Mazzette in cambio di sentenze, la confessione di De Benedictis

L’ex gip barese: «Certi avvocati dicono di prendere soldi per me». fonte: GIOVANNI LONGO -www.lagazzettadelmezzogiorno.it

Il pm salentino Alessandro Prontera chiede: «Luogo in cui esercita l’attività lavorativa?». L’ex gip Giuseppe De Benedictis risponde: «Nessuno». Il magistrato inquirente incalza: «Professione, occupazione?». Anche la seconda risposta è più secca che mai: «Nessuna».

Fa un certo effetto, non c’è che dire. Si apre così l’interrogatorio del 29 aprile, depositato insieme all’avviso di chiusura indagini sull’inchiesta per le mazzette in cambio di scarcerazioni facili. La «Gazzetta» ieri ne ha già anticipato alcuni stralci. Gli spunti sono numerosi. Come quando il pm chiede all’indagato una conferma su una «manovra strana» che il magistrato compie nel suo ufficio nel Palagiustizia di Bari, una volta intascata una mazzetta dall’avvocato Giancarlo Chiariello, anche lui accusato di concorso in corruzione in atti giudiziari.

Ecco come viene sviscerata l’immagine simbolo della clamorosa inchiesta.
PRONTERA: «Sembrava che volesse nascondersi a se stesso, mette sotto la scrivania, li tira fuori (1.800 euro, ndr) li mette nel portafogli e poi conta».
DE BENEDICTIS: «Lo confermo». (…)
P: «Pagamenti in denaro che lei ha ricevuto rispetto ai provvedimenti favorevoli che ha reso nell’ambito delle restanti contestazioni lei li conferma di cui all’ordinanza cautelare?».
DB: «Confermo tutto».

Una confessione piena per tre delle quattro scarcerazioni facili disposte in cambio di denaro, fatta eccezione per la vicenda Gianquitto (un avvocato di Foggia) che il magistrato indagato «esclude categoricamente». Una scarcerazione a suo dire «frutto unicamente della mia decisione». In questo caso Gianquitto «ha avuto tra virgolette la sfortuna di capitare in un momento in cui ricevevo una tranche del pagamento Dello Russo», spiega l’ex magistrato cui la Procura ha concesso i domiciliari per le tangenti, ma che resta in carcere per l’arsenale trovato ad Andria.

Ma De Benedictis parla anche di altro, ad esempio del suo rapporto con il carabiniere (richiesta del diritto all’oblio), all’epoca in servizio in Procura a Bari, cui è contestata la divulgazione di atti coperti da segreto. Il militare avrebbe fornito informazioni riservate sull’inchiesta in corso su Chiariello e De Benedictis, in cambio di un interessamento dell’ex gip su un fascicolo di un parente del militare. «Lo ritenevo un buon amico», premette De Benedictis. In questo interrogatorio De Benedictis ha negato lo scambio di favori (informazioni sull’indagine in cambio di una mano per la sorte giudiziaria del parente), ma il Pm chiede all’ex gip perché alla proposta del carabiniere non abbia risposto declinando l’offerta con un «no» come ci si aspetterebbe da un magistrato. «Perché con gli amici non rispondo mai “no assolutamente”». E lui era peraltro «amico di tutte le divise».

Poi, però, nell’interrogatorio del 10 giugno, ancora una volta davanti ai pm di Lecce (in questa occasione c’è anche l’altro pm Roberta Licci), De Benedictis cambia versione. Dopo 8 pagine di «omissis» che lascerebbero presupporre dichiarazioni su altri episodi tuttora al vaglio della Procura di Lecce, sulla vicenda del carabiniere c’è una inversione a 180°. «Intorno al mese di dicembre dell’anno 2020 – ricorda De Benedictis -, il carabiniere mi venne a parlare nel mio ufficio e mi disse che i collaboratori (i pentiti di mafia che hanno parlato delle mazzette, ndr) si stanno stringendo sempre di più su Chiariello. Ostentai sicurezza e dissi che non mi interessava questo discorso. Il carabiniere mi parlò di Oreste e Milella (due pentiti, ndr) ed almeno di altri due, di cui non ricordo i nomi, dandomi contezza di quanto veniva dichiarato a verbale da loro. Mi cullavo del fatto che si riferissero ad altri magistrati e non a me». Valutazione sbagliata. E non finisce qui. «Gli altri due collaboratori – avrebbe riferito il militare – dicevano che Chiariello pretendeva molti soldi, sempre più soldi dai suoi clienti» perché, sarebbe stata la spiegazione dell’avvocato Chiariello, quest’ultimo «doveva dividere con i magistrati». Parlando, dunque al plurale. L’ex gip a questo punto racconta di aver detto al carabiniere di avvisare Chiariello per il tramite dell’avvocato Marianna Casadibari, anche lei indagata, e definita la «mediatrice dei miei appuntamenti riservati con Chiariello».

In uno di questi incontri riservati, sempre a detta di De Benedictis, Chiariello, appreso dal carabiniere il contenuto delle dichiarazioni dei pentiti, riferì all’avvocato che «si doveva usare la massima attenzione anche se a suo giudizio non sarebbero mai riusciti ad arrivare a noi due per i fatti corruttivi». Altra valutazione sbagliata, alla luce dei clamorosi arresti. «Il carabiniere consegnò a Chiariello il verbale di Oreste, non credo anche il verbale di Milella anche se lo informò delle sue dichiarazioni», spiega il magistrato molfettese. Logica la conseguenza alla luce di tutto questo: «È ovvio e logico che il mio impegno (a seguire il fascicolo sul parente del carabiniere, ndr) fu una contropartita rispetto alle rivelazioni del carabiniere».

Infine De Benedictis, rispondendo a una domanda dei pm, nega di avere avuto mazzette da altri due avvocati baresi, uno dei quali «in realtà per quello che mi risulta millantava in giro rapporti corruttivi con i giudici per ottenere più soldi dai clienti».

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