Così Landella “abusava della sua carica”: 32mila euro da un imprenditore e “500mila euro o mando tutto all’aria” sull’appalto da 53 milioni

Continua a sgretolarsi l’Amministrazione comunale di Foggia, da mesi sotto la lente della Procura dauna da una parte, e della Commissione antimafia dall’altra. Dopo le inchieste che hanno interessato già alcuni Consiglieri comunali, con arresti eccellenti e scandali politici che hanno scosso l’opinione pubblica, l’ultimo atto (per ora) della macro-indagine che ha per oggetto l’operato degli amministratori foggiani, ha portato all’arresto, ai domiciliari, del sindaco leghista Franco Landella, dimissionario dal 4 maggio scorso.

Insieme a quello del primo cittadino, ci sono altri quattro nomi in questa tranche d’inchiesta: si tratta della moglie del sindaco, nonché dipendente comunale, Daniela Iolanda Di Donna (l’unica raggiunta da una misura di interdizione dai pubblici uffici), dei consiglieri comunali Antonio Capotosto e Dario Iacovangelo, e dell’imprenditore Paolo Tonti, questi ultimi tutti ai domiciliari.

Gli indagati sono accusati del reato di corruzione, mentre il sindaco risponderà anche di tentata concussione. Le indagini sono state condotte dalla squadra mobile e dalla Digos di Foggia, con il Servizio Centrale Operativo, sotto la direzione della Procura dauna. Strettissimo riserbo sulla vicenda da parte degli inquirenti: “Le indagini sono ancora in corso. Ci sono altri indagati e dobbiamo lavorare nella massima serenità”, avverte il procuratore capo di Foggia, Ludovico Vaccaro che, con brevi cenni, sintetizza i due episodi oggetto di questo filone di indagine.

In particolare, il sindaco Landella, “abusando della sua carica”, avrebbe richiesto la somma di 500mila euro prima, accomodata in 300mila poi, ad un imprenditore locale interessato a subentrare nell’appalto milionario, ben 53milioni, avente ad oggetto il project financing per i lavori di riqualificazione ed adeguamento degli impianti di pubblica illuminazione nel Comune di Foggia. In quell’occasione, lo stesso avrebbe prospettato in maniera veemente di avere il potere di “poter mandare tutto all’aria”.

“Le fonti di prova sono tante”, elenca sommariamente il procuratore Vaccaro. “Ci sono le dichiarazioni della persona offesa, la registrazione di una conversazione tra i due, quella di un colloquio avvenuto tra l’imprenditore e Iaccarino e altre intercettazioni telefoniche e ambientali. C’è un forte quadro indiziario che fonda ipotesi di reato”, conclude. 

Ma non è l’unico episodio che vede coinvolto il dimissionario Landella. “Dall’attività investigativa è emerso anche che il sindaco Landella avrebbe ricevuto dall’imprenditore locale Paolo Tonti la cifra di almeno 32.000 euro per il voto favorevole alla deliberazione per la proroga del programma di riqualificazione urbana cui era interessata la Tonti Raffaele Coer srl. Dalle indagini è inoltre emerso che parte della somma corrisposta è stata poi consegnata dalla moglie del sindaco agli altri consiglieri comunali indagati”.

Nell’ordinanza firmata questa mattina, il gip parla di un “diffuso malcostume” tra gli amministratori foggiani, di condotte di “indubbio allarme e gravità” divenute prassi (“è un sistema collaudato”). Durissimo il commento il questore di Foggia, Paolo Sirna: “Fare il pubblico amministratore è un dono degli elettori. Ma in questo caso la  funzione pubblica è stata piegata a fini personalistici: questo dono è stato tradito”, spiega.

Ed è alla città tradita che si rivolge, infine, Vaccaro: “Spero aumenti la collaborazione”, conclude Vaccaro. “La città ha il dovere di contribuire a far emergere la verità. Abbiamo bisogno che chi sa parli, denunci, testimoni. Noi non lavoriamo contro nessuno, ma per il bene del territorio e della comunità che lo abita. Noi proseguiamo per la nostra strada, speriamo che la città ci segua”, conclude.

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