fonte: bari.repubblica.it – di CENZIO DI ZANNI
Una minaccia “mafiosa” nei confronti dei genitori del pentito Vito Antonio Tarullo: le parole, prima, un pestaggio in piena regola, poi. Con quest’accusa i carabinieri di Molfetta hanno notificato un obbligo di dimora nel comune a nord di Bari per due uomini di 25 e 20 anni: Matteo e Alex Sicolo, considerati vicini al clan Cipriano, che da anni si contende le piazze di spaccio di Bitonto con il clan di Domenico Conte. Ovvero, gli stessi gruppi coinvolti nella faida in cui il 30 dicembre 2017 è rimasta uccisa l’ignara 84enne Anna Rosa Tarantino.
Secondo le indagini dei militari coordinati dalla Dda di Bari, i due ventenni avrebbero cercato di “convincere” i Tarullo a lasciare la loro abitazione popolare alla periferia di Bitonto, colpevoli di essere i genitori di uno degli uomini di vertice del clan Conte, nonché del primo collaboratore di giustizia che con sue dichiarazioni ha consentito di ricostruire l’agguato mortale di Capodanno e di arrestare i presunti responsabili, Rocco Papaleo e Michele Sabba (poi pentiti).
Il provvedimento per i due Sicolo porta la data di venerdì 27, ma i fatti risalgono al pomeriggio del 4 luglio, quando si sarebbero presentati sotto l’abitazione di via Ugo La Malfa attendendo che i coniugi Tarullo scendessero di casa: “Infami, ancora qua state, da qui ve ne dovete andare“, avrebbero detto loro. Quindi la minaccia di morte nel caso in cui i coniugi non avessero dato ascolto ai due giovani. L’obiettivo – secondo gli inquirenti – sarebbe stato quello di occupare abusivamente l’immobile. Fin qui le parole.
Al rifiuto della signora Tarullo di dare seguito alle minacce, invece, i due Sicolo sarebbero passati alle vie di fatto: lei, 53 anni, è stata colpita con una canna da pesca, il marito 57enne, intervenuto per difenderla, con un “forte pugno”. Tanto che hanno dovuto ricorrere alle cure dei medici del punto di primo intervento dell’ex ospedale di Bitonto. Per il gip di Bari che ha disposto l’arresto, Giovanni Anglana, non c’è alcun dubbio: “L’azione è stata commessa con modalità tipiche della minaccia mafiosa, in quanto volte a punire i familiari di Tarullo a causa della scelta di quest’ultimo di collaborare con la giustizia“.
Di più. La minaccia “eclatante, a volto scoperto, affrontando le vittime per strada e in pieno giorno“, scrive il gip, è stata tale da “evocare l’esistenza di consorterie e sodalizi amplificatori della valenza criminale del reato commesso“. Con l’obbligo di dimora nel comune di Bitonto, il giudice ha disposto l’ordine di rimanere nella propria abitazione dalle 21,30 alle 6,30 di ogni giorno, e l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria per tre volte alla settimana.