Fonte: http://palermo.repubblica.it/cronaca/- di SALVO PALAZZOLO
L’ultima segnalazione è arrivata dall’Agenzia nazionale beni confiscati. Per 14 anni, il costruttore boss Pietro Lo Sicco ha continuato ad intascare gli affitti di 22 immobili che gli erano stati sottratti, ma solo sulla carta. In beffa all’antimafia dei sequestri e delle confische. Adesso, la procura regionale della Corte dei conti indaga sulla gestione dell’amministratore giudiziario a cui era stato affidato il patrimonio dell’imprenditore di Brancaccio. Si tratta di Luigi Turchio, uno dei commercialisti più noti di Palermo, da anni nominato dai tribunali di mezza Sicilia per la gestione dei beni sequestrati ai boss. Il suo caso non è l’unico all’attenzione del procuratore Giuseppe Aloisio. Sono dieci le amministrazioni giudiziarie che la magistratura contabile sta passando ai raggi X. Sarebbero già emersi sperperi nella gestione dei beni, favoritismi nelle nomine dei consulenti, veri e propri abusi.
Un altro terremoto scuote l’antimafia, sul giornale in edicola un ampio servizio, mentre si attende l’esito dell’inchiesta della procura di Caltanissetta e del nucleo di polizia tributaria di Palermo sull’ex presidente della sezione Misure di prevenzione Silvana Saguto e sul re degli amministratori giudiziari Gaetano Cappellano Seminara. E in una prospettiva del tutto inedita, per provare a recuperare quanto del patrimonio pubblico è stato bruciato con gestioni allegre. Quella di Caltanissetta e quella di Palermo sono dunque inchieste diverse e del tutto autonome, entrambe stanno però cercando di fare luce su uno degli scandali più grossi degli ultimi anni. Alla procura regionale della Corte dei conti sono arrivate segnalazioni dell’Agenzia beni confiscati, ma non solo. Sono arrivati pure esposti dettagliati, i magistrati hanno già proceduto a diverse audizioni.
Nel frattempo i senatori di Italia dei Valori Alessandra Bencini e Maurizio Romani hanno annunciato che domani il governo risponderà alla loro interrogazione, presentata nell’ottobre 2015, che chiedeva al ministro della Giustizia di verificare se “l’ex presidente della sezione misure cautelari del Tribunale di Palermo Silvana Saguto godesse ancora del servizio di scorta ed, in caso, di revocare tale misura”.
Nell’atto parlamentare si ricorda che “il ministro ed il Procuratore generale della Corte di Cassazione Pasquale Ciccolo hanno promosso l’azione disciplinare contro il magistrato Silvana Saguto sulla base di una serie di capi di imputazione di enorme gravità che hanno spinto a chiedere la sospensione cautelare delle funzioni ed il collocamento fuori dai ruoli della magistratura, e che lo stesso ministro si è espresso pubblicamente contro la violazione dei doveri di imparzialità e correttezza contestando l’uso distorto della funzione giudiziaria per interessi privati”.