Mazzette al capo della Protezione civile, i buchi sull’ospedale in Fiera segnalati già un anno fa dai collaudatori

La mancata corrispondenza fra le opere effettivamente realizzate e quelle contabilizzate fu scritta nei verbali della commissione a fine febbraio 2021. Segnalata anche la probabile assenza del certificato antimafia da parte di qualche subappaltatore – fonte: Antonello Cassano, Chiara Spagnolo – bari.repubblica.it

La mancata corrispondenza fra le opere effettivamente realizzate per l’ospedale Covid in Fiera del Levante e quelle contabilizzate era stata portata a conoscenza della Regione quasi un anno fa. Messa nero su bianco dalla commissione collaudo, che a fine febbraio 2021 ha dato il via libera al presidio delle maxi-emergenze per affrontare la fase acuta della pandemia e contemporaneamente ha redatto verbali nei quali c’è scritto a chiare lettere che l’incremento dei costi dagli 8,3 milioni di euro previsti agli oltre 18 finali è avvenuto in maniera poco trasparente.

Quei documenti, però, erano rimasti lettera morta, così come le richieste di chiarimenti fatte dai tecnici all’allora responsabile unico del procedimento Antonio Mercurio. Nessuno a quanto pare – né funzionari né esponenti politici – li aveva letti e notato la gravità di quelle affermazioni. Che ieri sono state ripetute dai collaudatori nell’audizione alla Prima commissione del Consiglio regionale. Sono emerse anche altre possibili irregolarità nella realizzazione della mega-struttura, come la probabile assenza del certificato antimafia da parte di qualche subappaltatore. E poi dubbi sul futuro dell’ospedale, dato che dal 1° aprile, cessata l’emergenza sanitaria e con essa le regole che hanno permesso la costruzione in deroga a norme urbanistiche ed edilizie, l’ospedale sarebbe di fatto fuori legge.

Il ruolo del rup

È cruciale nella storia dell’ospedale in Fiera, finita al centro dell’inchiesta che il 23 dicembre ha portato in carcere con l’accusa di corruzione l’ex dirigente della Protezione civile Mario Lerario, fermato subito dopo aver ricevuto 10mila euro dall’imprenditore Luca Leccese. A gestire la partita milionaria del presidio delle maxi-emergenze insieme con Lerario è stato l’ingegnere Mercurio, anch’egli indagato per turbativa d’asta.

Tangenti al capo della Protezione civile, la difesa di Lerario: “Ero confuso, non ho avuto il tempo di reagire”

Dopo l’arresto di Lerario, il funzionario ha messo a verbale, nella relazione chiesta dal nuovo dirigente Nicola Lopane, che era proprio Lerario a prendere molte decisioni e di non avere disponibilità della documentazione di diversi appalti gestiti con le procedure d’emergenza. Dalle dichiarazioni dei collaudatori dell’ospedale Covid, però, emerge la centralità della figura di Mercurio nell’intera procedura, considerato che lui era il rup, il responsabile unico del procedimento (poi sostituito dopo la perquisizione) e lui ha redatto il progetto alla base della gara.

“L’interlocuzione con il precedente rup non ha avuto buon esito”, ha spiegato il presidente della commissione di collaudo, Giovanni Scannicchio: erano stati chiesti chiarimenti mai arrivati su costi dell’opera e contabilità. E adesso toccherà al nuovo rup cercare di spiegare, considerato che i collaudatori attendono di avere le spiegazioni richieste prima di produrre una relazione conclusiva.

I conti non tornano

Oltre alle discrepanze fra le opere realizzate e contabilizzate, la commissione collaudo ha evidenziato criticità sulle modalità di redazione degli atti contabili e dubbi sul calcolo economico delle migliorie che avrebbe causato un aggravio di costi quantificato in 1,2 milioni, pari cioè al 13 per cento in più rispetto al valore dell’appalto iniziale da 9,5 milioni di euro. Questa era la cifra che la Regione aveva inizialmente previsto di spendere e questa aveva indicato negli inviti alla gara inviati a sei grosse società del settore costruzioni, con specifica di “innammissibilità di varianti”.

Poiché il criterio era quello dell’offerta economicamente più vantaggiosa, il raggruppamento Cobar-Item Oxygen si è aggiudicato la gara proponendo un ribasso del 12 per cento e un costo finale di 8,3 milioni. Poi diventati più di 18 proprio grazie alle varianti. Questo, secondo Antonio Tutolo, consigliere del Gruppo misto, significa che “la gara è stata falsata“. O, per dirla con le parole più tecniche dell’ingegnere Pierpaolo Madaro (collaudatore), che “altre ditte che non hanno partecipato alla gara avrebbero potuto trovare una convenienza tecnico-economica, sapendo che le migliorie proposte inizialmente poi non si sono verificate“.

Tradotto in parole ancora più povere vuol dire che l’appalto bandito (da 9,5 milioni) e quello concluso (da oltre 18) sono due cose completamente diverse, come aveva fatto notare già a settembre il dirigente del settore Nicola Lopane in una relazione anch’essa rimasta lettera morta.

I documenti mancanti

Sono quelli relativi alle varianti che hanno fatto lievitare i costi. “Dal documento contabile finale della direzione lavori (affidata sempre a Mercurio) non si riesce a fare l’analisi dell’evoluzione dei lavori, perché c’è il conto soltanto della prima parte dell’opera e non degli ordini di servizio“, ha spiegato ancora Madaro.

Un’altra questione è quella delle migliorie: “Il progetto esecutivo realizzato dall’impresa aggiudicataria, contrattualizzato per 9,5 milioni di euro – ha poi sintetizzato il presidente della commissione, il dem Fabiano Amati – conteneva nel computo metrico-estimativo lavorazioni contabilizzate con il segno meno, che a prima vista potrebbero sembrare un regalo ma che nella contabilità significano non già un regalo, ovvero un’offerta di migliorie, ma un pagamento a parte e quindi aggiuntivo rispetto ai 9,5 milioni posti a base di gara e del contratto. In altri termini si sarebbe sottoscritto un contratto per 9,5 milioni, che però faceva riferimento a un computo metrico estimativo superiore del 13 per cento, portando il valore del contratto a 10,8 milioni”.

E adesso Fratelli d’Italia chiede l’istituzione di una commissione d’indagine, evidenziando che il governatore Michele Emiliano oggi non può dire io non sapevo“. I collaudatori, da parte loro, torneranno presto davanti alla commissione.

Utilizzando il sito o eseguendo lo scroll della pagina accetti l'utilizzo dei cookie della piattaforma. Maggiori Informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo. Altervista Advertising (Arnoldo Mondadori Editore S.p.A.) Altervista Advertising è un servizio di advertising fornito da Arnoldo Mondadori Editore S.p.A. Dati Personali raccolti: Cookie e varie tipologie di Dati secondo quanto specificato dalla privacy policy del servizio. Luogo del trattamento: Italia – Privacy Policy: https://www.iubenda.com/privacy-policy/8258859 Altervista Platform (Arnoldo Mondadori Editore S.p.A.) Altervista Platform è una piattaforma fornita da Arnoldo Mondadori Editore S.p.A. che consente al Titolare di sviluppare, far funzionare ed ospitare questa Applicazione. Dati Personali raccolti: Cookie e varie tipologie di Dati secondo quanto specificato dalla privacy policy del servizio. Luogo del trattamento: Italia – Privacy Policy: https://www.iubenda.com/privacy-policy/8258716

Chiudi