L’inchiesta sui (presunti) furbetti del vaccino è alle battute conclusive. In settimana infatti la Procura di Bari potrebbe tirare una linea rispetto alle verifiche effettuate in quasi due mesi dai Nas, che si sono avvalsi anche dei risultati raggiunti dal Nucleo ispettivo della Regione. Il fascicolo del pm Baldo Pisani non indica per il momento una specifica ipotesi di reato, ma contiene tutta una serie di nomi – e di circostanze – che raccontano di somministrazioni avvenute in assenza dei requisiti previsti dai piani vaccinali, o anche in anticipo rispetto al tempo prefissato.
Gli esempi sono tanti: dai (falsi) volontari a sindaci e consiglieri comunali, dagli avvocati ai dipendenti di società private fatti passare come operatori sanitari, ai caregiver che incontrano il parente disabile non più di due volte l’anno. O, ancora, tutte le persone che hanno ottenuto il vaccino anche un mese prima che la relativa categoria fosse «sbloccata» da una circolare della Regione. In questo, come in molti altri casi, l’escamotage utilizzato (e la giustificazione offerta) è sempre quello della dose avanzata: piuttosto che buttarla via, la dose è stata data al «primo che passa» (definizione del commissario Francesco Paolo Figliuolo). Ma a questo proposito, le indagini hanno accertato in diversi centri vaccinali una prassi abbastanza singolare: quella di lasciare ai medici un «post-it» con il nome del candidato alla dose avanzata. Un bigliettino giallo adesivo, con il numero di telefono, da utilizzare per la chiamata. Non dunque un sistema trasparente, fondato su liste di attesa (oppure, come hanno fatto alcuni ospedali, su chiamate giornaliere in numero superiore alle dosi disponibili per tenere conto delle rinunce), ma un pizzino con il nome di qualche amico. Magari – è capitato – con un ruolo politico.
Venerdì è stato il consigliere regionale Fabiano Amati (Pd) a fornire alcuni numeri, basati sui dati raccolti dalla stessa Regione e ottenuti con una richiesta di accesso. Dopo uno scambio di lettere, il dipartimento Salute ha fornito all’ esponente di maggioranza un foglio Excel predisposto da InnovaPuglia che contiene un elenco di categorie e priorità, in cui però i dati anagrafici (nome, cognome, data di nascita, codice fiscale) sono oscurati e sostituiti da un identificativo alfanumerico. Una anonimizzazione che consente lo stesso qualche valutazione, e che porta a contare (fino al 12 aprile) 7.305 le somministrazioni meritevoli di approfondimento. «A me – dice Amati – non interessano i nomi quanto l’analisi delle categorie. Non ho parlato di furbetti, quanto di casi equivoci su cui dovranno essere fatte le verifiche del caso». I numeri su cui si concentrano le varie inchieste giudiziarie (oltre a Bari, sono al lavoro le Procure di Brindisi e Lecce) sono però molto più bassi: in diverse circostanze, infatti, i dati che sembravano anomali contengono errori o si spiegano con una situazione particolare.
Negli altri casi, i Nas hanno provveduto ad ascoltare i beneficiari della vaccinazione per chiedere lumi e capire cosa è accaduto. Da quando è scoppiato il caso dei furbetti, inoltre, sono decine e decine le segnalazioni di presunte irregolarità (anche anonime) arrivate alle forze dell’ordine o alla stessa Regione. Adesso chi indaga dovrà stabilire anche quale reato ipotizzare, e se la contestazione debba essere mossa a chi ha ricevuto la dose, a chi la ha somministrata oppure anche ad entrambi.
fonte: MASSIMILIANO SCAGLIARINI – www.lagazzettadelmezzogiorno.it