Le associazioni di Protezione civile baresi in rivolta per le auto di servizio. Dimissioni in massa

Dopo l’arresto dell’ex dirigente Mario Lerario, la bufera travolge le associzioni della provincia di Bari. Quattro dei sette componenti accusano la presidente di aver usato l’auto istituzionale per scopi personali. Intanto giro di vite della Regione in seguito alle verifiche seguite all’inchiesta – fonte: Chiara Spagnolo – bari.repubblica.it

Dopo le inchieste sulla Protezione civile regionale, una bufera travolge anche le associazioni di volontariato della provincia di Bari con le dimissioni di quattro dei sette componenti del direttivo del Coordinamento di Protezione civile della Città metropolitana di Bari – che accusano la presidente di avere usato l’auto istituzionale per scopi personali – e la richiesta di un intervento urgente da parte della Regione Puglia. Dalla quale nelle stesse ore arrivano invece provvedimenti che segnano un cambio di rotta rispetto all’era di Mario Lerario (l’ex dirigente arrestato per corruzione a dicembre), ovvero il ritiro delle auto che erano stato consegnate gratuitamente ai sei Centri di coordinamento provinciali. La motivazione è che di quei mezzi non possono avvalersi persone estranee all’amministrazione regionale, come i volontari dei gruppi che orbitano attorno alla Protezione civile.

Un segnale forte, come i tanti già arrivati negli ultimi mesi anche dall’Economato, un altro settore di cui Lerario è stato capo per anni, che ha revocato gare e affidamenti firmati dall’ex dirigente. Tante verifiche sono in corso, sia interne sugli atti amministrativi sia esterne da parte della Procura e della Guardia di finanza.

Nel frattempo un’altra vicenda sta scuotendo il mondo del volontariato. Dal direttivo del Coordinamento provinciale (che riunisce 52 associazioni) hanno dato le dimissioni i consiglieri Michele Laudadio, Alessandro Garappa e Tommaso Pagone. Alcuni mesi fa aveva fatto un passo indietro anche il segretario tesoriere Davide Laruccia. Sono rimasti al loro posto, invece, la presidente Margherita Gigante, il vice Alessandro Giustino e il vicepresidente vicario Gianluca Pacione. In realtà le dimissioni della maggioranza dei consiglieri (eletti nel settembre 2020) fanno decadere il direttivo e mettono la palla nelle mani della Regione, che dovrà commissariare l’organismo e indire nuove elezioni. E anche capire se le dure accuse che sono contenute nelle lettere di addio abbiano un fondamento.

Questa sollecitazione è stata avanzata direttamente al governatore Michele Emiliano e al capo della Protezione civile, Nicola Lopane. Laudadio, Garappa e Pagone hanno evidenziato “l’incapacità della presidente di condividere informazioni e attività che devono essere assunte da tutti i componenti” e la “mancata conoscenza dei diversi ruoli e competenze specifiche dei componenti del direttivo”. Pesantisimi, poi, gli strali sulla “totale incapacità nella gestione degli automezzi affidati dalla Regione Puglia al Coordinamento provinciale”, con “l’utilizzo esclusivo e non giustificato della Fiat Panda ad appannaggio (per diversi mesi) esclusivo della presidente”.

Stessa accusa per il vicepresidente in merito al Fiat Fullback. Entrambi i mezzi sono stati dati in dotazione al Cvpc dalla Protezione civile, che aveva pagato la Panda 16mila euro e il pick-up circa 25mila. Stando a quanto indicato in atti ufficiali, i mezzi dovevano essere utilizzati per esclusive attività di volontariato e poi parcheggiati nella sede della Protezione civile a Modugno, dove ha sede anche il gruppo provinciale. Ma i tre dimissionari sostengono che con la Panda e con il Fullback sarebbe accaduto ben altro. Se questo sia vero o meno, dovrà appurarlo adesso la Regione.

La presidente Gigante, contattata da Repubblica, non ha voluto rilasciare dichiarazioni in merito alle dimissioni della maggioranza dei consiglieri e alla fine del suo direttivo. Se gli accertamenti confermassero che i mezzi sono stati effettivamente utilizzati per scopi personali, e al di fuori dell’attività associativa, la vicenda potrebbe avere anche risvolti penali.

 

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