Monopoli e Molfetta, i furbetti del cartellino: in arrivo 20 licenziamenti

L’obiettivo è cercare, pur nel rispetto di una legge che impone la tolleranza zero», di applicare sanzioni proporzionate ai fatti emersi dalle inchieste giudiziarie. La prossima settimana la Asl di Bari emanerà i provvedimenti disciplinari nei confronti di medici, impiegati e infermieri coinvolti in estate nelle indagini sull’assenteismo negli ospedali di Molfetta e Monopoli: parliamo di 33 persone per il fascicolo della Procura di Bari sul «San Giacomo» e di altre 18 per quello della Procura di Trani sul «Tonino Bello», tutti nel frattempo tornati in libertà ma in gran parte ancora sospesi dal lavoro. Il decreto Madia ne imporrebbe il licenziamento senza preavviso. Ma probabilmente non finirà così: a perdere il posto saranno «solo» una ventina di persone, tra cui anche un direttore di reparto.

L’ufficio procedimenti disciplinari guidato dal dottor Vincenzo De Filippis ha terminato le audizioni, e ora tocca agli uffici. Data la portata dirompente della situazione, la Asl ha consultato alcuni avvocati (il penalista Beppe Modesti, l’amministrativista Elio Pappalepore, il lavorista Ettore Sbarra) per valutare ogni singolo caso anche alla luce della giurisprudenza di merito che si è già formata sul decreto Madia. E dunque, se la linea verrà confermata, è possibile che venga applicata una graduazione almeno per chi è accusato di un singolo episodio: in questi casi potrebbe infatti scattare la sanzione della sospensione, eventualmente anche nella durata massima prevista dal contratto (pari a 6 mesi).

La questione è molto delicata, anche perché per i medici c’è pure il problema delle sanzioni dell’Ordine (per le condanne oltre i due anni è prevista la radiazione). E, non secondario, esiste un problema di mancanza di personale: in alcuni casi sarebbe molto difficile rimpiazzare i medici licenziati. In più, i direttori di reparto (i primari) hanno già fatto valere in sede giudiziaria (davanti al gip Antonella Cafagna) che il loro contratto non prevede un orario di lavoro, ma solo l’obbligo di rispettare gli obiettivi affidati: resta comunque il fatto che qualcuno è stato sorpreso a timbrare l’ingresso per poi allontanarsi dal posto di lavoro.

I medici interessati (complessivamente tra le due inchieste ne sono coinvolti, a vario titolo, 26, anche se non tutti sono stati colpiti da provvedimenti cautelari della magistratura) hanno già provveduto a risarcire la Asl per le ore di assenza contestate, così da evitare i procedimenti per danno erariale. La gran parte di loro è tutt’ora sospesa dal lavoro, e proprio la sospensione ha indotto il gip a concedere la revoca degli arresti. Ma certamente, qualunque sia la decisione della Asl, si finirà davanti al giudice del lavoro.

fonte: MASSIMILIANO SCAGLIARINI – www.lagazzettadelmezzogiorno.it

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