“Caro Estinto”, al via il processo.

Nell’udienza preliminare dello scorso giugno in otto furono condannati, tra infermieri, medici e operatori di pompe funebri. Il 10 dicembre Mauro Domenico Befo in aula.

di La Redazione – (www.molfettalive.it/…)

Ha preso il via ieri nel Tribunale di Trani il cosiddetto processo “Caro Estinto”. L’udienza preliminare dello scorso giugno si chiuse con otto condanne, un’assoluzione, tre patteggiamenti e otto rinvii a giudizio. 



L’azione giudiziaria segue l’inchiesta cominciata nel marzo 2006 e condotta daiCarabinieri del Comando provinciale di Bari. A rivolgersi ai militari fu Mauro Domenico Befo, titolare di un’impresa di pompe funebri per denunciare presunti intrecci tra infermieri e medici dell’ospedale di Molfetta e altre agenzie concorrenti.



Questo il meccanismo contestato dalla Procura: personale paramedico, all’interno del nosocomio, segnalava all’esterno decessi o ammalati in procinto di spegnersi contando sulla mancanza di obiezioni da parte dei congiunti riguardo la scelta dell’agenzia funebre. Medici compiacenti o disattenti stilavano poi certificati di morte basandosi sulle indicazioni dei rappresentanti delle onoranze funebri. 



In altri casi il paziente ormai deceduto veniva invece dimesso per essere trasportato in casa, dove la sua morte era poi accertata dal medico di famiglia e poi dalla Ausl. Operazione che, se effettuata in ospedale, sarebbe stata più lenta per via dell’attesa delle 24 ore prima della consegna della salma alla famiglia. 



Scopo del “sistema” era quello di eliminare la concorrenza. Tra le accuse formulate ad alcuni medici, quella di aver percepito 25 euro per redigere certificati di morte. 



Le indagini, eseguite mediante intercettazioni telefoniche e filmati video, avevano portato nel giugno di quest’anno all’udienza preliminare, in cui il Pubblico Ministero Ettore Cardinali aveva chiesto il rinvio a giudizio per venti indagati e l’assoluzione con formula dubitativa per altri trenta. 



Associazione per delinquere, rivelazione ed utilizzazione di segreto d’ufficio, falso ideologico, corruzione, concussione e peculato i reati contestati a vario titolo. 



Il patteggiamento era stato chiesto dall’operatore coordinatore professionale Giovanni Caputi (2 anni e 6 mesi di reclusione), Francesco Guardavaccaro, gestore della ditta di onoranze funebri “Padre Pio” (2 anni) e il medico necroscopo Anna Elisabetta Altomare (6 mesi convertiti in poco meno di 7mila euro di multa). 



Con rito abbreviato erano stati condannati: a 1 anno e 4 mesi di reclusione l’ausiliario socio sanitario Angelo Picca (assolto da altre accuse) e Giovanni De Nichilo (che da Picca avrebbe ricevuto cerotti e pannolini dell’ospedale); a 10 mesi il medico necroscopo Elio Massarelli; rispettivamente ad 8 e 6 mesi i dottori del reparto "Medicina" Teresa De Cesare e Fabio Luigi Ciannamea; a sei mesi Tiziana Guardavaccaro, titolare della ditta di onoranze funebri “Padre Pio”; a 1 anno i medici convenzionati con il Servizio Sanitario Regionale, Nunzio Fiorentini Cavallotti e Francesco Spezzacatena. 



Nessuno ha scontato la pena per via dell’indulto. 



Un altro medico necroscopo, Rosa Colamaria, era stata assolta. 



Ad essere rinviati a giudizio erano stati Giuseppe Spagnoletti, titolare dell’agenzia funebre “La Cattolica”, il suo dipendente Michele Defronzo, i due operatori coordinatori professionali Vincenzo Samarelli e Domenico Bovenga, e i medici convenzionati Vito De Gennaro, Isabella Dragone, Luigi Massari ed Enrico Pansini. 



Nel dibattimento di ieri sono state acquisite le intercettazioni e le videoriprese del Comando provinciale dei Carabinieri e fissato il calendario delle udienze. 



Il processo tornerà in aula il prossimo 10 dicembre. Davanti ai giudici Cesarea Carone (presidente), Lorenzo Gadaleta e Rossella Volpe (a latere) saranno ascolti cinque testimoni; quattro militari dell’Arma autori delle indagini e l’imprenditore di onoranze funebri Mauro Domenico Befo.

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