Colpo alla «Società foggiana»: 38 arresti all’alba per usura ed estorsioni. De Raho: «Mafia di Fg primo nemico dello Stato»

La scorsa notte, a Foggia ed in altre 15 province del territorio nazionale, investigatori della Polizia di Stato e dell’Arma dei Carabinieri, nell’ambito della maxi operazione antimafia convenzionalmente denominata «Decimabis», hanno eseguito congiuntamente un provvedimento cautelare – emesso dal Tribunale di Bari su richiesta di un pool di magistrati della Procura Nazionale Antimafia, della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari e della Procura della Repubblica di Foggia – nei confronti di 40 indagati, ritenuti appartenenti o contigui all’organizzazione mafiosa società foggiana e responsabili, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, concorso esterno in associazione mafiosa, estorsione, tentata estorsione, usura, turbativa d’asta e traffico di sostanze stupefacenti, tutti aggravati dal metodo mafioso.

Decimabis” rappresenta la prosecuzione della precedente operazione antimafia, denominata “Decima Azione”, eseguita nel novembre 2018, sempre nella città di Foggia, da parte delle due Forze di Polizia operanti, nonché la risposta ai violenti attentati consumatisi in città all’inizio dell’anno, che ebbero ampio risalto in ambito nazionale, destando peraltro profondo allarme sociale.

Si tratta dell’operazione antimafia più importante eseguita nel capoluogo pugliese nei confronti delle tre batterie “Moretti/Pellegrino/Lanza» – «Sinesi/Francavilla» e “Trisciuoglio/Tolonese/Prencipe», operanti nel settore delle estorsioni ai danni dei commercianti ed imprenditori locali. Si tratta della prosecuzione della precedente operazione contro la criminalità mafiosa foggiana del 2018, denominata «Decima Azione». Colpita questa volta anche la cosiddetta «zona grigia» della città.

Pilotavano le corse dei cavalli chiedendo il pizzo anche ai fantini, estorcevano denaro a imprenditori attivi in diversi settori, dagli scavi alla ristorazione, fino ai commercianti del mercato settimanale cittadino. A due noti imprenditori operanti nel settore alimentare avevano imposto il versamento di tremila euro mensili.

Sono alcune delle attività della cosiddetta «Società foggiana», la mafia attiva a Foggia e nella provincia, della quale oggi sono stati arrestati 22 esponenti, mentre ad altri 16 che erano già in carcere è stata notificata una nuova misura cautelare.

Gli indagati, in tutto 40, sono accusati, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, concorso esterno in associazione mafiosa, estorsione, tentata estorsione, usura, turbativa d’asta, tutti aggravati dal metodo mafioso.

Tra gli arrestati anche Giuseppe De Stefano, un dipendente dell’ufficio «Dichiarazione Morte Stato Civile» del Comune di Foggia, indagato per concorso esterno in associazione mafiosa, il quale ha fornito informazioni sui decessi a esponenti della batteria criminale «Sinesi-Francavilla» cosicché gli stessi potessero chiedere il pizzo alle imprese di onoranze funebri.

Le accuse poggiano sulle intercettazioni e anche sulle dichiarazioni di tre collaboratori di giustizia: Alfonso Capotosto, che collabora da quattro anni; Carlo Verderosa che collabora da dicembre scorso; e Giuseppe Folliero che collabora da due anni, il cui nome era stato tenuto segreto fino a oggi e che oggi compare nell’ordinanza.

ARRESTATI ANCHE DUE BOSS – Ci sono anche i due capo clan, i foggiani Federico Trisciuoglio e Pasquale Moretti, tra le 40 persone raggiunte da una ordinanza di custodia cautelare nell’ambito dell’operazione antimafia compiuta questa mattina da carabinieri e polizia a Foggia.

Federico Trisciuoglio è ritenuto capo storico della malavita foggiana ed era già detenuto ai domiciliari mentre Pasquale Moretti era tornato in libertà da pochi mesi ed è il figlio di Rocco Moretti, al vertice dell’omonimo clan. Il blitz di oggi è una prosecuzione dell’operazione «Decima Azione» blitz del novembre 2018 che portò all’arresto di 30 affiliati ai clan mafiosi. 

DE RAHO: –  «La mafia foggiana è divenuta il primo nemico dello Stato».

Lo ha detto il procuratore Nazionale antimafia, Cafiero De Raho, intervenuto alla conferenza stampa sui dettagli dell’operazione «Decimabis» che ha portato all’arresto di 38 persone ritenute vertici e affiliati delle tre batterie criminali del territorio. Tra gli arrestati anche un dipendente comunale che, ha spiegato De Raho, di volta in volta indicava i decessi per consentire alla mafia foggiana di pretendere il pizzo dalle agenzie funebri.

I COMPLIMENTI DEL MINISTRO GUERINI – «Congratulazioni all’Arma dei Carabinieri, alla Polizia di Stato e alla Magistratura per la complessa operazione condotta nel foggiano. Continua senza sosta la lotta dello Stato contro le mafie e in questo delicato momento, a causa della grande emergenza sanitaria ed economica, l’attenzione deve essere massima. Il contrasto alla malavita è una priorità». Così il Ministro della Difesa Lorenzo Guerini in una nota ha commentato gli esiti dell’operazione «Decimabis» che ha portato all’arresto di 38 persone ritenute vertici e affiliati delle tre batterie criminali del territorio foggiano. 

PLAUSO DI EMILIANO –  «Desidero esprimere il mio compiacimento e il mio plauso per l’ottimo lavoro svolto dalla cosiddetta «Squadra Stato», formata da agenti della Polizia di Stato e militari dell’Arma dei Carabinieri, che in queste ore stanno eseguendo numerose misure cautelari emesse nei confronti di decine di soggetti affiliati e contigui all’organizzazione criminale di matrice mafiosa nota come società foggiana». Così il Presidente della Regione Puglia Michele Emiliano ha commentato l’operazione condotta questa mattina dalle forze dell’ordine, che ha permesso l’arresto di quaranta persone a Foggia.
«La vasta operazione di polizia giudiziaria – aggiunge – ha interessato un pericoloso sodalizio criminale di stampo mafioso operante nel territorio foggiano e l’importanza di tale operazione è strettamente correlata ai settori di interesse criminale della mafia foggiana che, come ha ben sottolineato il Procuratore Cafiero De Raho, non si muove solo per la consumazione di reati tradizionalmente mafiosi, ma ha assunto il modello tipico delle organizzazioni mafiose attraverso la gestione di affari e quindi attraverso una articolazione imprenditoriale economico finanziaria». “Si tratta – ha concluso Emiliano – di un altro importante passo in avanti nella faticosa azione di contrasto alla criminalità, verso la strada della legalità e della sicurezza». 

MINISTRA LAMORGESE : «GRANDE IMPEGNO FORZE DELL’ORDINE» – «A Foggia la magistratura e le forze di polizia stanno operando con grande impegno e dedizione contro le organizzazioni criminali e i loro interessi illeciti», ha dichiarato il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, sottolineando «la intensa e proficua collaborazione tra le istituzioni che ha consentito allo Stato di dare una risposta forte e determinata dopo i gravi attentati di inizio anno, che avevano destato allarme sociale in città e provincia».«L’operazione antimafia della scorsa notte, condotta dal personale della Polizia di Stato e dell’Arma dei Carabinieri, con il coordinamento della Procura nazionale antimafia, della Direzione distrettuale antimafia di Bari e della Procura della Repubblica di Foggia, dimostra ancora una volta che lo Stato è presente e vicino alla comunità foggiana, agli imprenditori e ai commercianti che subiscono le intimidazioni criminali, agendo sul piano investigativo e della prevenzione. Istituzioni e società civile devono continuare a lavorare insieme per liberare il territorio foggiano dalla pressione criminale e dai tentativi di infiltrare l’intero tessuto economico», ha aggiunto la titolare del Viminale. 

IL COMMENTO DI DON CIOTTI – «La grande operazione antimafia svoltasi questa mattina a Foggia, operazione che, tra arresti e notifiche cautelari per chi già si trovava in carcere, ha colpito oltre quaranta persone tra cui due boss di una mafia tra le più pervasive ed efferate d’Italia, è un forte segno di speranza. Non solo per l’esito, ma per il metodo. L’operazione scaturisce infatti dalla collaborazione di un «pool» composto da Polizia, Carabinieri, Direzione Nazionale Antimafia, Direzione Distrettuale Antimafia di Bari e Procura di Foggia. Esempio inedito di quel concorso di forze e competenze a cui Libera da sempre richiama e si richiama, nel segno della condivisione e della corresponsabilità». Lo afferma don Luigi Ciotti, presidente di Libera. «Il «Noi» che proprio a Foggia, il 10 gennaio scorso, ha voluto gridare il suo «no!» alla violenza mafiosa e alle complicità che la alimentano con una marcia di oltre ventimila persone unite per disinnescare la miccia della paura e della rassegnazione – aggiunge – Bisogna augurarsi che il metodo dell’operazione di questa mattina faccia scuola non solo nel contrasto al crimine organizzato ma in ogni ambito della vita sociale, tanto più in un momento che ci fa capire – nel distanziamento preventivo – quanto siano importanti le relazioni e i beni comuni». «Solo insieme ci possiamo salvare – conclude – non solo dalle pandemie ma anche dalle mafie, dalle ingiustizie e da tutte le divisioni che tolgono dignità, speranza e futuro». 

IL RINGRAZIAMENTO DELLA BELLANOVA – «Il mio più sentito grazie a tutti coloro che hanno lavorato per questo importante risultato, sentinelle dello Stato a ricordare che non esistono zone franche e che lo Stato c’è sempre, anche nella difficoltà di un periodo che rende ancora più fragili imprese e imprenditori». Lo afferma la ministra Teresa Bellanova, in merito all’operazione Decimabis portata a termine nel foggiano dall’Arma dei Carabinieri, dalla Polizia di Stato e dalla Magistratura.
«E’ un’operazione che ha disvelato un vero sistema criminale ramificato a vocazione imprenditoriale, con inquietanti infiltrazioni nelle istituzioni locali – precisa Bellanova – e fotografa una pressione capillare e costante a danno del tessuto economico del territorio foggiano, a conferma di come il virus mafioso possa sommare ai danni della pandemia la recrudescenza criminale su settori già sfiancati dal rallentamento produttivo». Per la ministra «per estirpare il cancro mafioso, le azioni repressive sono preziosissime ma hanno bisogno di un di più fondamentale che proviene dall’apporto di tutte le parti sane del tessuto sociale. E questo chiama in gioco qualità e capacità di tenuta delle classi dirigenti territoriali e delle comunità tutte cui è chiesto di argine alla infiltrazione criminale, lavorando perché nessuno si senta abbandonato e per costruire risposte strutturali alle fragilità sociali ed economiche, a tutela dei principi fondanti la convivenza civile». 

fonte: www.lagazzettadelmezzogiorno.it

video di LUCA TURI

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