Cooperativa Antares, confermata in Appello la condanna a 3 anni per il presidente Sallustio

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La terza sezione penale della corte d’Appello di Bari ha confermato la condanna a tre anni di reclusione e l’interdizione per 5 anni dai publiici uffici ricevute in primo grado da Gianni Luigi Sallustio, presidente della cooperativa Antares, ritenuto colpevole dei reati di estorsione e abuso d’ufficio. Nel processo era imputato anche Giuseppe Parisi, già responsabile del settore tecnico del Comune di Molfetta, nel frattempo deceduto.

Sallustio aveva beneficiato in primo grado di una riduzione di pena dal Giudice per le Udienze Preliminari del Tribunale di Trani, in quanto l’imputato aveva scelto di essere giudicato con il rito abbreviato. Confermata anche l’assoluzione per l’altro imputato del processo, Antonio Luigi Rinaldi, accusato di illecita influenza sull’assemblea e di abuso d’ufficio, perché rispettivamente “il fatto non costituisce reato” e “il fatto non sussiste”.

 La vicenda.

Gianni Luigi Sallustio era il presidente della cooperativa edilizia Antares, che avrebbe dovuto costruire un edificio in regime di edilizia convenzionata. Il presidente aveva escogitato il sistema per accaparrarsi la proprietà dei locali commerciali che sarebbero stati costruiti a piano terra.

 Alcuni dei soci della cooperativa avevano scoperto l’artifizio e si erano opposti alla cessione dei locali. Da lì il presidente muove una serie di minacce nei confronti dei suoi oppositori e mette in atto uno stratagemma per escludere gli stessi dalla cooperativa. In pratica, Sallustio aveva fatto ammettere nella cooperativa quelli che la sentenza del Gup definisce “cinque soci di comodo”(tra questi il figlio e la fidanzata del figlio), in modo da “alterare fraudolentemente la maggioranza”.

Con la maggioranza in tasca, Sallustio fa escludere dal consiglio di amministrazione uno dei soci oppositori e fa nominare “un consigliere di comodo”. Infine intima ai sei soci di versare entro un mese una quota di 30.500 euro per l’avanzamento dei lavori di costruzione dell’edificio. I soci non possono raccogliere in così breve tempo la somma richiesta e Sallustio trova così il modo per escluderli definitivamente dalla cooperativa e avere la via libera all’assegnazione dei locali commerciali “a prezzo –si legge sempre nella sentenza- assolutamente vantaggioso, così concretizzando l’illecito profitto con l’ingiusto danno delle parti offese”. Uno di questi locali è stato intestato alla suocera 90enne di Sallustio.

Il reato di abuso d’ufficio invece è stato riconosciuto perché Sallustio aveva dichiarato falsamente in una denuncia ai Carabinieri di Molfetta di aver smarrito il registro della cooperativa relativo alle assemblee dei soci proprio nel giorno in cui c’era la visita ispettiva delegata dal Ministero delle Attività Produttive che avrebbe potuto rilevare le irregolarità commesse.

Gianni Luigi Sallustio era stato condannato in primo grado anche al pagamento della provvisionale di 20.000 euro ciascuno nei confronti dei sei soci per i quali il risarcimento dei danni sarà stabilito nel processo civile in corso. Confermato anche il pagamento di 12.000 euro per le spese legali sostenute dalle parti civili.

A proposito delle parti civili, tra queste avrebbe dovuto essere presente anche il Comune di Molfetta, costituitosi mediante delibera del 2010. Ma nelle carte della sentenza non vi è traccia della costituzione di parte civile del Comune.

In un momento in cui si sta procedendo all’assegnazione di altri comparti per le cooperative edilizie, ora i soci della cooperativa Antares, compresi quelli ingiustamente esclusi e poi reintegrati dopo il ricorso ad un arbitrato, attendono segnali dal Comune per non perdere ciò che avevano iniziato con sacrificio a costruire. Il palazzo incompiuto è ancora lì come segno della brutta storia di un tentativo di raggiro fortunatamente sventato. Rimane invece un diritto, quello alla casa, non riconosciuto e mortificato dallo scheletro di un edificio.

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