, si fonda «su una attribuzione di favori a imprese amiche, che si dividono il mercato». In un’altra conversazione è lo stesso Odevaine che spiega: «Cioè chiaramente stando a questo tavolo nazionale… e avendo questa relazione continua con il ministero… sono in grado un po’ di orientare i flussi che arrivano da… da giù»

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