Entro l’estate quelle 50 bombe saranno fatte brillare in cava

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di Lucrezia D’Ambrosio  – www.lagazzettadelmezzogiorno.it/…

Il trasferimento in cava delle cinquanta bombe al fosforo, individuate dagli specialisti della Marina Militare, a ridosso del porto, avverrà tra un mese o poco più. Comunque prima dell’arrivo dell’estate.
Le operazioni dureranno per cinque giorni. Il trasporto sarà effettuato su ruota. Le bombe viaggeranno scortate. Al momento sono state individuate tre potenziali cave. Non è stato ancora stabilito quale delle tre cave sarà poi utilizzata per le operazioni di brillamento degli ordigni. Tutto sarà predisposto nelle prossime settimane. Intanto continuano gli incontri per definire i dettagli del piano di sicurezza che scatterà in concomitanza con le operazioni di trasferimento delle bombe.
Una in particolare, una bomba da aereo di cento libbre, circa mezzo quintale, desta particolare preoccupazione, non tanto per il potenziale esplodente, pure notevole, quanto per le dimensioni e per il tempo di durata del trasferimento dell’ordigno.
È la Prefettura di Bari a coordinare gli incontri. L’ultimo in ordine di tempo, ma nelle prossime settimane ce ne saranno altri, si è tenuto all’inizio della settimana a Molfetta, nella sede del compartimento marittimo, in Capitaneria. All’incontro hanno preso parte, oltre al delegato del Prefetto, anche i vertici della Questura, dei Vigili del Fuoco, della Guardia di Finanza, della Compagnia dei carabinieri, della Polizia Municipale, dell’Arpa, l’agenzia regionale per l’ambiente, dello Sdai, i sommozzatori specialisti della Marina, impegnati da mesi nelle operazioni di bonifica dell’area a ridosso del porto, del reggimento Guastatori dell’Esercito, della Guardia costiera, del Comune.
Fino al momento del trasferimento, le bombe al fosforo resteranno al sicuro in un luogo, in mare, spiegano in capitaneria, individuato dagli specialisti dello Sdai che, sempre in mare, hanno anche «chiuso» in un apposito container, le bombe a caricamento speciale, (in capitaneria escludono la presenza di bombe caricate ad iprite), che, in un secondo momento, saranno trasferite a Civitavecchia per la bonifica definitiva.
I dettagli del Piano di Sicurezza, che scatterà in concomitanza con l’avvio delle operazioni di trasferimento non sono stati ancora definiti, e sono comunque strettamente legati alla individuazione della cava destinataria finale degli ordigni.
In linea generale, dopo la definizione del percorso che dovranno seguire gli ordigni, sarà interdetta un’area per almeno trecento metri dal luogo del passaggio dei mezzi che trasportano le bombe. Non è esclusa anche l’interdizione al traffico aereo. L’area interdetta alla circolazione stradale sarà circoscritta e verrà impedito l’accesso a chiunque. È probabile, la cosa sarà valutata in seguito, che si decida per l’evacuazione temporanea di alcune zone. Prima del passaggio dell’automezzo con le bombe e della scorta, sarà effettuato un controllo dell’intera area.
Le operazioni di interdizione, scorta, controllo della viabilità, saranno gestiste dalle forze dell’ordine presenti sul territorio. Contemporaneamente saranno allertati tutti gli organismi deputati agli interventi di protezione civile. Si tratta di precauzioni, di un protocollo da definire e da seguire senza sbavature. Gli ordigni, prima del trasporto, saranno messi in sicurezza, pertanto non rappresentano un pericolo se non in presenza di particolari sollecitazioni che possono arrivare solo dall’esterno o da gesti sconsiderati dettati dalla curiosità della gente o dalla superficialità. Una volta in cava gli ordigni saranno sottoposti ad un processo di ossidazione controllata che consiste nel provocare la fuoriuscita lenta del fosforo in modo che bruci in piccole dosi a contatto con l’ossigeno presente nell’aria.
L'operazione, a Molfetta, non ha precedenti.
Fino ad oggi la città ha assistito a brillamenti in mare di ordigni a caricamento convenzionale. Due particolarmente evidenti, con colonne di acqua alte alcune decine di metri, sono stati effettuati l’estate scorsa, uno il 4 agosto, a quattro miglia dalla costa, l’altro l’8 settembre.

Gli effetti delle bombe al fosforo. Chi sopravvive rischia danni permanenti

Le bombe al fosforo non sono state inserite nell’elenco delle armi chimiche. Più genericamente vengono considerate bombe incendiarie che, secondo le convenzioni internazionali, possono essere utilizzate, quindi, solo a scopo di illuminazione, per spaventare, per nascondere le truppe, per creare una cortina fumogena, per segnare tracciati luminosi. Sta di fatto che il fosforo bianco, quello che utilizza l’industria bellica, a contatto con l’ossigeno produce anidride fosforica che genera calore. L’anidride fosforica reagisce con i composti che contengono acqua e li disidrata producendo acido fosforico. Per farla breve, le bombe al fosforo bruciano l’ossigeno in un diametro di circa 150 metri dal luogo dell’esplosione e, se i vapori dispersi vengono inalati possono anche provocare la morte per avvelenamento. Secondo gli esperti l’inalazione dei vapori di fosforo corrode le mucose e gli organi interni. Chi sopravvive all’esposizione va incontro a danni permanenti. [l. d’a.]

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