Dopo oltre 30anni, in via Baccarini, angolo via T.Silvestri, il muro di recinzione comincia ad arretrare.

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Un giorno da ricordare, il muro arretra e il responsabile del cantiere minaccia il coordinatore del Liberatorio, così come era accaduto nel 1993, quando Matteo d’Ingeo era responsabile dell’Osservatorio 7 Luglio sull’illegalità, nato all’indomani dell’omicidio del sindaco Carnicella. L’amministrazione comunale, dopo sei mesi, non ha ancora risposto all’esposto presentato nel marzo scorso.

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La cronaca

Questo video è stato recuperato nel nostro archivio e risale al 1993

Da oltre 30 anni, in pieno centro cittadino, in via Baccarini (angolo via Ten Silvestri) persiste un esempio di vergognosa bruttura urbanistica. I marciapiedi in prossimità di via Ten.Silvestri e via Baccarini sono occupati, ormai da oltre 30 anni, dalla recinzione di un cantiere edile in abbandono. Trattasi di un progetto per fabbricato mai realizzato. Ciò rende pericoloso il transito dei pedoni costretti a dividere la sede stradale con gli autoveicoli tenuto conto che l’area in esame è caratterizzata da intenso flusso di traffico. Il predetto cantiere edile, inoltre, dato lo stato di abbandono in cui versa è divenuto “discarica abusiva” di materiali vari e luogo di ritrovo di animali randagi.

Già nel 1993, precisamente 21 anni fa l’OSSERVATORIO 7 LUGLIO sull’illegalità diffusa, aveva richiesto notizie all’allora sindaco Annalisa Altomare. Si chiedeva :

1) se la recinzione del cantiere fosse stata eseguita in conformità delle prescrizioni urbanistiche ed in ossequio alla normativa in materia di sicurezza stradale;

2) se fosse stata pagata la tassa per l’occupazione del suolo tanto protratta nel tempo;

3) se non si ritenga opportuno provvedere alla bonifica dell’intera area, addebitando le spese all’impresa di costruzione o al curatore fallimentare della stessa.

Il Sindaco rispondeva argomentando che la recinzione al cantiere in oggetto era stato effettuato “a filo di marciapiede” in quanto si supponeva che l’occupazione fosse temporanea (limitata alla realizzazione del fabbricato); e che non era possibile arretrare lo stesso muro essendo state costruite opere non completate da parte della Ditta. Nulla si diceva in merito ai quesiti relativi alla sicurezza stradale, al pagamento della tassa per l’occupazione del suolo pubblico, ecc,. Anzi, si entrava in contraddizione quando da un lato si affermava che il fallimento della Ditta fosse avvenuto durante le operazioni di scavo, dall’altro si dichiara che “a seguito di sopralluogo (effettuato, presumiamo, a seguito della richiesta dell’8 marzo1993), si è verificato che non è possibile l’arretramento della recinzione in quanto in sede di marciapiede sono state realizzate opere non complete che dovono essere completate per poter arretrare la recinzione”.

Insomma una storia di ordinario abuso diventato consuetudine in questa città. La concessione per la costruzione del fabbricato risale al 25 maggio 1983 rilasciata al sig Magarelli Saverio. Nel luglio 1993 quando è stato sollevato il caso, l’allora coordinatore dell’osservatorio Matteo d’Ingeo, nello stesso giorno in cui l’emittente tv locale RETE7, metteva in onda un servizio sulla recinzione, riceveva pesanti minacce telefoniche. Eravamo alla vigilia delle grandi operazioni antidroga che hanno cambiato il volto di questa città e da allora è calato il silenzio su questa storia. Oggi abbiamo inviato all’attuale amministrazione le stesse domande che sono state fatte 21 anni fa. Inoltre ci piacerebbe sapere chi fosse quel Magarelli Saverio intestatario di quella licenza a costruire, il nome della ditta fallita, il nome del curatore fallimentare e in tutti questi anni i nomi di tutti i responsabili degli uffici comunali che sono stati omissivi.

 

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