La procura di Bari ha chiesto il rinvio a giudizio per i 17 imputati dell’inchiesta chiamata ‘Domino 2’, l’inchiesta sul riciclaggio del denaro sporco del clan Parisi, accusati a vario titolo di favoreggiamento, riciclaggio, corruzione, rivelazione del segreto d’ufficio ed estorsione. Quest’ultimo reato è aggravato dall’aver favorito un’associazione mafiosa.
La vicenda al centro dell’indagine è la realizzazione di un campus universitario da 3.500 posti letto a Valenzano, nel Barese. Rischiano il processo tre avvocati – l’ex vice presidente della Provincia di Bari Onofrio Sisto (Pd), l’ex consigliere laico di centrosinistra del Csm, Gianni Di Cagno, e il docente universitario Giacomo Porcelli – sei direttori di banca, due ex amministratori del Comune di Valenzano – Donato Amoruso, ex vicesindaco, e Vitantonio Leuzzi, ex assessore ai lavori pubblici – e pregiudicati ritenuti vicini a Michele Labellarte, l’imprenditore deceduto nel settembre 2009 e considerato dagli inquirenti il cassiere del clan mafioso Parisi-Labellarte di Bari.
Secondo la Procura, che aveva notificato la chiusura delle indagini nel maggio 2012, i tre avvocati sono accusati di favoreggiamento perché “in concorso tra loro aiutavano Labellarte (in qualità di legali della società Uniedil a lui riconducibile, che aveva acquistato i terreni per il campus, ndr) ad assicurarsi definitivamente parte del profitto di circa sette miliardi di lire rinveniente dal reato di bancarotta fraudolenta e frode fiscale, omettendo la segnalazione” delle operazioni sospette all’Uif (Unità di informazione finanziaria).
Per concorso in favoreggiamento rischiano il processo sei direttori di filiali di banca – Gaetano Antonio Barone, Salvatore Biscozzi, Pierfrancesco Lovecchio, Domenico Perrone, Beniamino Piombarolo, Andrea Maccagni – e la dipendente di un istituto di credito, Grazia Alessandra De Carne, tutti accusati di aver consentito a Labellarte di aprire conti correnti “fittiziamente intestati a prestanome” di cui si sarebbe servito “per occultare la reale titolarità delle somme di denaro”.
Chiesto il rinvio giudizio anche per l’amministratore formale della Uniedil Srl Sergio Martino e per Anna Laura La Gioia, accusati di ricettazione. Sono invece accusati di aver agevolato il progetto in cambio di denaro e altre utilità l’ex vicesindaco e l’ex assessore del Comune di Valenzano. Chiesto il rinvio a giudizio con l’accusa di estorsione per altre tre persone ritenute vicine al clan mafioso capeggiato dal defunto boss di Valenzano Angelo Michele Stramaglia.