di GABRIELLA DE MATTEIS e GIULIANO FOSCHINI – bari.repubblica.it
Il crac Ciccolella finisce in un tribunale penale. La Procura di Trani ha infatti acquisito la sentenza che ha stabilito il fallimento di una tra le più importanti aziende floreali europee, quotata alla borsa di Milano. La sentenza è stata inviata dai giudici del tribunale di Trani al sostituto procuratore, Antonio Savasta, che da tempo ha in piedi un’indagine su alcune società della galassia Ciccolella però per altre ragioni: il pm sta approfondendo le modalità di alcuni finanziamenti per la realizzazione di impianti fotovoltaici.
In realtà le due inchieste presto potrebbero incrociarsi. La società dichiarata fallita è la scatola della holding del gruppo ma di fatto è una scatola vuota. Non a caso l’istanza è arrivata da un piccolo creditore (uno studio legale che tra le altre cose aveva curato loro il collocamento del titolo in borsa) ed è stata fortemente contestata dall’azienda. “Stiamo presentando ricorso – ha spiegato nei giorni scorsi Vincenzo Ciccolella – Ciccolella spa non ha debiti ed è capitalizzata in Borsa per oltre 40 milioni di euro. Questa vicenda è scaturita dalla richiesta di un consulente per un presunto credito di un milione di euro di parcelle per incarichi, credito che la Ciccolella ha subito contestato. Altra notizia che smentiamo categoricamente riguarda i posti di lavoro che non sono assolutamente a rischio. La Ciccolella Spa non ha dipendenti e non c’entra nulla con le altre società del gruppo“.
Oltre al mercato dei fiori (in grossa crisi, comunque, come testimonia il crac lo scorso anno della gemella olandese dei Ciccolella) il grosso business riguarda gli impianti di fotovoltaico sul quale appunto lavora Trani. Business che dà grande sicurezza economica al gruppo che, pur essendo fortemente esposta dalle banche, fino a ora era riuscita a tenere il punto. I debiti con le banche sono di 148 milioni, si legge nell’ultima trimestrale garantiti però principalmente proprio dagli investimenti sul fotovoltaico che garantiscono alle banche un rendimento certo. “I cespiti del sito produttivo di Terlizzi – si legge sempre nella trimestrale – sono posti a garanzia del finanziamento bancario ottenuto da Banca Intermobiliare” che ha comunicato nei giorni scorsi un’esposizione con Ciccolella da 22 milioni.
“Alcune particelle di terreno e relative serre ed impianti del sito di Molfetta – dice sempre l’azienda nella sua trimestrale – sono poste a garanzia del finanziamento bancario ottenuto da Banca Apulia e altre date in garanzia a favore di Abn Amro Bank per un finanziamento concesso alle ex società controllate olandesi. I cespiti dei siti produttivi di Melfi e Candela sono posti a garanzia del finanziamento in pool di originari 155 milioni di euro concesso da un pool di banche con capofila Unicredit e sono coperti da idonee polizze assicurative”. Ora tutti questi atti finiranno nel fascicolo del pm Savasta che dovrà valutare appunto come si è arrivati al fallimento e se si possano anche intravedere eventuali profili di responsabilità penale.