La mente dell’ex consigliere regionale non si fermava mai. E neanche lui, che non sapendo di essere intercettato e pedinato, incontrava politici e criminali, faccendieri e bancari, per tessere quella che gli investigatori hanno definito “una fitta trama di inganni” – fonte: Chiara Spagnolo: bari.repubblica.it

Voleva mettere le mani sulla Romano Exibit di Modugno, azienda che cura allestimenti pubblicitari e fiere, per riciclare denaro della criminalità e accaparrarsi fondi pubblici. Aggiudicarsi all’asta l’hotel Calaponte di Polignano a Mare, proveniente dal fallimento di alcune società del Gruppo Fusillo di Noci. Rilevare una nota discoteca a Rosa Marina. La mente di Giacomo Olivieri non si fermava mai. E neanche lui, che non sapendo di essere intercettato e pedinato, incontrava politici e criminali, faccendieri e bancari, per tessere quella che gli investigatori hanno definito «una fitta trama di inganni», che aveva sempre un unico obiettivo: il guadagno.

Era sicuro di poter parare i colpi giudiziari l’avvocato, che invece il 26 febbraio è finito in carcere con l’accusa di aver comprato voti affinché la moglie, Maria Carmen Lorusso, fosse eletta al Comune nel 2019. Entrambi erano consapevoli dell’illegalità dei loro comportamenti, ma sottovalutavano le capacità degli investigatori: «Hanno fatto la perquisizione e non hanno trovato niente… Ci sarà il rapporto della prefettura, sarà da ridere quando arriverà al procuratore…», dicevano. Ma nella Procura della Repubblica, a quanto pare, nessuno ha trovato in quelle carte un motivo per ridere. Tutt’altro.

L’accordo con i Falco

«Tu sei una persona molto intelligente, altrimenti non arrivavi dove sei arrivato… Quindi parlo con una persona più intelligente di me»: era il 3 luglio dell’anno scorso, Giacomo Olivieri cercava qualcuno con cui concludere un affare poco trasparente e pensava di averlo trovato in Angelo Falco, 62enne conosciuto come Lello, in passato coinvolto in indagini sulle rapine ai portavalori e oggi solido imprenditore la cui famiglia ha attività che si occupano di fitness, ristorazione, carni, estetica e punta ad allargarsi al settore turistico. Un uomo che il collaboratore di giustizia Donato Telegrafo descrive come «mediatore fra i clan Strisciuglio e Palermiti» e la Dda considera un affiliato ai Parisi.

Di lui invece Olivieri apprezzava le indubbie doti imprenditoriali e la grande disponibilità economica, necessaria per alimentare uno dei suoi progetti. Senza tralasciare la sua capacità — scrivono i pubblici ministeri nell’attualizzazione della richiesta cautelare — di stringere legami con «la zona grigia», che gli consentirebbero di «ricevere informazioni utili propedeutiche agli affari», grazie per esempio a due militari, dei carabinieri e della Guardia di finanza, oltre che ad amministratori locali e professionisti». Il socio ideale, insomma, per chi voleva fare affari senza curarsi troppo delle regole.

Il progetto

Viene esposto nel corso di un incontro estivo a casa Falco a Modugno, dove Lello era detenuto ai domiciliari (ma Olivieri non si faceva scrupolo di andare a trovarlo). L’ex consigliere regionale aveva individuato la Romano Exibit come ditta da rilevare, nella consapevolezza che il proprietario ormai anziano voleva disfarsene: «È un’azienda vecchia, ben strutturata, noi possiamo andare lisci». Ovvero partire dal fatturato di 1,7 milioni di euro e «chiedere un credito da 3,4 milioni», come Olivieri aveva fatto anche in altre occasioni, grazie alla complicità di funzionari e dirigenti di banca.

Inoltre veniva paventata la possibilità di vendere un immobile a un prezzo maggiorato (anche questo già visto) e di ottenere fondi dalla Regione. Per convincere Falco, l’avvocato faceva leva sia sulle proprie competenze, «ti ripeto la cosa l’ho studiata, la conosco, è il mondo mio», sia sui suoi rapporti, «a livello politico io conosco». Ottenendo come risposta una rassicurazione: «Anch’io di politici ne conosco». Naturalmente, in tale operazione ognuno avrebbe dovuto avere il giusto guadagno: «Io prendo il 20 per cento», spiegava Olivieri.

Il riciclaggio

I soldi nell’affare avrebbe dovuto metterli Falco, hanno annotato i poliziotti della Squadra mobile e dello Sco: «Cinquecentomila euro in nero, 30mila tracciabili». Per intestare l’azienda sarebbe stato individuato come prestanome Oronzo Di Ciaula: «Lui compra il 90 per cento, un’altra persona il dieci. Si fa una tracciabilità di 30mila euro e si fa il bonifico…e gli altri 500mila quello li vuole contestualmente, quindi nell’altra stanza».

Sul fatto che la provvista dovesse arrivare da Lello, gli investigatori non hanno dubbi: «Si tratta di soldi che Falco, autore di numerosi reati come le rapine ai blindati per cui è ai domiciliari, ha a disposizione verosimilmente anche all’estero». Da qui la configurazione del reato di autoriciclaggio. Dalla conversazione era emerso anche il fatto che la famiglia Falco avesse a disposizione alcune aziende in Bulgaria e che sarebbero abituati a utilizzarle per effettuare una serie di pagamenti irregolari.

Le aste giudiziarie

Sono state, probabilmente, uno dei metodi più utilizzati da Olivieri per fare affari e incrementare il suo patrimonio, al momento bloccato da una misura disposta dal tribunale di prevenzione, su sollecitazione dei pm Bruna Manganelli, Fabio Buquicchio e Marco D’Agostino, coordinati dal procuratore Roberto Rossi.

A spiegare che in quell’ambito si poteva guadagnare ben, è stato lo stesso avvocato nell’incontro a casa Falco: «Qua non hai fallimento, non hai agenzie, non hai casini… soprattutto sull’immobiliare». E, per chiarirlo ancora meglio, citava un esempio: «Quella società ha due masserie, una a Polignano e una a… Facemmo un buco alla Procura di Bari di 5,5 milioni. Dopo di che sono passati dall’ultima rata saltata quattro anni e mezzo e questi devono ancora iniziare l’esecuzione… Bari cedette a Cedem e questi stanno ancora così incasinati che quando si sveglieranno troveranno dentro il contadino che gestisce con 600 euro al mese in congruità con l’Agenzia delle entrate».

Per parare i colpi che arrivavano dalla magistratura, insomma, bastava mettere dentro alcuni affittuari: «Sull’immobiliare anche se sta la confisca e sta l’inquilino, ci vuole almeno tre anni… Cioè il contratto d’affitto è inopponibile». E anche sulla gestione degli immobili confiscati, le sue idee erano chiare: «Allo Stato non gliene frega niente… Anche sull’oleificio di Savelletri, che ce l’ha l’antimafia di Trani… Che sorta di affare che ho fatto!».

Le assunzioni pilotate

Sono un altro dei capitoli bui della storia scritta dalla Polizia. Olivieri a volte sembrava intenzionato a ricandidarsi alla Regione, altre all’europarlamento, nel frattempo pensava a come sfruttare la posizione della moglie in Consiglio comunale. Che prima del 2019 avesse trovato posti di lavoro a elettori o amici, è stato lui stesso a dirlo, riferendosi alla moglie di Andrea Dammacco (ex presidente del Municipio 2 nonché collega di studio professionale): «Lei mica stava alla Regione, entrò come società account. In questi due anni possiamo fare di tutto, però facciamo una cosa per volta».