ITALIA: MARI E PORTI NUCLEARI

Sardegna. Hartford (sommergibile avaria).
 
 
In attesa della catastrofe finale è meglio non far sapere alla popolazione italiana la situazione reale. E’ tutt’altro che teorico il rischio di emergenza nucleare in una dozzina di porti del belpaese – Augusta, Brindisi, Cagliari, Gaeta, Castellammare di Stabia La Spezia, Livorno, Messina, Napoli, Taranto, Trieste, Venezia, Ancona – dove attraccano o transitano navi e sommergibili a propulsione ed armamento atomico  
 
 
Di Chernobyl ne abbiamo almeno sei in navigazione nei mari italiani, in transito e sosta in 12 città dello Stivale. Immaginate una serie di centrali nucleari di vecchia generazione (stile Unione Sovietica) che senza controllo, vanno a spasso per il Mediterraneo e che, di tanto in tanto, approdano nei porti della Penisola; poi immaginate che queste centrali nucleari siano in movimento e continuo inseguimento, cariche di missili a testata atomica. Non è fantascienza, accade realmente. Addirittura, secondo Greenpeace «Tra gli 8 e i 22 reattori a bordo di sottomarini e portaerei delle flotte militari di USA, Francia e Gran Bretagna percorrono ogni giorno il Mediterraneo alla ricerca di nemici ormai immaginari, visitando periodicamente i porti italiani. Il rischio di incidenti al reattore in mare è elevatissimo». Transitano nei mari d’Italia, attraversando i corridoi marittimi più trafficati come lo stretto di Messina, incrociando petroliere, navi con carichi pericolosi e perfino navi da crociera. Per le loro soste scelgono le popolatissime baie ai piedi di due vulcani, l’Etna e il Vesuvio, accanto a depositi di carburante e munizioni, raffinerie e industrie chimiche. Si tratta dei sottomarini a propulsione nucleare della marina militare USA, impianti antiquati. Di sicuro, perché avvistata: c’è anche una portaerei francese, la Charles De Gaulle (anno di immatricolazione: 1989). A cui si aggiungono un’unità britannica, una russa ed una israeliana. Tutte a propulsione nucleare. Sono reattori di vecchia generazione, pre-Chernobyl per intenderci, tutti privi di sistemi di protezione e sicurezza e per di più impegnate in operazioni di guerra su cui vige il massimo segreto militare. Queste unità sono perennemente dedite agli inseguimenti e alla sperimentazione di sofisticate armi a comando remoto. E’ quanto è avvenuto dal 5 febbraio 2011 nelle acque siciliane del Mar Ionio con l’esercitazione aeronavale denominata “Proud Manta 201” a cui hanno partecipato dieci nazioni dell’Alleanza atlantica. Ogni 6 mesi la flotta atlantica statunitense prevede lo schieramento di un gruppo di battaglia nel Mediterraneo, comprensivo di una portaerei, due sottomarini e altre navi da guerra.  
 
Gaeta. Nave Usa.
 

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