G.Carnicella ricorda G.Falcone – Consiglio Comunale del 30 maggio 1992

CONSIGLIO COMUNALE DEL 30 MAGGIO 1992

 DIBATTITO SULLA STRAGE DI CAPACI

 SINDACO: Dott. Giovanni CARNICELLA

“Signori Consiglieri,

è stato certamente un bene che questa nostra riflessione che si aggiunge, non inutilmente, alle tante che si sono susseguite, ovunque, sulla tragica morte del Giudice Falcone, si svolga, dicevo, non all’immediato ridosso di quel drammatico evento che ha ferito lo Stato nel suo stesso cuore, ha turbato le coscienze, purtroppo diviso gli animi, deturpata l’immagine stessa dell’Italia, ma, paradossalmente, anche risvegliato quanti si erano assuefatti a “convivere” con lantistato, nuovamente incitandoli alla rivolta morale ed all’unità (anche operativa) contro il crimine organizzato.

Con Giovanni Falcone sono caduti gli uomini della scorta, tranne uno, ma come direbbe Antonio, vicino al cadavere di Cesare, anche “tutti noi” perché l’alto magistrato era non solo un simbolo ma anche la punta più consapevole ed avanzata, frapposta dallo Stato contro il crimine, le cosche, il malessere, il degrado della civile convivenza.

A coloro che erano preposti alla sua sicurezza dobbiamo tutti non solo uno specialissimo e deferente omaggio alla loro memoria, doppiamente dolenti ma anche fieri che erano pugliesi, perché non erano soltanto degli uomini che compivano un pericoloso dovere, quanto e soprattutto perché, prima, erano stati scelti dallo stesso magistrato, poi, perché avevano fortemente “voluto” condividerne la rischiosa missione, identificandosi con il suo lavoro, con il suo altissimo senso dello Stato; il sopravvissuto ha avuto il coraggio morale, prima che fisico, di ribadire il suo convincimento, con la volontà di proseguire!

Sono questi, si fa per dire, “oscuricittadini, in armi, che ci fanno sperare nella vittoria finale; sono questi gli italiani che ci riscattano e restituiscono il dolente orgoglio di appartenere a questo, contradditorio, tormentato, Paese che sembra avere smarrito il senso del limite, con la perdita di saldi valori di riferimento, diretti comportamenti, e, soprattutto del coraggio di vivere, coerentemente, il proprio tempo ed il ruolo di ognuno.

Alle famiglie che restano e il cui dolore non sarà dimenticato, vada la solidarietà di una città che ha sofferto con loro, con loro si è indignata, al loro martirio affida la speranza della comune risurrezione sulle macerie di una barbarie che il Sud non merita ma che subisce con disumano stillicidio.

Vi è in questi giorni molta ”dietrologia”con il senno di poi, e molte “impossibili” spiegazioni sul perché, ma soprattutto sul come tutto ciò possa essere avvenuto.

Ho ascoltato, anch’io, la chiara e documentata replica del Presidente del Consiglio che ha resa pubblica l’entità delle misure di protezione poste in atto per difendere Falcone, un giudice che sapeva che, prima o poi, sarebbe stato colpito. Ebbene, per una volta, almeno, non vi sono censure da opporre; la tutela era straordinaria e così inattaccabile che soltanto il sentimento poteva minarla: i periodici ritorni dalla moglie, magistrato come Lui, su un percorso obbligato, costituiva il “tallone d’Achille” di una rete perfetta e sempre mutevole.

Ma la controffensiva è stata così misurata che porta ormai a concludere che, allora, per nessuno, c’è vera possibilità di sicurezza; e non mi pare infondata, purtroppo, l’ansia del Guardasigilli, né infondate mi paiono le fosche previsioni del Ministro dell’Interno su possibili attentati rivolti sempre più in alto, quasi a riprova dell’analisi di Mattarella che intravede il “vuoto”, provocato dalle cosche nelle file nemiche.

Questo delitto sulla scorta del buon senso (che, oggi, è l’unico metro possibile), come afferma un grande esperto dell’FBI, amico e collaboratore del magistrato siciliano, Rudolph Giuliani, era necessario per impedire che egli, o prima o poi, pervenisse alla guida della DIA, perché, aggiunge il giudice Borsellino, “la mafia aveva paura dei poteri di Falcone“.

È amaro, però, dover registrare che l’Ospedale di Palermo, e dico di Palermo, non ha le attrezzature necessarie per affrontare una tale emergenza, come hanno dichiarato i Sanitari, ed in tutti prende corpo il dubbio che Falcone poteva, forse, essere salvato!

Così la tragedia dei nostri ospedali, probabilmente, è stata micidiale quanto la mafia. È il paradosso assoluto.

Ma, senza voler entrare nel merito, anche perché la “materia” è sfuggente ed imponderabile, certamente hanno nociuto alla “sicurezza psicologica” da cui doveva essere circondato il magistrato più famoso e forse più potente d’Italia, gli ingiusti sospetti, l’isolamento, di cui certuni Lo hanno fatto destinatario pur sapendo ciò che potevano originare, cioè quello “scollamento” di cui si disse che fu anche vittima il Generale Dalla Chiesa, e che, sempre, ha indotto la mafia ad osare di più

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