Buona scuola? Solo per gli avvocati: è record di ricorsi


fonte: http://espresso.repubblica.it – di FRANCESCA SIRONI

Ventotto cause al giorno. I ricorsi presentati contro il ministero dell’Istruzione e i suoi rami scolastici sono stati settemila e duecentosei nel 2016, di cui 1.340 solo contro la Buona Scuola. Sono i dati dell’Avvocatura generale dello Stato, l’organo legale dell’istituzione, che l’Espresso può pubblicare in queste pagine. I dati mostrano ancora un’altra scenografia dell’impasse in cui versano cattedre e strutture per la formazione: il contenzioso in tribunale.

Dal 2012 le battaglie giudiziarie non hanno fatto che aumentare, passando dalle 3.485 di allora alle oltre settemila dell’anno scorso, un ritmo rimasto inalterato nelle prime settimane del 2017. Le associazioni di categoria, le sigle che rappresentano gli interessi di docenti e personale, pubblicano comunicati quotidiani per festeggiare vittorie collettive, sentenze, risarcimenti. Gli avvocati che difendono il Miur da questo sciame di cause spiegano invece come il boom di processi sia una sorta di “fenomeno ciclico”, un’onda puntuale quanto la marea a ogni nuovo bando o concorso per l’ingresso in ruolo; ricordano poi che i massicci numeri di vertenze contro le scuole siano dovuti anche alla mole titanica di docenti e famiglie coinvolte in un’istituzione “in prima linea” come quella educativa.

Di certo però il peso delle liti si avverte e aumenta, al centro come in periferia. Michele Gramazio è il presidente dell’associazione dei presidi pugliesi e dice di «essere diventato una sorta di esperto legale, per forza». Ingegnere elettronico, dirigente scolastico dal 2010, negli ultimi tempi si è difeso da solo – difendendo l’istituzione – per tre volte, perché nelle cause di lavoro più semplici, in primo grado, l’avvocatura generale chiede spesso, ormai, agli uffici scolastici regionali di occuparsi direttamente della pratica. È un modo per lasciare che la struttura centrale di Stato si occupi soprattutto dei macro-ricorsi dalle conseguenze più rilevanti per il ministero.

Ma sul territorio restano così i presidi a improvvisarsi avvocati. «Io ce l’ho fatta, però di solito l’amministrazione soccombe. E molti miei colleghi sono in difficoltà», racconta Gramazio. Alcune regioni, come l’Emilia Romagna, hanno costituito un piccolo pool regionale, specializzato in codici e leggi. Altre invece lasciano che siano i dirigenti a presentarsi dal giudice. «L’unico supporto che ho ricevuto», ricorda il preside: «È stata una mail con alcuni suggerimenti. «Si consiglia di precisare quanto segue…». Almeno per impostare la difesa».

Organici, merito, alternanza: la Buona scuola ha provocato mille conflitti. Su assegni, potenziamento e stage ogni istituto decide come può, fra entusiasmi e malcontento. Ecco dove le promesse di cambiamento sono rimaste incagliate. E come prof e studenti, nonostante tutto, cercano di opporsi al caos

Le vertenze rilevate nel database dell’avvocatura si dividono in quattro blocchi. Quelle che hanno come oggetto “Concorsi e graduatorie che riguardano gli insegnanti” e sono state 4.043 nel 2016, tre volte tanto tre anni fa; poi ci sono le cause intentate dalle famiglie per la “promozione di alunni” – solo 308 l’anno scorso, un numero stabile da tempo; quindi i processi per la responsabilità civile di infortuni accaduti agli studenti, diminuiti dai 1.715 del 2012 ai 1.515 di oggi. E infine, negli ultimi due anni, sono state conteggiate le oltre 1.300 cause contro la Buona Scuola.

La riforma macina vertenze anche perché, spiegano gli esperti, quanto più aumentano le variabili, quanto più complessi si fanno i fattori necessari a stabilire per quale ambito, aggregazione, titolo o categoria, ad esempio, qualcuno viene assunto e altri no, quanto più si moltiplicano gli ami a cui si appiglia il contenzioso, e la difficoltà a districarsi per difendere i migliori. E la Buona Scuola ha vinto forse il record in termini di labirinticità burocratica. Servirà la lezione?

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